Stamattina giravo in macchina per le vie di Caserta e, come sempre, ascoltavo Virgin (ho un debole per questa radio). Solito rock e poi parte “El Diablo” dei Litfiba; ma allora lo fate apposta? In queste ore Caserta riabbraccia il suo ‘diavolo’ e le bacheche Facebook dei tifosi sono invase da questa canzone e dalla frase ‘Mamma mia el Diablo, arriva arriva el Diablo’. La colonna sonora perfetta per descrivere il ritorno a casa di Enzino Esposito. Il giovane virgulto della cantera bianconera si trasformò prima in ‘stambecco’ e poi in ‘diavolo’ per scrivere le epiche pagine della storia cestistica della sua città. Esposito è, a mio avviso, il talento più puro mai partorito dal basket italiano: non è un’affermazione forte, è la semplice realtà dei fatti. E’ la storia che lo dice, mai nessun giocatore italiano è stato dotato di una simile fantasia, capacità di fare canestro in 100 modi diversi, una faccia tosta che ha conquistato chiunque ami questo gioco. Il primo giocatore italiano ad essere chiamato in Nba, il primo a segnare, il primo ad andare in doppia cifra in una partita: cari giovani che amate tanto Gallinari, Bargnani, Belinelli e Datome.. sappiate che la strada verso l’America l’ha asfaltata Enzino. Un ragazzo capace di zittire il Madison Square Garden di New York: entra in campo, dalle tribune volano i soliti apprezzamenti contro gli italiani, Enzino ne mette 18 e la leggenda metropolitana vuole che, ogni volta, si girasse a guardare chi, in partenza, l’aveva schernito (forse è vero forse no, a me piace pensare che sia andata così). Poteva restare lì (nella prima stagione chiuse con 9 minuti di utilizzo e 4 punti, quando gli europei erano pochi e venivano guardati non alla ‘pari’) ma la sua voglia di giocare superava la fama e ritornò in Italia. Poi Spagna, ovunque a canestro, una mitragliatrice capace di far impazzire i tifosi della canotta che indossava. Anche eccelso giocatore di calcio quando, nella festa Casertana-Juvecaserta del 1991, dimostrò una abilità coi piedi sopraffina. A 44 anni ha giocato ancora e l’ha spiegata in LegaDue a tanti sbarbatelli che, casomai, si erano messi anche a ridere nel vederlo tornare sul parquet. Enzino non ha mai fatto sconti a nessuno, ha sempre seguito la sua testa, il suo cuore e mai il portafoglio. Forse, per questo, ha vinto meno di quanto meritasse. Ma chissenefrega, noi lo amiamo così. La ‘6’ è affissa al soffitto del Palamaggiò, dove merita di stare un casertano che ama la nostra città ed ha dato tantissimo a questa canotta. Il 21 maggio del 1991, poi, riuscì, con poche parole, a rappresentare tutta la voglia di vincere casertana in quel caliente pomeriggio al Forum. “Il dolore è fortissimo, ma voglio vincere, non me ne frega di un cazzo di niente, non voglio sentire niente” urlato in diretta Rai erano le parole di ogni casertano. Nessuno avrebbe mollato un centimetro, nessuno voleva perdere ancora lo scudetta e chissenefrega che mi è saltato il crociato. In quel momento Enzino parlava per tutti noi casertani. Quello che ha fatto sui legni d’Italia è già consegnato alla storia, quello che farà nuovamente al Palamaggiò è una pagina da scrivere. Caserta ritrova una sua bandiera, la sventola fiera nel cielo dell’Italbasket e gonfia anche il petto. Mamma mia, è tornato El Diablo.