Quaranta minuti col cuore in gola, quaranta minuti di sventolii di bandiera, quaranta minuti di cori, di applausi, di incitamento, di gioia e di dolore da parte di chi non ha saputo e non ha voluto restare attaccato alla tv mettendosi in marcia verso la Toscana solo per provare a gioire dal vivo di un traguardo che ormai si assaporava da tempo. Ma quaranta minuti fatti delle stesse emozioni, della stessa adrenalina, della stessa tensione agonistica da parte di chi, invece, è rimasto all’ombra della Reggia per seguire il tutto via etere, con tanto di caffettiera, posacenere e sigarette una dietro l’altra (o qualsiasi altri tipo di intrattenimento da stress per i non fumatori). Quaranta minuti in cui la Caserta cestistica non ha fatto altro che accomodarsi sui rispettivi sediolini della ‘vettura’ delle montagne russe iniziate con la palla a due e terminate con la sirena finale. Eppure il giro sull’ultima giostra del campionato bianco entro non era nemmeno iniziato nel peggiore dei modi, ma ha presentato subito le prime curve pericolose, le prime salite ad alta pendenza e le discese ripide che ti tengono attaccati allo schienale del sediolino con le mani ben strette alla sbarra di ferro che si erge sopra le ginocchia. Pistoia vola sulle ali dell’entusiasmo, Wanamaker guida i suoi in maniera impeccabile, mentre Brooks e Mordente continuano a sbagliare e la Juve resta con la mente attaccata al match grazie a Roberts e Vitali. Il punto cruciale della corsa, quello del giro della morte dal quale solo uno sarebbe uscito col sorriso sulle labbra, però, continua ad essere rimandato. Ed allora canestro dopo canestro, rimonta dopo rimonta si è solo pensato allo scarto. Da -7 a +7, dalla settima all’ottava posizione, dai soli due punti ai cinque che per una parte di match hanno fatto trattenere il fiato a due popoli di fede cestistica come quello casertano e pistoiese, con quest’ultimo che ha anche provato il dolcissimo sapore della doppia cifra di vantaggio. Tutti a fare conti: in panchina, sugli spalti ed anche in altre postazioni, come quella televisiva che però per tanto tempo ha omesso un piccolo particolare. Già perché se in Toscana il pensiero fisso era perdere meno di sette punti per la Juve, vincere più di sette per Pistoia, a decidere tutto è stato – in corso d’opera – un altro risultato: quello della Grissin Bon. La sconfitta di Reggio Emilia non ha fatto altro che aumentare la velocità delle montagne russe in maniera smisurata e cambiato completamente lo scenario ponendo quel giro della morte in un punto ben preciso. D’un tratto per la Juve la questione era diventata si dentro o fuori dai playoff, ma non più Milano o non Milano, ma Siena o non Siena, settima o nona posizione, ma tutto ad una condizione: perdere entro massimo di due punti. La tensione continua a salire, cosi come il numero di sigarette e di tazzine sporche di caffe, o la voce e lo sventolio di coloro che erano sugli spalti. Il tempo scorre, Pistoia continua a segnare, Caserta a faticare. Un canestro e la Juve è fuori. Sconforto. Replica bianconera e si riaccende la speranza. Un rallentamento inganna gli animi – compresi quelli dei commentatori della Rai che continuavano a sostenere la qualificazione di Caserta senza curarsi della sconfitta di Reggio Emilia – ed aggiunge la confusione all’agitazione. Tutti rincorrono i numeri, tutti chiedono spiegazioni, tutti controllano cellulari mentre arriva la tripla di Scott che riavvicina Caserta a quei due punti di scarto che vorrebbero dire playoff. Boato. Molin però non ha più timeout per essere stato costretto a fermare le emorragie provocate da Wanamaker e compagni. Coach Moretti ne ha ancora uno e il vantaggio dei tiri liberi. Il fantomatico giro della morte si avvicina secondo dopo secondo fino ad arrivare inesorabilmente al momento dei liberi di JaJuan Johnson che insacca i personali uno dietro l’altro. E’ finita. A gioire alla fine dal giro col fiato sospeso è Pistoia ed i vessilli biancorossi, tra lo sconforto dei bianconeri vicini e lontani dal PalaCarrara, ma soprattutto l’incredulità degli stessi commentatori Rai che ci hanno messo un po’ per mettere assieme i pezzi e consegnare l’ottavo posto alla formazione di coach Moretti che passa il resto del tempo a festeggiare in mezzo al campo, prima di unirsi al pubblico di casa per l’applauso alla Juve ed ai casertani per lo spettacolo offerto. Cala il sipario. Caserta è fuori dai playoff per uno scherzo degli ‘Dei del Basket’ che per la prima volta negli ultimi anni hanno condannato una formazione che chiude la regular season con 15 vittorie, 15 sconfitte, 30 punti, a guardare dalla poltrona di casa la prossima post season.