Charles Bukowski non avrebbe avuto problemi ad inserire le vicende del Gladiator, all’interno della raccolta di racconti dal titolo “storie di ordinaria follia”. Ebbene sì, quella di ieri è stata un’altra giornata incandescente per l’ambiente calcistico sammaritano. Una vera e propria rivolta che è stata messa in atto, appena sono arrivati i soldi della prima tranche della DHI: cifra che avrebbe dovuto accontentare tutti e che invece ha lasciato parecchie persone con la tasca vuota.
Com’era stato pattuito durante la scorsa settimana, ieri i giocatori avrebbero dovuto ricevere il pagamento della mensilità di dicembre, ed alcuni anche quella di gennaio. Una rimunerazione da eseguire grazie alla prima di quattro tranche, versata dall’amministratore delegato della DHI Alberto De Nardi sul conto bancario intestato alla società San Felice Gladiator. 13.804 euro che, secondo i conteggi fatti dal segretario Massimo Savoia, avrebbero riportato il sereno nell’impianto di via Martiri del Dissenso.
Purtroppo però non è andata come nelle previsioni. Gli assegni sono arrivati ma corrispondevano ad appena la metà della cifra citata sopra (13.804 euro), coprendo solo in parte le spettanze dei giocatori, dello staff tecnico e dei collaboratori che, arrabbiati dall’ennesima presa in giro, hanno iniziato ad esternare tutta la propria rabbia verso il commissario straordinario Francesco Stellato ed il suo collaboratore Rosario Cicia. Per poco non è iniziata una rissa, mentre la segreteria ha contattato il sindaco Biagio Maria Di Muro per risolvere la questione.
Mentre Stellato e Cicia sono letteralmente scappati via, il primo cittadino è giunto al Piccirillo ed ha cercato di rassicurare tutti, aggiungendo la possibilità di far sbloccare immediatamente la seconda tranche del main sponsor. Il malcontento di buona parte dell’entourage si è innalzato sempre di più, infatti quasi tutti sono rimasti fino a notte inoltrata al Piccirillo, stufi di non aver ricevuto quanto dovuto. A quanto pare, non è stato adempiuto alcun pagamento di emolumento né allo staff tecnico né ai collaboratori, quindi è semplice prevedere che oggi pomeriggio diversi atleti ed addetti ai lavori decideranno di non fare il proprio lavoro, come minacciato ieri. Ma intanto spontanea sorge una domanda. Che fine hanno fatto i quasi 7.000 euro che mancano all’appello?