L’urlo di dolore di Nunzio Di Somma, vibratosi all’interno della sala stampa del “Progreditur”, non ha impietosito tutti. Anzi. A poco più di ventiquattrore dalla sconfitta senza appelli nel derby con il Marcianise, qualcuno dal volto ancora sconosciuto ha avuto la brillante idea di contattare l’allenatore di Castellammare di Stabia e lo ha minacciato senza mezzi termini.
Motivo di tali ingiurie? Il genitore in questione (perché di genitore si tratta, a quanto pare) ha manifestato tutta la propria rabbia al trainer, poiché non digerisce il fatto che il proprio pargoletto non venga schierato in formazione. Dagli ambienti vicini al club neroazzurro non è stato fatto il nome di quale calciatore possa essere ma, è logico intuire che la lista è composta dai soli atleti che non giocano con regolarità.
Distrutto dalle problematiche economiche e calcistiche che già minano la sua serenità nel quotidiano, Di Somma si è sentito soffocare ed aveva deciso di gettare la spugna una volta per tutte. Dimissioni che sono state evitate grazie alla persuasione del segretario Massimo Savoia, degli altri collaboratori ed anche dei tifosi che, avvisati del fatto, lo hanno convinto a non porre la parola fine nel suo legame con il sodalizio della città del Foro.
Non bastavano i problemi in una stagione tormentata, ora bisogna aggiungere anche le ignobili intimidazioni nei confronti di un uomo ricco d’umiltà che, semmai ce ne fosse ancora bisogno, ha dato dimostrazione di un grande attaccamento alla maglia neroazzurra. Un amore spassionato che neanche molti sammaritani purosangue provano per lo stemma gladiatorio.
E questo è il ringraziamento per una persona che ieri aveva chiesto responsabilità ed ha ricevuto tutt’altra risposta, da chi non ha capito che la formazione da schierare in campo la decide l’allenatore, usando meritocrazia. Ideale che ha spinto Di Somma a lasciare la guida tecnica tre mesi fa, onde evitare infiltrazioni nella scelte da parte di Vincenzo Vito. Decisioni che possono essere opinabili ma che partono da un solo concetto: per l’allenatore scendono in campo i migliori undici, non il figlio di, il nipote di o quello impostogli dal presidente di turno.