Dopo aver svolto un approfondimento sull’avventura in Inghilterra nella prima parte dell’intervista, dal prestito al Brentford al goal siglato al Chelsea fino alla prospettiva di ritagliarsi più spazio nel Fulham, di diversa argomentazione è la seconda parte della conversazione con Marcello Trotta, promessa del calcio inglese che è stato a colloquio con l’inviato di SportCasertano.it Domenico Vastante, direttamente nella mix zone della sala stampa del “Griffin Park”, impianto del Brentford. Ecco a voi il seguito dell’intervista, mentre per chi non sia riuscito a leggere la prima parte, ecco il link che vi riporta ad esso: https://www.sportcasertano.it/22-03-2013/calcio/63668/intervista-londinese-a-marcello-trotta-emozionante-il-goal-al-chelsea-al-lavoro-per-il-fulham/
DOMENICO VASTANTE: Cosa si prova ad abbandonare la tua città natale, quando eri ancora abbastanza giovane, e quanto è dura giocare a tanti chilometri da casa?
MARCELLO TROTTA: Sono passati cinque anni da quando ebbi la proposta dal Manchester City e lasciai l’Italia. Ovviamente, i primi tempi non sono stati semplici poiché ho dovuto modificare tutte le mie abitudini quotidiane, ma non ho avuto dubbi nel prendere la decisione di partire perché da sempre ho sognato di diventare un calciatore. Non essere più a contatto con la famiglia, gli amici e gli ambienti in cui sono nato, mi ha fatto trascorrere periodi duri in cui la nostalgia è stata tanta, ma ho archiviato questa mancanza, spinto dalla forte passione per il calcio e dalla voglia di affermarmi in Inghilterra. Nella mia ambientazione nel British lifestyle mi ha aiutato l’introduzione in una casa famiglia che mi ha insegnato la cultura della vita inglese ed ha fatto di tutto per non farmi sentire la nostalgia di casa.
Diventare un calciatore è il sogno di ogni bambino. Quanti sacrifici hai fatto per accrescere la tua aspirazione?
Credo che i sacrifici siano importanti per avere la consapevolezza di quanto ci tieni a realizzare un obiettivo. Non nascondo che ho dovuto e tuttora mi privo di diverse cose che un normale ragazzo di 20 anni pensa che siano naturali. Cito un esempio che può far capire questo concetto. Fin da quando ero ragazzino, ho preferito fare una vita regolare e limitare al massimo le uscite nei giorni che precedono le partite. Una mia scelta iniziata già quando giocavo nei settori giovanili casertani e poi diventata una consuetudine, sia nell’esperienza con il Napoli sia nella mia attuale vita in Inghilterra.
In estate diversi giornali italiani ti hanno accostato al Chievo Verona, club che a quanto pare sarebbe interessato al tuo cartellino. Immagini di tornare a giocare in Italia?
Sinceramente a me non è pervenuta alcuna offerta ma mi fa piacere che il mio nome venga avvicinato ad una società di Serie A. Al momento, mi trovo bene in Inghilterra e do il massimo per togliermi delle soddisfazioni nel panorama calcistico inglese. È logico che sarei contento di fare il mio ritorno in Italia, però il mio obiettivo è quello di affermarmi in Premier League e confermare le aspettative di quelle persone che hanno scommesso su di me, portandomi in Inghilterra e regalandomi poi la possibilità di avere un contratto da calciatore professionista con il Fulham.
Ti piacerebbe tornare al Napoli, una società che forse ti ha lasciato partire troppo presto?
Perché no. Nel settore giovanile del sodalizio azzurro il mio nome è iniziato a circolare ed ha portato gli emissari del Manchester City a seguirmi. Quella di ritornare al Napoli è una prospettiva che mi piacerebbe, poiché mi avvicinerei abbastanza al paese dove sono nato ed in cui vive la mia famiglia. Non dimenticando, poi, di giocare con il Napoli, una squadra che per i tifosi napoletani vale di più di un semplice tifo calcistico, proponendosi quasi come una fede religiosa.
Quanto è diverso il calcio inglese da quello italiano?
Sono due modi diversi di vivere in calcio. In Italia il calcio rende impazziti milioni di persone che sono legate alle proprie squadre. Anche in Inghilterra c’è grande legame nei confronti del proprio club, ma i risultati negativi si vivono in maniera diversa.
Osservando il panorama calcistico italiano dall’estero, secondo te cosa va migliorato?
Io credo che ci debba essere maggiore professionalità. Questa è una delle cose che latita maggiormente in Italia. Nonostante abbia già un proprio fascino, la realtà italiana può migliorare parecchio e godere di quell’ammirazione che c’era in passato. Per far sì che accada ciò, serve una ristrutturazione di molti impianti che, essendo fatiscenti ed obsoleti, non permettono di godersi per bene lo spettacolo. Su questo punto, gli inglesi sono lontani anni luce con strutture all’avanguardia che ti fanno venir voglia di trascorrere un pomeriggio a vedere una bella partita di calcio.