Domenica al Partenio-Lombardi c’è il derby tra l’Avellino e la Casertana. Tra i tanti ex c’è Gigi Castaldo che ha lasciato il segno in entrambe le piazze. In una intervista al Mattino parla della sfida di domenica.
Con quale spirito guarderà la gara di domenica?
«Di sicuro con grande curiosità. Ad Avellino ho vissuto le pagine più importanti della mia carriera calcistica. Ma anche a Caserta, l’ho sempre detto e lo ripeto, mi sono trovato molto bene. Sono due piazze che ricordo con grande affetto».
Il mister dell’Avellino, Biancolino, è stato suo compagno di squadra e insieme in Irpinia avete anche vinto la C. Cosa pensa della sua avventura in panchina?
«Penso che se la sia meritata. Ha fatto tanta gavetta nel settore giovanile e sono contento per lui. Mi fa piacere che stiano arrivando anche i risultati (due vittorie e un pareggio dal suo avvento sulla panchina biancoverde, ndr)».
Per la Casertana il pericolo numero uno sarà il centravanti Patierno. Le assomiglia?
«In un certo senso sì. Siamo attaccanti diversi ma entrambi cerchiamo di trascinare la squadra, come mi capitava di fare nei momenti difficili. Non a caso i punti dell’Avellino stanno arrivando dopo che lui è tornato dall’infortunio. Calciatori come lui spesso risultano decisivi».
Che idea si è fatto, invece, della situazione in casa rossoblu?
«La Casertana, a sprazzi, l’ho vista anche bene in alcune partite. Ad esempio, anche contro il Catania ha disputato un ottimo primo tempo. Poi sono venute fuori l’esperienza e la qualità dei siciliani. È normale trovare qualche difficoltà in questo girone C di serie C, dove ogni squadra è organizzata. La Casertana, dopo un’annata disputata ai vertici con calciatori di primo livello, è ripartita con un progetto che punta sui giovani».
Capitò anche quando c’era lei. Che ricordi ha di quell’avventura?
«Più o meno andò nello stesso modo. Cominciammo con una squadra che voleva primeggiare. Ho sempre pensato che anche il primo anno ci mancasse qualcosa per vincere, ma il progetto era triennale. Poi qualcosa iniziò ad andare storto, anche il terreno di gioco del “Pinto”, all’epoca pessimo, non aiutava una squadra tecnica (con Castaldo c’erano Vacca, Zito, D’Angelo e Floro Flores tra gli altri, ndr). E l’anno dopo si costruì una squadra con meno pretese. Non ho capito perché a Caserta un anno si punta a centrare obiettivi importanti e l’anno dopo si lavora con i giovani. In ogni caso, sono convinto che la società sappia il fatto suo. Auguro tutto il bene alla Casertana, perché ho sempre detto che è una piazza importantissima, con un pubblico competente, che merita anche categorie superiori a questa e spero che prima o poi riesca ad approdarci».
Ora come allora, ai più esperti rossoblu il compito di trascinare i giovani. Si sente di dare qualche consiglio?
«Il calcio è così. Chi ha più esperienza deve aiutare chi gioca da meno tempo. Mi sento di dirgli che devono prendersi questo compito, è un loro dovere».