Stanotte sarà difficile chiudere occhio. Però bisognerà provarci perché domani mattina si va in scena. Ultimo atto di una stagione intensa, lunga, faticosa, complicata, emozionante e con un finale anche da scoprire e scrivere. Il Volturno insegue una categoria persa dodici anni fa. Era maggio 2012 quando il pari di Firenze e la sconfitta con l’Ortigia misero fine alle residue speranze di salvezza. 144 mesi in cui la squadra ha attraversato crisi, rinascite, ricambi generazionali e nuovi cicli. Ora queste ragazze avranno l’opportunità di scrivere il loro nome nella storia di un club storico, il primo a vincere lo scudetto femminile in Italia. Mica poco. Ma per restare nella storia, per riscriverla, per tracciare una linea indissolubile bisogna giocare da Volturno. Bisogna giocare col cuore dimenticando gara due e concentrandosi solo sull’avversario. Su questa Lazio che a tratti è sembrata inattaccabile, ma che poi invece non lo è. Serve solo trovare lo spazio giusto, mantenere nervi saldi e affidarsi all’esperienza di chi quei colori li ha tatuati nel dna. A maggio 2012 c’era Daria Starace in quel Volturno. Non bastarono i suoi 31 gol per la salvezza. Ora serve tutta la sua grinta. Come quella del capitano Simona Abbate a cui la squadra può aggrapparsi nei momenti più complicati. Alzo e tiro, assist, la difesa, l’intelligenza, la scaltrezza, l’essere sempre un passo avanti mentalmente rispetto l’avversario. Caratteristiche di chi ha giocato e vinto partite anche più importanti (scudetti, coppe e medaglie con la nazionale) ma ora c’è la partita più importante del Volturno. Di quel club da cui tutto è partito. Lo è per Simona, Daria, Veronica, Giada, Mariagrazia, Federica, Chiara, Sofia, Antonella, Simona, Mariarosaria e Lale. Per Mauro che le guiderà dalla panchina, per Giampiero, per Serena che non gioca più ma in realtà non ha mai smesso perché ha il cuore gialloverde e lo ha lasciato in quella piscina. E poi Salvatore, il presidente. Vuole lasciare il segno e raccogliere i frutti di cospicui investimenti e tanti tantissimi sacrifici. E’ il momento di riprendersi ciò che appartiene alla città le cui ferite sportive per la retrocessione del Gladiator sanguinano ancora. Riuscire a festeggiare in questa domenica speciale (la festa della Repubblica) di inizio giugno avrebbe un significato particolare, magico. E allora dai Volturno, come canta Tommaso Paradiso non Avere Paura se senti il cuore in gola…E’ il momento di lottare come guerriere, come avete fatto per arrivare fin qui. E’ il momento di tornare in A1. Siete il Volturno, onoratelo!