Il 16 febbraio scorso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha definitivamente dichiarato concluso il processo per il fallimento della Unione Sportiva Casertana 1908. Dai documenti in possesso di Francesco Di Lauro, commercialista di Casagiove, si evince che quella Casertana non aveva creditori. In poche parole l’allora presidente Enzo Cuccaro fu indotto a portare i libri contabili in tribunale dalla classe politica casertana e imprenditoria locale che all’epoca dei fatti illusero il presidente con false promesse. Quella Casertana non era affatto indebitata fino al collo come si volle far credere e a distanza di trent’anni è stata definitivamente riabilitata la figura dello stesso Cuccaro, vittima di un vero e proprio raggiro.
In una intervista rilasciata a Radio Caserta Tv il presidente Cuccaro ha rivelato altri dettagli dell’epoca. “Innanzitutto le difficoltà economiche della Casertana nascevano tutte dalla costruzione del Pinto. In sessanta giorni nell’estate del ’91 fu riammodernata la tribuna e costruita la tribuna laterale. Ci spettava il 10% dei fondi stabiliti per il restyling ma quei tre miliardi di vecchie lire non arrivarono mai poiché nel ’92 scoppiò tangentopoli perdendo il riferimento degli amici politici e quei soldi non arrivarono mai. Quei tre miliardi sarebbero stati la salvezza del club e iniziò una reazione a catena che portò poi alla non iscrizione del 1993”.
Quindi ribadisce: “Quella Casertana non aveva debiti e mi fu detto di portare i libri in Tribunale e dalle ceneri di quel club sarebbe nata una nuova Casertana ripartendo dalla C2. I giocatori erano tutelati dalla lega e fu molto strano perché solo dopo trent’ anni si è conclusa questa vicenda perché quei famosi tre miliardi sono stati divisi tra avvocati e curatori fallimentari. E’ duro ricordare quel periodo e dovremmo parlare a lungo di quanto accadde ma sinceramente faccio fatica”.
Per lui sono una riabilitazione morale perché ciò che fu tolto non potrò essere restituito: “Non mi aspetto nulla – continua – vorrei soltanto come sono andate le cose. Dove sono finiti quei soldi in trent’anni? Sarei curioso di saperlo ma difficilmente accadrà”. Come detto anche i politici dell’epoca voltarono le spalle alla squadra cittadina: “Ci fu una raccolta di fondi, una cospicua somma che invece di essere destinata alla Casertana finì nelle casse del Volturno, la squadra di pallanuoto del giudice Lello Sapienza. Senza quel fallimento avremmo continuato a fare calcio senza problemi. Con il direttore Grillo avevamo investito molto sui giovani e una mano ce l’avrebbe data anche Zamparini il presidente del Venezia a cui cedemmo Campilongo e l’anno dopo lo raggiunse Cerbone. Fu un peccato, ma ormai è andata e non si torna indietro”.
Infine il presidente chiude con un altro ricordo amaro: “Lo spareggio di Ascoli non si sarebbe dovuto disputare perché poi l’anno dopo fu accertata la combine tra Pescara e Taranto che permise ai pugliesi di rimanere in corsa per la salvezza e agguantare lo spareggio negli ultimi novanta minuti. Poi l’anno dopo furono entrambi penalizzati…”