NAPOLI – Il Napoli United fa chiarezza dopo il mare di polemiche innescato dalle parole di Diego Armando Maradona Junior. Il club multietnico riporta alla mente degli addetti ai lavori e dei tifosi cosa vogliono dire quindici anni di lotta, percorso di integrazione, no alle discriminazioni e sacrifici. Quando si parla di Napoli United, non ci si trova di fronte ad un club di proprietà di un imprenditore o di un mecenate, né di un club che ha 10mila tifosi a partita che lo sostengono, anche economicamente. È un progetto raro nel suo genere, che porta avanti i propri ideali. Ma come tutti, può incappare in alcuni ostacoli che, però, non rovineranno mai quindici anni di attivismo. Voluto, creduto e sudato per creare un’altra ideologia di calcio.
COMUNICATO STAMPA NAPOLI UNITED
Negli anni abbiamo sempre dovuto spiegare agli altri come siamo arrivati a questo punto della nostra storia e, visto che negli ultimi giorni ne abbiamo lette di tutti i colori, ci sentiamo in dovere di ricordarla questa storia, al netto dei sacrifici che ognuno di noi fa da oltre dieci anni per questo club.
Chi ci conosce sa che non abbiamo grandi imprenditori alle spalle, né una tifoseria numerosa come quella di tanti club della categoria, espressione di grossi comuni della Campania e spesso con una gloriosa storia alle spalle. Non siamo una Spa o una multinazionale. Siamo una cooperativa sportiva sociale e, purtroppo, se non riusciamo a chiudere accordi con gli sponsor non abbiamo risorse da distribuire. Quindi la situazione è questa: stiamo provando a risolvere tutto caso per caso, parlando coi singoli per finire al meglio un anno che abbiamo già dichiarato difficile, organizzativamente ed economicamente.
Dal 2020 stiamo provando a mantenere la barra dritta, navigando nella tempesta perfetta. Prima la pandemia, che ha messo a dura prova sodalizi con ben altre risorse rispetto alle nostre. Molte aziende sono in crisi e questo si ripercuote inevitabilmente sulla loro capacità di sponsorizzazione. Poi la vicenda del San Gennaro alla Sanità, impianto nel quale riponevamo molte aspettative, legate soprattutto alla possibilità che tanti ragazzi, studenti, migranti potessero seguire le nostre gare più agevolmente di quanto potessero fare al Vallefuoco di Mugnano. Aspettative infrantesi contro la mancata agibilità degli spalti che ci ha impedito di ospitare pubblico nel pugno di gare casalinghe disputate lì.
Le dichiarazioni lasciano il tempo che trovano ma non possono essere fallaci in modo da alimentare distorsioni della verità. I fatti dicono che è vero che la prima squadra, giocatori dilettanti che arrivano da altre società o da pseudo-procuratori (non migranti che arrivano con i barconi o ragazzi individuati in centri di permanenza) non prende rimborsi da due o tre mesi, ma è altrettanto vero che continuiamo a garantire a tutti il vitto e l’alloggio, in attesa, lo ribadiamo, di risolvere al meglio la situazione. Attraversiamo i campi di calcio da quindici anni sempre a testa alta. Non la abbasseremo neanche stavolta di fronte alle difficoltà.
Per quanto riguarda i migranti invece, anche quelli in attesa di documenti, quelli di cui tutti parlano ma che di fatto non si fila nessuno, eccetto noi e i nostri collaboratori storici, continuano a giocare nel campionato AICS che da anni ci permette di far svagare loro insieme a ragazzi napoletani: è questo che intendiamo per integrazione. Se poi, in futuro, qualcuno dimostrerà di essere veramente bravo si vedrà e, come già è capitato, quando avrà modo di farsi notare ed esplodere nel mondo del calcio noi lo tuteleremo fino all’ultimo. Senza ostracismi che bloccano la carriera a più di un ragazzo anche nelle serie inferiori.
Da quasi quindici anni quindi, senza un euro di risorse pubbliche, per sostenere tutte le nostre attività che riguardano anche il settore giovanile, la squadra di calcio a 5 femminile e, da quest’anno, il primo tentativo con la comunità capoverdiana di una squadra di calcio a 5 maschile ed i progetti Erasmus Sport con tanti altri partners europei.
Non abbiamo ma avuto il bisogno di fare mercimonio sulla pelle dei nostri tesserati, anzi abbiamo sempre sostenuto che se il gioco del calcio è un sogno è giusto portare avanti questo sogno con ogni mezzo reputiamo possibile. Noi non siamo quelli che portano il titolo a spasso per la regione, senza nessun rispetto per i tifosi. Siamo una piccola realtà che ha conquistato quattro promozioni sul campo e che disputa una serie già al di sopra delle proprie possibilità, facendolo con rispetto e con onore. Non riteniamo giusto essere attaccati, se per la prima volta nella nostra storia stiamo vivendo un momento di difficoltà che dipende in larga parte dal momento storico e dal contesto, non certo dal nostro mancato impegno.
Per il resto, con l’affetto di sempre e con il rispetto che abbiamo sempre avuto per questo sport, ci rivediamo sui campi di calcio.