CASERTA – Quando per oltre un trentennio leghi il tuo nome al padre dell’offensivismo, da buon figlio non puoi far altro che ereditare il motto di famiglia. Vincenzo Cangelosi sta muovendo i primi passi da primo allenatore a Caserta, dopo una vita da vice di Zdenek Zeman, e sta mettendo in campo anni ed anni di nozioni divenute sue, estrapolate negli allenamenti, nelle chiacchierate e nelle discussioni con il maestro boemo. Integralismo zemaniano sì, ma con le dovute evoluzioni, perché l’allenatore di Palermo, in questo primo mese e mezzo di Casertana, ha preso delle decisioni a cui il suo mentore difficilmente avrebbe optato.
FILOSOFIA. Hanno fatto epoca le squadre di Zeman che sono sempre state votate all’attacco. Squadre che ripartono a ritmo forsennato, innalzano la linea difensiva fino all’esagerazione, chiamano in causa anche i terzini nel gioco offensivo, giocano con la zona, in particolare la zona pressing, cioè quella in cui non si coprono semplicemente gli spazi ma si va a disturbare il possesso avversario, attraverso una difesa attiva. Un calcio che entusiasma milioni di persone e che allo stesso tempo non piace a coloro che danno privilegio ad altre filosofie di gioco, meno estreme e più difensivistiche.
BUON SANGUE NON MENTE. Cangelosi ha assorbito tutto di questa idea, sin da quando nella stagione 1989-1990 affiancò Zeman nella prima esperienza a Foggia in Serie B e poi ha proseguito con Lazio, Roma, Lugano, Stella Rossa, Salernitana, Avellino, Lecce, Pescara. Tanto che quando domenica, in sala stampa, gli hanno chiesto: “Mister, è la terza partita senza subire goal in sei partite. Cosa ne pensa?” lui ha risposto: “Sono contento. Anche se ho sempre detto che è meglio fare sempre un gol in più dell’avversario. Però se non prendiamo gol è meglio. La mentalità, però, deve sempre essere quella di farne uno di più dell’avversario”.
ZEMANIANA MEMORIA. Parole in codice di Vincenzo Cangelosi, lo stratega di sangue zemaniano a cui la Casertana si sta affidando per regalarsi un miracolo che avrebbe dell’incredibile. Ma se hai vissuto trent’anni al fianco di Zeman, sai che tutto, veramente tutto, è possibile.