“Sport e passione oltre ogni immaginabile limite” è stato il tema trattato nell’aula magna del Liceo Manzoni di Caserta da due protagonisti della Juvecaserta: uno del glorioso passato, qual è stato Horacio Tato Lopez, l’altro del presente del club bianconero, e cioè Klaudio Ndoja. Moderato dal giornalista sportivo Alessandro Aita, l’incontro si è aperto con i saluti di Adele Vairo, dirigente scolastico dell’Istituto, e di Francesco Farinaro, patron della Juvecaserta 2021. I due promotori dell’iniziativa hanno inteso evidenziare l’importanza del confronto con due atleti dal grande spessore umano e culturale oltre che da un’esperienza di vita quanto mai interessante. Se la dirigente scolastica si è soffermata sull’importanza che assume lo sport quale primario strumento di conoscenza e passione nel contesto delle attività del liceo casertano, che ha un rapporto di collaborazione codificato con la Juvecaserta, Farinaro ha ricordato una storia, quella della società bianconera, da lui vissuta da bambino, che ha rappresentato una pagina identitaria della città di Caserta, e non solo, ma soprattutto ha insegnato alle generazioni si quei tempi il senso di responsabilità, il prendersi carico delle situazioni difficili e portarle avanti.
Klaudio Ndoja, attuale cestista della squadra bianconera, partendo dalla sua esperienza di emigrante, ha sottolineato il ruolo che può svolgere lo sport nella realtà attuale soprattutto se c’è passione perché, riferendosi ad un concetto espresso da Guardiola, “le vittorie e i trofei vanno nella bacheche, le emozioni che trasmettono nelle persone restano per sempre”. E, riferendosi a Lopez, ha affermato che Tato ne ha trasmesse tante nel corso della sua carriera sportiva e, poi, si è reinventato perché così bisogna fare nella vita per essere, poi, esempio per gli altri
Horacio Tato Lopez, dopo aver ricordato la necessità di tanti suoi connazionali di lasciare le loro radici per cercare una vita migliore, come è stato costretto a fare anche Klaudio Ndoja, è partito dalla sua esperienza di giocatore professionista e dalla sua stagione italiana in una squadra di “periferia” che, però, «aveva grandi giovani giocatori, come Nando Gentile (presente all’incontro insieme a Manfredo Fucile, altro ex giocatore della Juvecaserta) ed Enzo Esposito, un grande allenatore come Boscia, un impianto come il Palamaggiò dove adesso preferisco non andare perché voglio ricordarlo come era ai mei tempi e non com’è adesso, e la migliore tifoserie d’Europa», fattori, questi, che hanno portato alla grande storia della Juvecaserta. L’ex cestista bianconero, che oggi è uno scrittore di successo in Uruguay, si è poi soffermato sul tema delle dipendenze, una malattia che colpisce tutti gli aspetti di una persona e che è il prodotto di questa società consumistica che noi alimentiamo, ma dove manca una prevenzione sia nel campo delle droghe, ma anche in tutte quelle altre forme di dipendenza che contraddistinguono la vita di molti, come lo shopping compulsivo, il tabagismo, pc e cellulari e tanto altro fino all’ambiente. «In Uruguay non piove da cinque mesi e questa è la conseguenza dei nostri comportamenti sull’ambiente: tutti siamo consapevoli di dover fare qualcosa, ma poi continuiamo a mantenere gli stessi stili di vita». Dopo la lettura di alcuni passi degli scritti di Lopez in lingua spagnola, si è sviluppato un lungo ed interessante confronto con gli alunni presenti, cui lo scrittore uruguaiano ha ricordato che la sua non vuole essere la verità, ma solo un contributo per rendere edotti sulle conseguenze che qualsiasi forma di dipendenza può avere sulla vita di ciascun individuo.