CASERTA – Nonostante siano trascorsi cinque giorni, nella testa di coloro che erano a Pagani è ancora viva la tensione per quanto avvenuto nelle vicinanze dello stadio “Marcello Torre”. Mentre tanti supporters hanno preferito rimanere in silenzio, sul Corriere del Mezzogiorno il giornalista Piero Rossano ha intervistato un giovane tifoso di 18 anni, D.F. (l’identità resta nascosta per privacy), che era presente nel pullman incendiato. Agghiacciante il racconto dello studente di una scuola superiore di Caserta, che nell’intervista testimonia i tanti lati negativi di una domenica da dimenticare. Una intervista da leggere interamente perché denota il dramma che stavano vivendo i 50 tifosi presenti nel pullman e solo per attimi non è sfociato in tragedia. Queste parole confermano ancor di più che domenica si è assistito ad un qualcosa di vergognoso.
LA TESTIMONIANZA
«Se abbiamo mai avuto paura? La paura è una cosa che non esiste, diversamente la domenica te ne stai a casa. Eravamo coscienti dei rischi ma per quello che mi riguarda l’amore per la maglia viene prima di ogni altra cosa e, quindi, sono voluto andare». esordisce D. F., 18 anni, ultrà della Casertana — «ma non sono affiliato a nessuna sigla». Il supporter rossoblu prosegue: «Se vincevamo si riaprivano i giochi per la corsa alla Serie C e per me contava solo quello. E poi, dopo tanti anni, ci era stato consentito di tornare a Pagani in trasferta»
«Ma che qualcosa potesse non andare per il verso giusto ce lo siamo prefigurati già all’uscita dell’autostrada quando abbiamo trovato ad attenderci solo due auto dei carabinieri: eravamo due bus con oltre 100 di noi, i militari solo in quattro». Aggiunge poi Rossano che “alle due gazzelle se ne è aggiunta però una terza e strada facendo la “colonna” di tifosi è arrivata nel centro cittadino con un’auto dei carabinieri davanti, una tra i due bus ed un’altra che era alla fine. Un numero di forze dell’ordine a protezione dei tifosi ospiti ritenuto esiguo dagli ultrà locali che all’incrocio tra via San Domenico e via Leopardi hanno fatto scattare la rappresaglia premeditata”.
«Io ero nel bus di dietro, quello dei Boys. Davanti a noi c’erano i Fedayn Bronx ed è stato davanti al loro pullman che sono cominciati lanci di pietre, fumogeni, anche di bombe carta. Noi abbiamo sentito delle esplosioni all’improvviso e ci siamo accorti di quello che accadeva davanti». L’imboscata aveva ormai avuto inizio ma nessuno, per alcuni lunghissimi minuti, è sceso dai bus. L’autista di quello preso di mira davanti ha avuto un attacco di panico e non è mai riuscito ad azionare la leva per aprire le porte, sfondate poi a calci dagli ultrà casertani nel tentativo – riuscito – di abbandonarlo. Nel frattempo il mezzo aveva cominciato a prendere fuoco dal tetto a causa di un fumogeno acceso. «Noi dietro non ci siamo mossi. Quando abbiamo visto scendere gli altri davanti l’abbiamo fatto anche noi». E a volto coperto e brandendo tra le mani mazze di bandiera e le cinture dei pantaloni anche i casertani hanno cercato il contatto con gli ultrà di casa. «Volevamo solo difenderci», dice D. F..
Una buona metà di tifosi ospiti, comprese diverse autovetture private che seguivano i bus da Caserta, hanno deciso di rinunciare alla partita: il secondo bus, quello ancora integro, ha fatto manovra ed ha preso la direzione del casello dell’autostrada. Caricando anche due tifosi feriti, nel frattempo medicati dai sanitari di due ambulanze fatte convergere sul posto. «Noi invece siamo rimasti a piedi, volevamo arrivare allo stadio e così è stato». Quello che non sapevano i circa 40 ultrà casertani rimasti sul posto è che poco più avanti del luogo del primo agguato, dove i tifosi locali erano stati nel frattempo dispersi dai carabinieri, ovvero lungo la strada per lo stadio “Marcello Torre”, avrebbero corso altri rischi. È accaduto quando, scortati ancora da uno sparuto drappello di carabinieri, hanno costeggiato la zona delle case popolari. «Siamo stati bersagliati da ogni tipo di oggetti dalle finestre: piatti, bicchieri di vetro, forchette e coltelli. E noi abbiamo risposto con un lancio di pietre. Finché non hanno cercato di investirci e siamo fuggiti». Un residente del luogo, a bordo di un furgone, ha puntato dritto verso i tifosi noncurante della presenza dei carabinieri e per poco non c’è scappato qualcosa di più grave. Da qui allo stadio i tifosi ospiti presi di mira si sono poi accaniti sulle auto in sosta, danneggiandone diverse. Dopo il loro passaggio sembrava di essere su un percorso di guerra.
Una volta giunti allo stadio, evitata ogni operazione di pre-filtraggio che avrebbe potuto attirare sul posto altri ultrà locali, i tifosi rimasti sono stati fatti entrare nel settore ospiti senza nemmeno esibire i biglietti all’ingresso. All’esterno dello stadio, oltre ai carabinieri qui presenti in assetto anti-sommossa, era stato fatto confluire nel frattempo anche il Reparto mobile della polizia. Stamani Giannini ha riconosciuto che, ormai, «stiamo registrando uno spostamento di questi incidenti da dentro gli impianti, ora più presidiati anche grazie alla tecnologia, a fuori». Dove di fatto si sono consumati anche a Pagani, cogliendo ancora una volta di sorpresa le forze dell’ordine. La giornata da incubo dei sostenitori casertani, la cui squadra ha anche perso la gara per 2-1, si è conclusa a tarda notte: nessuna azienda dei trasporti salernitana, sul principio, voleva garantirne il rientro nella città della Reggia per il timore di nuovi incidenti. Poi un bus è stato individuato e con una scorta finalmente adeguata ha potuto lasciare lo stadio.