SANTA MARIA CAPUA VETERE – A Santa Maria Capua Vetere è il tempo della festa, dei sorrisi, degli abbracci, per la salvezza conquistata con due giornate d’anticipo. Ma non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti: una valutazione che serve a capire le dimensioni di ciò che ha realizzato la squadra neroazzurra. Ora è tutto bello ma cinque mesi fa lo stadio “Mario Piccirillo” sembrava teatro di sconfitta, retrocessione, in cui nessuno voleva addentrarsi.
L’INIZIO. Ma bisogna partire dall’inizio per avere un quadro completo. La stagione è iniziata in pompa magna con il ritiro di Cascia e l’arrivo di tanti big come Vincenzo Barone e Muhamed Varela Djamanca. L’impatto è stato notevole ma poco a poco il team di Alessio Martino ha perso smalto ed è caduto in un vortice di passi falsi: il Gladiator è scivolato al terzultimo posto con 12 punti. In poco tempo è svanita quella magia che ha permesso all’allenatore di Casagiove di conquistare la salvezza durante la passata stagione, così dopo la sconfitta di Arzachena, il 14 dicembre, è arrivata la sua decisione di dimettersi, a circa due settimane di distanza dalle precedenti dimissioni respinte dal club.
LA CRISI. Contemporaneamente Salvatore Aveta staccò la spina e di fatti da quel momento non si è visto più al campo ma ha garantito lo stesso un importante contributo. Come rivelato da lui stesso nel comunicato stampa di stamattina (CLICCA QUI PER LEGGERE), da metà dicembre il timone della nave è passato nelle mani di Giacomo De Felice, socio di minoranza con il 33% delle quote (il resto è diviso tra il 34% di Mattia Aveta ed il 33% di Salvatore Aveta). La situazione dell’epoca era deprimente. Molti calciatori hanno chiesto la cessione, mentre quasi nessuno voleva venire poiché non si avvertivano sicurezze. Il fondo fu toccato con il via vai di calciatori e solo una decina di atleti ad allenarsi in alcune sedute con l’allenatore dell’Under 19 Nazionale Massimiliano Fusco. Il caro vecchio Gladiator sembrava destinato alla retrocessione od al massimo ai play-out.
LA MANO DI GRIMALDI. Ma un primo segnale arrivò di lì a poco. De Felice si è rimboccato le maniche della camicia, in pieno inverno, e convince Teore Grimaldi a condurre il Gladiator alla salvezza, così come cinque anni fa. Grimaldi si mette a tavolino, da vero e proprio manager all’inglese mette a posto i conti del club, riduce i costi e compie degli acquisti mirati che fanno la differenza. In poco tempo tanti giovani promettenti accettano Santa Maria Capua Vetere. Nessuno di questi è conosciuto in Campania ma tutti si dimostrano all’altezza della piazza, rientrando perfettamente nell’idea di gioco dell’allenatore. A ciò si aggiunge il fatto che l’ex trainer dell’Audace Cerignola strappa le conferme di Tomi, Merola, Cassaro, Caruso, Ciampi e soprattutto la ciliegina sulla torta successiva di Varela Djamanca che resta nonostante il pressing del Cosenza.
LA RIMONTA. Quanti tifosi ed addetti ai lavori avrebbero scommesso un euro su una rimonta di tali dimensioni? Ora è facile dirlo ma all’epoca forse solo i fedelissimi tifosi neroazzurri avrebbero sperato in quello che è successo. Ed in più Grimaldi ha avuto la “faccia tosta” di convincere De Felice ad allenarsi e giocare le partite a Cardito. Da sammaritano doc, lo stesso presidente non avrebbe mai voluto ma l’allenatore gli ha fatto capire che giocando su un campo che permette di sviluppare il proprio gioco, l’impresa sarebbe stata possibile. Va dato atto che, probabilmente, disputando le partite interne al “Piccirillo”, il Gladiator avrebbe raccolto meno punti perché un terreno di gioco disconnesso limita le proprie qualità ed aiuta chi viene in trasferta a difendersi. Sul sintetico, invece, sin dalla vittoria scacciacrisi con il Real Monterotondo si è visto un Gladiator pimpante, spumeggiante, che ha messo alle corde tante avversarie ed ha giocato alla pari anche con la capolista Giugliano.
IL PRIMATO NEL GIRONE DI RITORNO. In cinque mesi i sammaritani sono diventati Audaci (così come soprannominati storicamente) ed hanno messo a segno una rimonta pazzesca, con 31 punti nel girone di ritorno che ne fanno la migliore squadra del 2022 del girone G. Roba da primato, da Serie C, per chi forse non se n’è reso conto: lo stesso Aveta, da persona intelligente ed onesta, ha dato merito al lavoro svolto da De Felice e Grimaldi. Una remuntada spettacolare ma non bisogna mai dimenticarsi di quello che ha vissuto il Gladiator. Come l’Araba fenice, era morto e poi è risorto dalle proprie ceneri.