CASERTA – Un sospiro di sollievo per tutto il mondo del calcio. Vladislavs Kapustins sta meglio e dalle notizie che trapelano da ambienti vicini al Rotonda pare stia rispondendo bene, tanto da aver salutato con un cenno del viso il proprio vicepresidente (utilizziamo ancora il condizionali per correttezza). In questi due giorni, dopo il duro scontro involontario con Mattia Tufano di domenica pomeriggio al Pinto che gli ha fatto perdere i sensi per alcuni terribili attimi, è rimasto in prognosi riservata presso l’ospedale di Caserta. Ancora non è dato sapere se sia fuori pericolo, ma da parte di tutti c’è l’augurio che quanto prima possa ritornare alla normalità.
FONDAMENTALI. Con il passare dei minuti diventa più chiaro cosa sia successo. Al momento dello scontro, infatti, il promettente portiere lettone classe 2002 ha perso i sensi ed aveva difficoltà a respirare in seguito ad un attacco respiratorio, dovuto al trauma cranico che poi è stato riscontrato dalla tac in ospedale. Fondamentali sono stati gli interventi di Jacopo De Foglio nel tenergli la lingua, così come l’arbitro Fabio Franzò della sezione di Siracusa che ha operato per il suo bene ed all’intero staff medico della Casertana che ha provveduto al massaggio cardiaco di comune accordo con lo staff del Rotonda.
SOTTO CONTROLLO. Spesso nascosti, perché la luce nel calcio è sempre dedicata a presidenti, calciatori ed allenatori, il dottore Vincenzo Mastroianni ed i fisioterapisti Antonio Pezzullo e Mario Ottella sono stati provvidenziali nel tenere sotto controllo la condizione del portiere lettone, con una lucidità che ha fatto la differenza. Sono stati loro ad accompagnare il pipelet sull’ambulanza in direzione ospedale ed in questi giorni stanno monitorando costantemente cosa succede. Perché anche se Kapustins è un portiere del Rotonda, non esistono in questo momenti discorsi da fare sull’essere avversari. Adesso l’umanità e l’etica professionale sono la priorità, con una paura condivisa da tutti al campo che non smette di essere rivissuta da chi viveva quegli attimi di paura. La stessa umanità di tutti coloro che hanno applaudito Vladislavs al momento del trasporto in barella sull’ambulanza e che ora sperano di vederlo tornare a giocare. Perché mai come ora il calcio deve essere un’unica grande famiglia.