Stasera è successa una cosa davvero incresciosa che riporta, anzi, lascia l’Italia ancora in un limbo sospeso tra l’essere un Paese civile e il non esserlo in maniera netta e anche arrogante. Stasera, come altre volte pure capiterà, è stato negato un diritto fondamentale agli italiani di prima generazione, stranieri che vivono, crescono e studiano in Italia e che la stessa Italia vorrebbe in teoria aiutare e riempiendosi la bocca con le parole tipo ‘Integrazione’, ma poi ghettizza e priva dei ragazzi della possibilità di poter vivere gli stessi sogni e le stesse ambizioni sportive (se proprio non la vogliamo mettere sulla questione di salute e di socialità, perché qualcuno sempre obietterà che lo sport si fa anche per strada se si vuole) dei ragazzi italiani. Il TAM TAM Basketball ha perso il ricorso al TAR del Lazio per l’esclusione dal campionato regionale Under17, in quanto tutti i ragazzi di coach Massimo Antonelli sono figli di immigrati e nessuno di loro è ancora maggiorenne per poter chiedere la cittadinanza italiana (ammesso che poi la concedano). Certo, si dirà che per vizi di forma o procedurali, già si sapeva che il ricorso era tipo una battaglia contro i mulini a vento, un albero preso a 100 km/h in pieno, ma soprattutto che le regole sono regole e si devono seguire. Ora, per quanto mi riguarda credo nella legge quando la legge tutela i cittadini e gli esseri umani che vivono in una determinata comunità e che ne fanno parte nel bene e nel male, credo che un primo passo fu fatto con una norma in una finanziaria di qualche anno fa per fare avere una deroga al Tam Tam, ma anche ad altre realtà nascenti in altri territori. E grazie a quella norma la squadra dei ‘neri di Castelvolturno’ ha vinto anche un campionato. Ma poi ad una disposizione emergenziale non è seguito nulla. Né una legge dello stato né una direttiva del CONI né un cambio di statuto federale della Federazione Italiana Pallacanestro Italbasket . Tutto ciò anche per il clima che ha imperversato nel Paese. Ora tanti sogni sono spezzati, proprio ora che il Tam Tam per delibera comunale era entrato in possesso di una struttura tutta sua dove potersi allenare e pianificare il futuro dei ragazzi, più che il futuro societario. “Dura lex sed lex” dicevano gli antichi romani, ma dire che tutto questo (senza voler entrare strettamente nel merito del ricorso e del giudizio del Tar del Lazio) è l’ennesima porcata all’italiana mi pare doveroso. Non per cavilli o quant’altro, ma perché mancano tutele come sempre ai più deboli e agli emarginati che non si tenta nemmeno di integrare, se non per gli atti eroici di singoli (come all’inizio dell’avventura coach Antonelli), di associazioni o di singole parti politiche avulse da contesti poltronistici. L’uguaglianza davanti alle coscienze non abbiamo più dove metterla, ci interessa l’equità di trattamento e di concessione di possibilità per compiersi come esseri umani. Non ci interessa più un concetto di libertà se è libertà di alcuni di fare i cavoli che vogliono e costrizione per gli altri di essere emarginati, esclusi, sfruttati, sottopagati, derisi, ghettizzati. Capite: quello che è successo è grave e a volte le leggi vanno disubbidite, derogate se apportano benefici alla comunità. In questi mesi si è parlato spesso fuori luogo, si è invocata spesso la libertà, non sapendo manco di cosa si tratta e che il concetto è di per sé vacuo ed effimero allo stesso tempo. La libertà si costruisce cambiando il sistema, una legge, un cavillo e siamo d’accordo, ma si costruisce con istanze concrete e buone pratiche del quotidiano che portano anche dei risultati e dei benefici alla collettività. Il Tam Tam Basketball, la squadra dei ‘neri di CastelVolturno”, queste buone pratiche le ha messe in atto. Ah già dimenticavo, il baluardo di certi radical chic è anche il concetto (ancor più vuoto di quello di libertà) di legalità. Eh beh, le regole ci sono e vanno seguite e rispettate. Ma io ad esempio preferisco l’educazione, il rispetto e il buon senso, anche quando cozzano con lo status quo. Un bel po’ di fastidio e sconforto questa vicenda te li pone sullo stomaco. Senza voler parlare delle partite perse a tavolino perché l’Under14 secondo la Federazione non ha giocatori con 4 anni di formazione sportiva ‘italiana’ (quando poi non è proprio così, stando a quanto riferisce la società). Forse richiedere la cittadinanza per tutti i ragazzi per meriti sportivi o per che so cos’altro non è una strada praticabile, ma sarebbe ora di pensare (e questo lo dico da sempre e ben prima del caso di Sirine Charaabi ad esempio) che chi vive, studia, socializza, spende il suo denaro o lo conserva, chi respira la nostra aria e i nostri veleni, chi si sente cittadino del nostro Paese deve poter diventare cittadino italiano e mettere in atto un meccanismo ancor più efficace e cioè di far correre l’integrazione e convincere anche le generazioni di genitori o nonni che sono ancora restii all’apertura (o di fatto chiusi in quanto vittime di ghettizzazioni decennali) ad essere partecipi alla comunità. Solo due stranieri per squadra nelle giovanili di una società, mentre sui banchi di scuola i figli degli immigrati sono ad esempio molti di più è essere fuori dalla realtà, dal tempo e purtroppo non dallo spazio e nemmeno fuori dalle palle (scusate il francesismo). Ai ragazzi del Tam Tam, a coach Antonelli va la mia (la nostra) solidarietà, al movimento cestistico che tanto amo e tantissimo ho amato nella mia vita va… boh… una preghiera? Per questo ennesimo stato comatoso dal quale fatica ad uscire da anni se non, anche qui per l’eroismo di pochi, ma solo di quelli che sono utili alla nazionale (con tutto il rispetto e l’amore per la canotta azzurra). Malagò e Petrucci risolvano la questione e non perdano la faccia su questo nodo cruciale e per la vita sociale e sportiva non solo di questi ragazzi ma di oltre un milione di atleti italiani de facto, ma non per documenti, minorenni (e non). Le spese di 800€ per il ricorso perso a risarcimento della Federazione, ovviamente, ce le rimetterà il Tam Tam. D’altronde è la Legge.