Nella vita bisogna credere in ciò che si fa. Portare avanti le proprie idee e solo alla fine tirare le somme. E la stagione del Real Agro Aversa è andata proprio così. Quando tutti, estimatori e denigratori, consideravano compressa la permanenza in serie D, i granata hanno avuto uno scatto d’orgoglio centrando l’obiettivo stagionale. Varchetta, Gallo, Chianese, Messina o mister De Stefano? Ci scuseranno i diretti interessati ma la firma in calce è del patron Guglielmo Pellegrino. Abbiamo avuto modo di seguire attentamente settimana dopo settimana l’evolversi delle vicende aversane. I momenti di sconforto non sono mancati dopo le sconfitte casalinghe (molte immeritate e segnate da colossali sviste arbitrali) e qualche punto per strada perso (o regalato) di troppo. Sarebbe stato facile fare tabula rasa e addossare le colpe a questo o quello. Fin troppo prevedibile dare il benservito all’allenatore che è stato il primo a rimettere il proprio mandato alla società per cercare di scuotere lo spogliatoio.
Eppure il presidente non ha battuto ciglio; era fermamente convinto che la squadra potesse farcela perchè superiore alle dirette concorrenti. E così è stato. Inutile soffermarsi sulle ultime vittorie, è la somma che fa il totale e la somma dell’Agro Aversa ha un segno + che al primo anno di serie D è come vincere un campionato. Un solo uomo al comando mi verrebbe da dire perchè quando la barca affondava, Pellegrino non ha mai lasciato il timone. E’ andato avanti contro un’Amministrazione assente (stra)vincendo prima la Promozione e ottenendo una salvezza che è valsa come un salto di categoria. Ritrovarsi catapultato in una categoria nazionale come la D senza passare per l’Eccellenza non capita tutti i giorni. Pellegrino si è assunto l’onere di giocare e vincere la scommessa. In due stagioni ha riscritto la storia del calcio aversano che era morto e sepolto. Guglielmo Pellegrino lo sta elevando ai fasti di un tempo e probabilmente ha già in mente il futuro. E’ un vulcano di idee, di esperienza e competenza calcistica, il meglio che Aversa e gli aversani potessero chiedere. E allora è giusto tributare un lungo applauso a chi ha diretto egregiamente l’Aversa senza mai perdere il filo conduttore: dimostrare agli altri come fare calcio e saperlo fare nella propria città. Giocatori e staff tecnico meritano un inchino per come hanno saputo soffrire senza mai arrendersi, ma Guglielmo Pellegrino è Gugliemo Pellegrino: il simbolo del calcio normanno.