AVERSA – Papa? Ci fosse stata una sagoma di legno tra i pali, il risultato sarebbe stato lo stesso: basta questa immagine per capire che match sia stato quello tra Real Aversa e Casarano, con gli ospiti che nell’arco di 90′ più recupero hanno tirato una sola volta (conclusione debole e centrale) nello specchio della porta normanna. Quanto velocemente possono cambiare le cose in appena 4 giorni: mercoledì, dopo la sconfitta con il Bitonto, erano in tantissimi a chiedere la testa dell’allenatore, ed ecco che dopo la vittoria contro il Casarano l’emergenza è rientrata. E a chi non capisce quanto duro lavoro ci sia dietro la costruzione di questa vittoria basti sapere che: i salentini hanno un valore rosa doppio rispetto a quello dei normanni, solo quattro volte hanno concluso una partita senza trovare la rete, e altrettante quattro volte hanno subito due o più goal. A questo aggiungiamo che si è giocato sul neutro del “V. Papa”, su un manto erboso sintetico che è sicuramente più familiare agli ospiti che ai “padroni” di casa.
COSA HA FATTO LA DIFFERENZA. Tante piccole accortezze hanno garantito la vittoria ai ragazzi di De Stefano: una linea difensiva che, manchevole di Varchetta per squalifica, limita in tutto e per tutti i vari Favetta, Santoro e Rodrìguez di turno, guidata alla grande da Cassandro, presente su tutti i palloni. Un centrocampo equilibrato e chirurgico nei passaggi: Gallo si conferma il cuore pulsante del team normanno, tutti i palloni passano dai suoi piedi, Palumbo è attentissimo in fase difensiva e autore di un lancio millimetrico sui piedi di Chianese a cui solo la sfortuna nega il goal e poi Della Corte, ciliegina sulla torta della domenica: prima stacca di testa per l’1-0, poi serve Messina per la rete del raddoppio, è lui il migliore in campo. Lì davanti a farla da padrone è Messina: agisce nell’ombra per 90′, si sacrifica per la squadra e spesso è in mediana per impedire agli avversari di costruire, poi raccoglie di testa il cross di Della Corte e fa ciò che gli riesce meglio: insacca alle spalle di un incolpevole Guido e corre a festeggiare verso la panchina: anche lei in qualche modo ci racconta il match. A guidarla un De Stefano agguerrito, che sembrerebbe voler scendere in campo per lottare con i suoi uomini: non sta fermo un attimo, dirige i suoi come giocasse alla PlayStation, ed i risultati si vedono: dominio tecnico-tattico sulla capolista, impensabile fino a quattro giorni fa. Questo succede quando non hai bisogno di trovare motivazioni per far bene, è la partita in sé che ti galvanizza e rende concreto l’inimmaginabile.