Forse ai puristi della Boxe Sportiva contemporanea farà storcere il naso, ma basta approfondire un minimo la storia dello sport e si vedrà che la Bare Knuckle Boxing e il pugilato moderno hanno lo stesso antenato e si combattevano praticamente fino al 1857 senza guantoni negli incontri ufficiali. Anche se i ‘mufflers’ furono già lanciati dalle Brougthon’s Rules nel 1743, ma solo come consiglio in allenamenti o sparring da Jack Broughton, allievo del leggendario James Figg, praticamente il primo campione di Pugilism, maestro delle scienze di difesa, secondo le regole di Londra, molto più rudi e meno ‘sportive’, rispetto a quelle introdotte dal Marchese di Queensberry nel 1853, dalle quali prese le mosse il pugilato così come lo conosciamo. I primi prizefighter erano figure quasi mitologiche. Ma già alla metà del 1700 c’erano due modi diversi di intendere la boxe a mani nude nel solo mondo anglosassone: alla maniera di Londra e secondo le regole della Gipsy Irish Bare Knuckle, match di solito organizzati dai ‘travellers’ irlandesi, giostrai o comunque impegnati in esposizioni o fiere, per dirimere questioni tra clan e famiglie che avevano problemi da risolvere. Di solito questi incontri erano meno violenti e più ‘cavallereschi’ di quelli del prizefighting pugilism. La boxe si è evoluta, è diventata la nobile arte, ma l’arte marziale da cui deriva non ha perso estimatori nel corso dei decenni. In Italia, anche se sono vietati match ufficiali, si tengono corsi e seminari, spesso propedeutici alla disciplina che tanto va di ‘moda’ come l’MMA (Mixed Martial Arts). La BKB Italia, ad esempio si fa portavoce dopo studio approfondito dei testi del 1700 e del 1800 di questa arte di difesa (e di attacco), che in origine vedeva addirittura gli incontri suddivisi in tre fasi: incontro di scherma, di boxe a mani nude e di assalti con mazze o bastoni, con lezioni nella città di Milano o seminari sparsi in tutta la penisola. Certo, la Bare Knuckle non è molto conosciuta, ma si tengono dei tornei importanti sia nel Regno Unito, sia nella Repubblica d’Irlanda, ma anche in Russia, paesi Scandinavi o in Nord America.
È di pochi giorni fa la notizia che il ‘fighter’ sammaritano Guglielmo Gicco parteciperà a Manchester, in Aprile, ad un torneo di Bare Knuckles, selezionato tra decine di combattenti di varie discipline proprio dalla BKB Italia, assieme ad altri 3 atleti italiani. Inoltre, sarà il primo combattente della Campania, in assoluto, a prendere parte ad un incontro di Boxe a mani nude. Questa mattina lo abbiamo raggiunto telefonicamente per un’intervista. Lo stesso Gicco ha affermato: “Lo sport e i combattimenti mi hanno portato via da situazioni difficili, migliorandomi come uomo. Come atleta, invece, porsi un nuovo limite e superarlo è ciò che si deve fare. Ho vinto oltre 130 incontri in varie discipline di combattimento e a 37 anni, potevo sedermi, continuare ad insegnare ai miei allievi e raccontare loro aneddoti divertenti o meramente tecnici, ma mi sono posto questa nuova sfida per lasciare un segno, una mia firma nello sport della mia Regione, la Campania. In una terra dove ci sono pugili fortissimi e atleti notevoli in varie discipline, così come tanti che si definiscono campioni, ma senza curriculum che parli per loro. Nessun pugile della boxe moderna, però, si è mai cimentato in questo sport, progenitore dell’arte nobile coi guantoni. Io ci metterò faccia, testa e forze per rappresentare al meglio l’Italia e la Campania, ma soprattutto Santa Maria Capua Vetere, la mia città che a livello istituzionale mi ha abbandonato”.
Una polemica quella di Guglielmo Gicco, figlio di Luigi, presidente della Pro Loco Spartacus e titolare della palestra Team Gicco Pitubull, che va avanti da tempo. “In questi anni ho richiesto, anche tramite bandi per lo sport e quant’altro, uno spazio per portare avanti un mio progetto davvero sociale. In quanto nella mia palestra, attualmente situata a San Prisco, per questione di costi di affitti, davvero gli interessati in difficoltà o che vivono in contesti difficili non pagano. Vedo tanti ‘colleghi’ degli sport da combattimento che operano in strutture comunali, con accordi con le istituzioni. Sono anni che richiedo uno spazio per crescere i giovani in modo sano. Io sono venuto fuori da un certo giro grazie al Maestro Varone, e se sono l’uomo che sono lo devo a lui. E vorrei fare lo stesso per altri ragazzi ‘difficili’ della città del Foro, gratuitamente, così come accade già ora per chi non può permetterselo. I politici a Santa Maria mi hanno illuso, soprattutto quando vinsi il Mondiale dei semiprofessionisti di K1, dopo aver ottenuto negli anni precedenti un argento e tre bronzi. Promesse non mantenute, ma io vorrei insegnare le discipline che mi stanno a cuore ed aiutare a disciplinare i ragazzi anche nelle tecniche di autodifesa. Ora siamo chiusi da oltre tre mesi nella palestra del Team Gicco Pitbull e fanno allenamenti individuali solo gli agonisti, ma da me chi non è in regola con gli esami per via del Covid non entra e resta fuori la porta. Ci tengo troppo alle persone a cui voglio bene per metterle a rischio”.
Gicco, poi continua: “Io sono un combattente e dentro al ring, per il piacere di misurarmi, spesso ho combattuto in esibizioni con figther più pesanti di me anche di 13 kg, ma un atleta deve amare lo sport a cui si dedica. E la mia lotta continua fuori dal quadrato per ottenere uno spazio nella mia città, che amo, che è Santa Maria”.
Sei volte campione Italiano dilettanti di K1, campione italiano di Boxe Orientale professionisti, una canzone e un film (‘A Pugni Chiusi) a lui dedicati Gicco vuole affrontare al meglio questo torneo inglese: “La Bare Knuckles prevede una preparazione meticolosa, mi alleno tutto il giorno perché c’è il rischio di farsi male seriamente e niente deve essere lasciato al caso. A Manchester ci saranno irlandesi, inglesi e non solo, dei maestri in questa disciplina, ma se vincerò potrò partecipare ad un torneo in Svezia che avrà un nome evocativo che più o meno suona come Vichinghi contro Gladiatori e io sono dell’Antica Capua, dove una scuola di gladiatori c’era sul serio”.
Un auspicio per concludere per questo 2021 da parte di Gicco: “Spero che passi presto questo brutto periodo legato al coronavirus e che a Santa Maria cambi qualcosa, perché lo sport è importante a tutti i livelli. Non c’è solo il calcio o altri sport che hanno più visibilità”.