CASERTA – Da pochi minuti il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha pubblicato l’ordinanza numero 83, che prevede ulteriori misure per la prevenzione e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Come già anticipato precedentemente, il testo recita che “per l’intero arco della giornata è fatto divieto di spostamenti dalla provincia di domicilio, dimora o residenza sul territorio regionale verso altre province della Campania. Sono consentiti, limitatamente al diretto interessato nonché ad accompagnatore, ove necessario, esclusivamente spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, familiari, scolastiche, di formazione o socio-assistenziali ovvero situazioni di necessità o d’urgenza ovvero motivi di salute. E’ in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, dimora o residenza dal luogo di lavoro”.
Questa parte genera molti dubbi nei tanti sportivi della Campania, che si tratti di presidenti, dirigenti, calciatori e tifosi. Tutti si chiedono come sia possibile svolgere gli allenamenti e le gare ufficiali con tale divieto, per i club di calcio dilettantistico ma anche di altri sport. E’ il caso di un calciatore residente a Caserta che non può raggiungere lo stadio ad esempio di Pianura per fare allenamento. E’ il caso di una squadra di Salerno che nel fine settimana non può giungere ad Avellino per una gara ufficiale di campionato.
Con questi termini come è possibile portare avanti i campionati regionali, dall’Eccellenza alla Seconda Categoria, come anche alcune gare di Serie D, che prevedono sfide tra squadre che appartengono a province diverse della Campania? E’ nostra convinzione pensare che il Comitato Regionale Campania FIGC sia in contatto con lo staff di Vincenzo De Luca per raggiungere una deroga. Che però al momento non c’è e crea una enorme confusione.
Logica è la consequenziale domanda che ci poniamo tutti. Nell’autocertificazione, che è tornata obbligatoria, quale dicitura bisogna inserire? Esigenza lavorativa? Tecnicamente non è così perché, a norma di legge, il dilettantismo non è professionismo ed è solo un ‘divertimento’, ma sappiamo tutti che tanti calciatori e dirigenti vivono di calcio, sfamando le proprie famiglie con quanto percepiscono in tale settore. Se i calciatori di Serie D ed alcuni di Eccellenza sono garantiti dall’accordo economico, un contratto a tutti gli effetti, che permette di allenarsi e giocare partite ufficiali, per il resto dei calciatori non vale lo stesso trattamento. Questa potrebbe essere l’occasione per una rivoluzione copernicana nel mondo del calcio ma è di difficile attuazione, anche perché è troppo differente la posizione di un calciatore di Serie D (un semiprofessionista vero e proprio) rispetto ad un calciatore di Seconda Categoria che viene ritenuto più che un profilo amatoriale. Fatto sta che bisogna capire quale sarà il futuro dei campionati dilettantistici di calcio che al momento sono in bilico.