AVERSA – Il Real Agro Aversa in Serie D pare non essere più solo un sogno. Sarà decisiva la giornata di oggi e già stasera potrebbe arrivare l’ufficialità. A dichiararlo è stato lo stesso presidente Guglielmo Pellegrino in queste ultime ore, che non ha negato un possibile ritorno e la voglia di perseguire nell’obiettivo semiprofessionistico. Confermando, quindi, la nostra anticipazione di stamattina (CLICCA QUI PER LEGGERE)
Da qualche giorno, secondo alcune indiscrezioni, sembra oramai fatta per l’acquisto del titolo di Serie D del Tre Pini Matese. A che punto è la trattativa?
“Innanzitutto confermo la trattativa. Non ci possiamo più nascondere, è sulla bocca di tutti. Tuttavia ci tengo a sottolineare che ancora non è ufficiale ma speriamo che possa andare a buon termine. Noi sicuramente siamo disponibili a tentare questo passaggio, anche perché del resto il nostro programma prevede quello di portare Aversa nel calcio che conta. Faremo di tutto per tornare nel campionato professionistico. E se non dovesse concretizzarsi continueremo a perseguire il nostro obiettivo”.
Qual è stato il motivo principale che le ha fatto mettere il piede sull’acceleratore in queste ultime ore e decidere di imboccare questa strada?
“La decisione post coronavirus in merito alla nuova regola del campionato d’Eccellenza a 3 gironi mi ha spiazzato e non mi è piaciuta. A me piace vincere sul campo e conquistare tutto con il sudore e la grinta ma un ritorno in Serie D può portare visibilità ed entusiasmo ad una intera città. Sarebbe motivo di orgoglio e dunque stiamo accelerando per raggiungere questo obiettivo. Stiamo facendo quasi di tutto. Ma se non dovesse verificarsi fattibile saremo sempre sereni e appassionati. La vera passione non dipende dalla categoria. Il calcio è anche quello di Terza Categoria”.
Oltre ai molteplici vantaggi che può portare una serie semiprofessionista alla città e al pubblico, ci sono dei piccoli svantaggi? Se sì, quali sono?
“L’unico svantaggio sarà sicuramente l’impiego di maggiore responsabilità. Ci sarà da fare un discorso professionistico che ci porterà ad un’affluenza maggiore allo stadio, giocheremo contro avversari di un certo livello e ci sarà anche qualche problemino di ordine pubblico. Sarà fondamentale costruire una società importante, anche se aldilà della Serie D faremo di tutto per creare un settore giovanile con persone professioniste. Uno degli obiettivi principali futuri è far crescere i giovani”.
Circolano voci anche sulla possibilità di acquisto del titolo da parte del Mondragone. Ad oggi si può definire superata questa concorrenza con i granata?
Io non ne so nulla. Rispetto gli amici di Mondragone che sicuramente in questo momento staranno pensando ai loro interessi, come noi pensiamo ai nostri. E’ una storia che ho solo letto ma non ne ho una conoscenza diretta. Non vogliamo togliere nulla a nessuno. Ognuno fa il proprio gioco, l’importante è la correttezza nei rapporti. Noi ci crediamo, crediamo nelle nostre idee.
Se tutto andrà a buon fine, cosa si aspetta e che Aversa sarà quella di Serie D?
“Sicuramente sarà costruita una squadra competitiva. Come ho detto in precedenza le responsabilità sono maggiori ma sicuramente non giocheremo solo per partecipare. Certamente non saremo obbligati a vincere tutte le partite. Non dobbiamo dimenticarci che ci saranno piazze importanti e maggiori anche di quella di Aversa. Ma una cosa è certa: allestiremo una squadra all’altezza della categoria in cui giocheremo”.
Dopo la promozione diretta in Eccellenza, la Serie D potrebbe davvero essere la ciliegina sulla torta.
“La promozione in Eccellenza è servita per ritrovare entusiasmo, pensando prima a risvegliare la l’animo del pubblico aversano. Al di là del risultato, ciò che mi premeva erano gli spalti pieni e la voglia di tornare a vedere i normanni in campo”.
Potrebbe esserci una bella ascesa in soli due anni. Quanto si ritiene soddisfatto del suo lavoro ad Aversa e di come la città e il pubblico stanno rispondendo?
“Non sono soddisfatto ma super soddisfatto. È come se avessimo una grande squadra e che giocassimo in una grande categoria. Come il Napoli che partì dalla Serie C e che comunque riempiva il San Paolo con 50.000 spettatori. L’importante è la serietà e la passione. I tifosi si rivedono in me perché vivo la stessa passione loro, conoscono le mie idee calcistiche e le mie motivazioni pure e pulite. Nessun ritorno personale, politico e imprenditoriale. Il mio ritorno è la mia città”.