Il calcio italiano è pronto a ripartire. Dalla A alla C con tanti dubbi, mille incertezze e la consapevolezza di dover attendere il verdetto del Governo che tra meno di una settimana si esprimerà sulla possibilità di vedere nuovamente affollati i terreni di gioco del calcio professionistico italiano. Si è parlato di allenamenti individuali e casalinghi, ma come arriveranno i club al nuovo inizio? Se mai dovessero tornare in campo anche i calciatori della serie C, che stato di forma dovremmo attenderci? Lo abbiamo chiesto al professore Roberto Fiorillo che dopo aver vinto in Italia e girato per l’Europa ci dice cosa attenderci da un’ipotetica ripresa del calcio giocato anche in C. “E’ un discorso da poter estendere a qualsiasi categoria, non solo la terza serie italiana. Sarà una preparazione molto particolare e non certo quella solita estiva che dura tra le quattro alle sei settimane. Un mese e mezzo sarebbe l’ideale per una preparazione, ma meno di venti giorni sono davvero pochi. Non si potrà caricare molto perché al rientro in campo troveremo squadre imballate. Se svolgi un lavoro meno duro devi trovare la condizione partita dopo partita, ma c’è un ma. Dovendo giocare tre partite a settimana per un mese di fila, il rischio infortuni è particolarmente alto. Il recupero non è completo tra una gara e l’altra e sottoporre il fisico a tre partite in sette giorni è molto difficile. Ci vorrebbero almeno tre-quattro giorni per recuperare del tutto dalla fatica. Anche perché alle spalle non hai un substrato di preparazione atletica di sei settimane. Se poi questa stagione dovesse ripartire tra meno di un mese, il periodo di transizione sarebbe di tre-quattro settimane il che significa tornare in campo dopo ferragosto e ricominciare una preparazione di trenta giorni che pregiudicherà fisicamente e atleticamente la stagione 2020-2021. Sarebbe così un calcio totalmente diverso da quello che siamo abituati a vedere. Ci sarà un lavoro molto impegnativo per i miei colleghi preparatori e tutti i medici perché verranno meno tutti i presupposti per una preparazione tipica. Perché i ritiri precampionato si fanno in altura? Perché l’atleta ha bisogno di ossigenarsi, riposarsi e se c’è il caldo a condizionare tutti questi fattori sarà molto difficile lavorare come si è soliti fare nella normalità”.
Ma Roberto Fiorillo tornerebbe a far giocare?
“Sarò sincero: il calcio è uno sport di contatto e il rischio è enorme. Vedevo le prime partite di Bundesliga e la sanificazione del pallone prima del calcio d’inizio è qualcosa che non si può vedere. Il virus è trasmissibile attraverso il sudore e c’è il rischio di contagio in ogni azione. Serve un esborso economico non indifferente ogni settimana tra tamponi, test sierologici ripetuti ogni tre giorni, ritiro divieto di contatto con l’esterno. Perciò non riprenderei”.
Ex Bari, Fiorillo conosce bene la realtà biancorossa e difende una piazza che chiede di giocare i playoff e non vedersi sottrarre la B per differenza reti. “E’ il campo che deve decidere nonostante l’emergenza. A mio avviso sarebbe meglio organizzare un playoff ristretto dando così l’opportunità ai club di giocarsi sul terreno di gioco il proprio futuro. Assegnare la quarta promozione in B per meriti sportivi o differenza reti non mi sembra sia la cosa più giusta. I pugliesi hanno incontrato un po’ di difficoltà all’inizio e solo quando è arrivato Vivarini, che è molto preparato e per lui parlano i fatti, le cose sono migliorate. E’ stata una lunga rincorsa, mi rendo conto, ma hanno il diritto di giocarsi la B sul campo”.
E sulla stagione della Casertana invece ammette: “Per la rosa che aveva mi aspettavo qualche punto in più. E’ rimasta troppo nella parte destra della classifica e nomi alla mano credevo potesse rientrare tra le prime sei. Però una cosa voglio dirla: D’Agostino ha ridato dignità alla società, è uno che onora gli impegni e bisogna tenercelo stretto. Uno come il presidente è merce rara in questo calcio”.