CASERTA – Nella giornata di martedì il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli ha rilasciato un importante intervento ai microfoni di SportCasertano.it e TuttoCasertana.it chiarendo l’accaduto che nelle ultime ore ha generato caos nel mondo calcistico. Il presidente ha così espresso la sua opinione in merito al futuro del campionato di terza serie, abbracciando anche il mondo economico e sociale. A tal proposito ieri si è riunita un’assemblea della FIGC con la presenza delle 4 leghe nel quale il ministro Spadafora ha avanzato la proposta di far ripartire i campionati rispettando a pieno i protocolli. Nonostante tutto resta ancora grande scetticismo nel mondo della Serie C.
Data la sua grande e provata esperienza calcistica, ha mai pensato di trovarsi in una situazione del genere?
“Me ne sarei andato sulla luna. Assolutamente è impensabile. Voglio tornare indietro al 21 febbraio in occasione della prima partita che decisi di rinviare Piacenza-Sambenedettese. La notte tra il 21 e il 22 fino alle 2:00 sono stato a telefono sia con la società del Veneto che della Lombardia per comunicare che la gara non si sarebbe disputata. In quei giorni fui accusato di esser stato avventato e garantisco che in cuor mio speravo che lo fossi stato. Io non sono medico oppure un tuttologo ma avevo visto cosa fosse accaduto con l’ebola e la sars, di conseguenza mi auguravo che non fosse accaduto una cosa simile. Mi sono andato a rivedere una famosa lezione del fondatore di Apple, Steve Jobs. Egli in una bellissima e drammatica lezione racconta quale sarebbe stato il pericolo che prefigurava 5 anni per il mondo. Non la guerra ma il virus, ed è impressionante. Riascoltandola mi si è ghiacciato il sangue, pensando anche a tutto quello che stava accadendo a Lodi e negli ospedali. E’ agghiacciante e mi dispiace che sia andata proprio in quel modo“.
Il mondo economico è stato messo in serie difficoltà da questa emergenza sanitaria. Come ne potrebbe uscire?
“I dati sono pesanti. Ne usciremo sicuramente più poveri e la Serie C in particolare rischia un default notevole per un problema di continuità aziendale. Le nostre sessanta società sono presidiate da imprenditori che hanno una o più aziende madri attualmente in crisi. Nel momento in cui dovranno decidere dove investire il denaro opteranno sicuramente per l’azienda madre in quanto ad oggi è importante il futuro dei propri cari, operai e dipendenti. Il calcio invece è un po’ passione, mecenatismo, è restituire qualcosa al territorio, è un’attenzione sociale, e dunque in una situazione di crisi nelle case si comincia a tagliare il biglietto del cinema, del teatro, delle scarpe, del vestito, lasciando così solo da mangiare. Il 21 di febbraio i nostri imprenditori del nord e successivamente anche quelli del sud non guadagnano un euro perché le nostre risorse che arrivano agli imprenditori del calcio derivano da due voci essenzialmente: il botteghino e gli sponsor, che sono locali. Noi stavamo sistemando 40 stadi e ad oggi sono vuoti, maledettamente vuoti“.
Una proposta che non ha raccolto molti consensi è stata quella del sorteggio per la quarta promozione in B. Nel caso venga bocciata dal consiglio federale, sarebbe disposto a modificarla?
“Intanto voglio precisare che quello di sabato è stato un consiglio direttivo abbastanza unitario con qualche piccola ma naturale discussione. Non è facile lavorare sulla base dell’incertezza. E’ stata avanzata quest’ipotesi del sorteggio e le questioni uscite da parte dello scienziato mi hanno fatto molto arrabbiare perché erano ipotesi di un percorso istituzionale corretto e di conseguenza non volli intervenire sulle questioni venute fuori per rispetto all’assemblea. In ogni caso bisogna fare un approfondimento giuridico legale e se non ci dovesse essere un fondamento di ancoraggio con la normativa federale, bisognerà decidere quale ipotesi avanzare e da portare nel consiglio federale che ha il potere decisionale“.
Passando alle vicende di campo, come ha visto il girone C fin quando non si è arreso al coronavirus?
“Bello ed estremamente combattuto. L’ultima gara che ho visto è stata Avellino-Ternana e devo ammettere che fu un colpo al cuore vedendo lo stadio vuoto. Io sono contro le partite senza pubblico per un motivo semplicissimo. Se non c’è il pubblico non c’è il calcio. Ma la partita fu un bel confronto. Un’altra partita bellissima fu Reggina-Ternana ma anche Monopoli-Bari. E’ un bellissimo campionato e mi dispiace che rischia di non avere un conclusione sul campo come invece meritava“.
Si è discusso tanto di ripresa ai campionati seguendo un certo protocollo, che forse solo la serie A può rispettare a pieno. Lei come la vede?
“Per giocare a calcio oggi bisogna applicare un protocollo. Domani abbiamo l’incontro con il ministro Spadafora e il ministro Speranza. Io non alcuna intenzione di giudicare il protocollo. Bisognerà seguire delle regole. Applicarle oggi è dura perché non abbiamo strutture mediche idonee, centri sportivi idonei per l’operazione di isolamento. Dovremmo andare negli alberghi, ma chi paga? Lasciando perdere i trasporti, abbiamo altri due problemi. La condizione in cui viviamo è di grande sofferenza e lo noto parlando sempre con i presidenti di Alessandria, Cremona, Bergamo e Piacenza, aeree con il massimo tasso di mortalità. Si sentono ancora campane e sirene. Successivamente dobbiamo considerare che questo virus ci ha massacrati, facendo più morti civili della guerra. Non possiamo mettere il moto tutto il meccanismo fino al vaccino. Io devo avere possibilità di cura e non possibilità di creazione di un focolaio”.
La Casertana come altri club non sono riusciti a pagare in tempi gli stipendi a Marzo. Rischiano qualcosa e anche in chiave futura per un eventuale ripescaggio potrebbero esserci ripercussioni?
“Con la Casertana si è avuto il primo caso emblematico di continuità aziendale. L’imprenditore di fronte alle difficoltà e di possibilità di vendere mozzarelle e prodotti del suo caseificio o i calciatori ha optato nella direzione di azienda madre. Al momento per la Casertana non c’è rischio di retrocessione“.
Come giudica il presidente D’Agostino e il suo progetto di uno stadio nuovo a Caserta, fermo restando che il coronavirus ha rallentato tutto?
“Io mantengo un rapporto positivo con D’Agostino. Nel momento in cui lui ha posto il problema dello stadio era mio dovere intervenire. Lo stadio garantisce la possibilità di avere un involucro più accogliente e di recuperare risorse per l’imprenditore. Mi auguro che quel progetto rimanga in piedi anche perché la città di Caserta per storia è importantissima e bellissima e così spero che il presidente porti al termine i progetti futuri”.
Un saluto al mondo del calcio italiano e soprattutto al pubblico della Serie C
“L’augurio è che possiamo uscire da casa e possiamo riprendere ad andare al bar per bere un buon caffè. Bisogna oggi porsi il problema da persone normali anche perché una delle cose che ha fatto il virus è metterci tutti nella stessa condizione, ma cambiandocela. Pensavamo di essere invincibili. Dobbiamo sapere che tornare allo stadio sarà una delle ultime cose che si faranno così come tornare ai cinema, teatri e concerti richiederà tempo. Mi auguro di venire a Caserta a vedere una partita con un grande pubblico”.