Dalle ore 14 di mercoledì 7 aprile tutti i collaboratori sportivi ed atleti potranno effettuare la richiesta del bonus di 600€ stabilito dal governo e dal ministro dello Sport Spadafora. Un indennizzo per i collaboratori sportivi, ma la domanda che in molti si stanno ponendo in questi giorno è semplice, scontata e basilare: che fine farà il calcio dei dilettanti? Iniziamo a chiarire la cosa forse dimenticata: la base del calcio professionistico è rimanere vivo e vivace il calcio dilettantistico. Perché? Perché il calcio dilettantistico muove dentro la passione dei tifosi, è un traino, spesso, di singoli paesi e città che provano una scalata verso il calcio “dei grandi”, perché spesso dà l’occasione a tanti ragazzi di emergere e di distogliersi dalle tante distrazioni di una vita frenetica e spesso senza occupazione. Ma nel calcio, come nella vita, c’è sempre un ma…
Il bonus. Il famoso bonus di 600€ a chi è destinato? L’indennizzo è diretto a tutti coloro che sono iscritti alla sezione collaboratori sportivi, agli atleti e ai tutor del progetto “Sport di Classe” purché sussistano tutti i requisiti di legge e che hanno avuti rapporti di collaborazione alla data del 23 febbraio 2020 e non abbiamo già percepito aiuti dal “Cura Italia” o reddito di cittadinanza. L’indennizzo sarà valido solo per il mese di marzo, per ora, e con il tetto massimo di 50 milioni di euro per l’anno solare in corso e sarà data priorità a coloro che nel 2019 non hanno percepito compensi superiori ai 10.000€.
Sistema al collasso. Abbiamo raccontato la favola del calcio dilettante, la faccia “romantica” del calcio dilettantistico, ma inutile nascondersi dietro ad un dito c’è l’aspetto economico che anche qui la fa da padrone. Il calcio dei dilettanti muove tanti, sicuro troppi, soldi e di “dilettante” non c’è forse quasi più nulla, forse solo alcune categorie mantengono con sé lo spirito di puro e sano divertimento. Quello che tutti sapevano, anche ai massimi livelli, ora è uscito fuori allo scoperto: grazie al calcio vivono numerose famiglie che hanno l’unica entrata nello stipendio del marito o del figlio calciatore, non bisogna rimanere sorpresi davanti a tutto questo poiché è un meccanismo di certo non nato oggi. Le società in questo momento hanno grosse difficoltà nel pagare i “rimborsi spese” ai calciatori poiché non hanno entrato, gli sponsor stanno subendo questa crisi economica dovuta alla pandemia e sicuramente vorranno destinare i propri fondi all’attività propria piuttosto che alla squadra del cuore. Le società non hanno entrate e non possono pagare i calciatori che hanno solo una lista di trasferimento o aggiornamento di posizione dalla loro parte. Quindi le società non incassano i soldi dagli sponsor e non pagano i calciatori che a loro volta subiscono, di rimbalzo, la crisi economica. Come uscirne? Matrix: ovvero bisogna scegliere tra la pillola rossa e la pillola blu.
Le possibili soluzioni. Senza voler essere negativi, bisogna però ammettere che il sistema del calcio dilettantistico è al collasso e saranno molte le società costrette a non iscriversi per mancanza di prospettive future e soprattutto liquidità (non dimentichiamo che ci sono altre spese come le trasferte, iscrizioni e spese di funzionamento). Per risollevare il calcio dilettanti abbiamo una prima soluzione “buonista” ossia quella di trovare calciatori e staff che al netto del rimborso spese della benzina non percepiscono alcuno stipendio, tasse di iscrizione al campionato ulteriormente abbassate e utilizzo degli impianti sportivi comunali gratuito. La seconda soluzione potrebbe essere la via più percorribile: il riconoscimento dello stato di semi-dilettantismo per i campionati di Eccellenza e Promozione (poiché spesso impiegano anche 4-5 volte gli atleti a settimana) con il pagamento di uno stipendio dichiarato sia dal calciatore che dalla società con un contratto, abbassamento delle tasse di iscrizione e riduzione sull’utilizzo degli impianti sportivi. Questa seconda via potrebbe proteggere i calciatori, allenatori, preparatori atletici e fisioterapisti in casi di necessità, mancato pagamento da parte delle società dell’indennizzo mensile, fallimento, un lavoro vero e proprio. Questa pandemia deve far riflettere tutti sul ruolo fondamentale del gioco del calcio nella vita di ognuno, partendo dal punto di vista sociale a quello economico, il calcio ha fatto goal nei nostri cuori e nella nostra mente.