Casertana-Avellino torna dopo ventisette lunghi anni e le due formazioni sono accomunate dal ricordo di un grande allenatore Adriano Lombardi. Bandiera biancoverde negli anni settanta, portò la Casertana in B nel ’91 con una grande rimonta. Scomparso dodici anni fa per sclerosi laterale amiotrofica, è rimasto nei cuori della gente e di due città che non lo dimenticheranno. Arrivò a campionato in corso nel 1991 sostituendo Mario Russo i cui risultati non davano i frutti sperati. “Le cose non andavano bene in quel periodo con Russo e decidemmo di cambiare. Grillo mi suggerì di prendere Adriano Lombardi che io non conoscevo bene. Non arrivava da stagioni esaltanti ma quando ci parlai mi colpì subito. Prevalse l’istinto e mi fece subito una buona impressione. Sapeva che Caserta era una piazza esigente pronta per il salto in B. Mi capì e trovammo subito l’accordo, fu la scelta e l’uomo giusto per quella Casertana”. Fu una grande cavalcata iniziata però solo nel girone di ritorno: “Voleva applicare e poi applicò un gioco avveniristico, non speculativo. Era un po’ ostaggio della vecchia guardia, dei calciatori più esperti e dopo la sconfitta di Monopoli cambiò qualcosa. Chiese l’aiuto di tutti, società compresa e inserì stabilmente i vari Statuto, Bucci e Petruzzi. Ripartimmo e da quel momento non ci fermammo più”. Un tecnico carismatico che sapeva interloquire perfettamente con tutti: “Adriano era una persona eccezionale, un autentico signore. Non il classico pallonaro che si vedono nel mondo del calcio ma una persona a modo, gentile, di grandi principi. Lo definisco un candido perché era davvero un uomo perbene”.