Caserta è stata annichilita di testa e di talento, da una Nardò che ha saputo sfruttare le sue due armi più potenti: il calore di un pubblico attaccato al campo, e il cuore di chi non ha nulla da perdere, azione dopo azione.
Lo Sporting Club Juventus Caserta ci ha provato col talento, ma non è bastato, perché non è di solo ‘pedigree’ che si vincono le partite e i campionati, specie quando si è in un match da dentro o fuori.
Non un caso, ma la precisa fotografia di una città che a quella bistrattata squadra ci è legata; sono in tanti quelli che scelgono di non andare al palazzetto, e di non sentirla propria; vanno rispettati, eppure i primi commenti sul match sono i loro; chi la segue sta denotando una mancanza di attributi, altro pensiero rispettabile, eppure solo domenica scorsa ne esaltava la reazione.
Ecco quindi perché, la squadra che veste in bianconero, stasera è stata surclassata in quel della terra salentina, rappresenta appieno lo spaccato della casertanità in senso stretto: ci si esalta per un nonnulla, si critica col frustino ben teso e ci si disinteressa a un qualcosa per partito preso e al tempo stesso lo si sostiene.
Un’ipocrisia sovrana dei pensieri che, dal fuori, è arrivata sul campo, dove non bastano le carriere e i talenti, le figurine, per vincere i campionati.
Tra tiri da tre assurdi, una pochezza difensiva spaventosa (occultata solo a tratti dalla zona 3-2/matchup che aveva intaccato l’attacco di Nardò) ed uno scarto finale imbarazzante, per chi aspira al salto di categoria, ecco che una sconfitta può fare la differenza, per la squadra e per la città. Serve il cuore, serve una corsa unica verso un obiettivo, semplicità e raziocinio; serve un ragazzo a cui dare fiducia e che sappia agitare le mani e chiamare la curva a raccolta, aizzare le tribune e lasciare il segno.
Gara 2 non va archiviata ma analizzata a fondo, a partire dalla difesa sul pick and roll -con squisita speranza di trovare una pezza alla carenza di un lungo che sappia aggredire con uno show difensivo appropriato a togliere tempi e spazi a Bonfiglio- per arrivare a un Pasqualin che si è preso la squadra sulle spalle, che non ha smesso di crederci e di correre per tutti i minuti su cui è stato sul parquet. Ecco che gara 3 può diventare lo spartiacque del presente e del futuro bianconero, dove tutti potranno seppellire le scuri di guerra, dove anche gli scontenti, anche solo per il gusto di dire “che non è la juvecaserta” potranno essere presenti, perché conterà solo il cuore, la voglia e la fame… di una categoria che questa città, per la sua storia ed il suo palmares merita.
Chiamatela come volete, ma se una squadra bianconera gioca su un parquet in Pezza delle noci, quella sarà sempre una squadra di Caserta partorita dall’idea del presidente Maggiò!
PS: la scena è quella del “Cavaliere Oscuro”, con Bruce Wayne che interroga Alfred su cosa ne sarà della sua vita senza Batman.
Al che, il miliardario asserisce che: se il mostro dovesse diventare proprio l’uomo pipistrello, il maggiordomo avrà bene il piacere di dire che l’aveva detto… mutatis mutandis a tutti coloro che remano contro, “se si perde e si resta nella mediocrità; se arriverà quella sconfitta, neanche a voi, in fondo, farà piacere dirci che ci avevate avvertito…!!!”