Prima di cominciare l’analisi della gara, ci preme sollevare un’obiezione pertinente: era assolutamente necessario sbarazzarsi di Galipò PRIMA della kermesse? In fondo, non aveva contribuito anche lui al raggiungimento di questo primo traguardo agonistico?
Perché non gratificarlo facendolo giocare, e poi liberarlo?
Non sarebbe stato meglio, anche per gli equilibri del roster?
A voi le risposte. A noi, invece, il commento alla partita.
E, mentre scriviamo questo commento, Faenza perde di 25 contro Cesena: ora siamo ancora più incazzati!
“A testa bassa!”…
La sig.ra Berni Canani, titolava così l’articolo di oggi, su: “Il Mattino di Caserta”. Ed è esattamente questa l’immagine mentale che resta viva a fine gara: la Juvecaserta sconfitta, col capo chino.
Una gara brutta, a lunghi tratti irritante; una #JuveDecò disunita, arrogante, svogliata, troppo concentrata sui singoli. Un gioco troppo spesso sbrigativo, privo di logica e di una ‘guida’ consapevole. Quasi come se, il piano partita, fosse proprio perdere la partita.
Primo esame pre ‘promozione’, fallito ingiustificatamente.
A bocce ferme, non si può pensare di vincere la post season.
Ci piacerebbe essere persuasi che, lo Sporting club Juve Caserta, volesse davvero vincerla questa gara. E per un po’ ha funzionato.
Fino a metà terzo periodo, al netto di tanti inutili tiri scoccati (soprattutto da ‘3’), complici anche un buon rapporto falli fatti/subiti e una differenza palle p./r. a noi favorevole, Caserta era in vantaggio.
Dopodiché, l’anarchia più totale ha preso il sopravvento e, quella #JCe in campo, era solo una brutta nemesi della Decò che conosciamo come la capolista del nostro girone. Non c’erano più gerarchie in campo; l’attacco era un patetico tiro al bersaglio; il play-making inadatto e rivedibile (a dir poco): inutile ed inefficace pompare solo la palla. Tanti tiri puliti, dai 6,75, sbagliati, come pure sotto canestro. Insomma: se da un lato, Ciribeni e Rinaldi sembravano gli unici più coinvolti nel match, dall’altro è troppo poca cosa per poter vincere una gara con un livello di pressione mediamente più alto.
Sono settimane che notiamo le difficoltà con cui, i Bianconeri, disputano gli incontri: ci ha fuorviati il fatto che ne uscissero vincenti. Poi, però, quando il livello degli avversari cresce di qualche tacca, tutti i nodi vengono al pettine. E allora, viene fuori che, FORSE, la ‘regia’ non è propriamente di quelle autorevoli; il settore ‘mezzi lunghi’, FORSE, non è esattamente quello che offre le migliori garanzie nel pitturato. Un roster che fa della pericolosità perimetrale la sua cifra stilistica, è possibile che vada in tilt a difesa schierata? Possibile che non si riesca a trovare una alternativa, chessò: verticalizzando il gioco?
Il tiro da tre punti dovrebbe essere un’arma tattica; a nostro modesto parere, è un boomerang che ti si rinfaccia utilizzarla come strategia di lungo periodo. Se incappi in una serata storta al tiro, poi che fai?
Ed è, appunto, ciò che è successo ieri contro la Rekico: Caserta ha tirato col 31%, Faenza col 42%. Segnando così, non vincerai mai.
In media -le statistiche dei due roster le abbiamo pubblicate giovedì pomeriggio- Caserta tira col 47% dal campo; Faenza col 40%. Ieri, invece, le cose sono andate diversamente: Faenza ha dispensato un autentico ‘Clinic’ sulla Pallacanestro, a spese dei casertani. Un gioco semplice, elementare, pulito e con spaziature in campo che noi non ci siamo manco azzardati a pensare. La Rekico gioca compatta, senza mai innervosirsi e pigia l’acceleratore quando capisce che Caserta non c’è più. Segna con regolarità e precisione, e vince in scioltezza.
Faenza vince meritatamente, anche per i demeriti dei campani.
Non è mai piacevole accettare un’eliminazione, soprattutto in una competizione dove “non c’è un domani” (citaz.). Peggio ancora se, la sconfitta, matura in modo così colpevole, in una gara su cui riponi legittime aspettative (alte) nella qualità di gioco. Ci può stare di perdere (a testa alta), ma francamente, quel residuo di tifo bainconero rimasto in Città, merita molto di più. Date le circostanze.
Date le circostanze!
Un’ultima osservazione prima di concludere: al di là del pessimo atteggiamento in campo, non ci sono affatto piaciute certe ‘facce da panchina’. Ci è parso di cogliere ‘agitazione’, ‘attrito’; anche la prolungata assenza del play titolare, a favore del neoacquisto (15 min.) ci ha lasciati un filino perplessi. Non sarà che, nello ‘spogliatoio’, qualcosa si è incrinato? C’è, per caso, una qualche attinenza col ‘caso Galipò’? C’entrano, per caso, i procuratori?
Carmine Covino