Tre settimane fa ci lasciava un pezzo di storia della Casertana. Attraverso il racconto della moglie Rosa Sabatino, raccolto da Maria Pia Angelino, abbiamo ripercorso la sua grande passione per i falchetti.
Gigino Zito è stato uno dei protagonisti della storia della Casertana calcio. Un uomo dedito al suo lavoro da segretario della società rossoblù per la quale ha lavorato circa cinquant’anni con impegno e passione. Un male incurabile, in soli quattro mesi, l’ha portato via, lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nelle persone che avevano avuto il piacere di conoscerlo e di essergli amico o collega.
La moglie, Rosa Sabatino, ci racconta di averlo conosciuto nel lontano 1971, quando lui già ricopriva il ruolo di segretario della Casertana. Per lei, inizialmente, il calcio era un po’ antipatico, perché teneva suo marito lontano da casa quasi l’intera giornata.
Zito era anche dirigente del Provveditorato agli Studi di Caserta e, durante l’era Moccia, vinse un concorso che lo portò a trasferirsi a Varese. L’avventura lì però fu interrotta dopo solo tre mesi, poiché per la famosa ‘Rivolta del pallone’, il presidente Giuseppe Moccia, lo richiamò al suo fianco nella Terra di Lavoro. Dopo aver risolto diversi antefatti, per il quale appariva assai discreto, ripartì per Varese.
Quando ritornò, stabilendosi definitivamente a Caserta, la mattina ricopriva il ruolo da dirigente al Provveditorato e il pomeriggio, fino a notte fonda, si occupava della Casertana.
La signora Rosa ci racconta, inoltre, delle stagioni estive quando lei restava a casa con i suoi due figli e il marito partiva alla volta di Milano, all’hotel Hilton, per prendere parte alla campagna acquisti dei giocatori: “Il presidente Moccia, riponendo estrema fiducia in lui, gli lasciava gli assegni in bianco, chiedendo a lui di decidere la cifra con cui compravano o vendevano un giocatore”.
Gigino Zito era un uomo onesto, responsabile e generoso, a cui volevano bene tante persone: “Ho ancora sul tavolo del soggiorno tantissimi telegrammi di cordoglio che mi sono arrivati in queste settimane e che ancora devo leggere. Alle esequie sono venuti persino i suoi vecchi compagni di classe con le loro mogli e diversi dirigenti e amministratori che hanno fatto parte della Casertana lungo il corso degli anni” chiosa la moglie. Ponendo poi dinanzi a noi una scatola di legno con foto di famiglia, ci dice che era restio nel farsi fotografare proprio perché era un uomo riservato, che svolgeva con discrezione e professionalità il suo lavoro e non amava stare sotto i riflettori: “Mio marito pensava solo a svolgere bene il proprio lavoro, era amante del calcio e della Casertana. Molti tifosi gli hanno voluto bene. Alcuni di loro non potevano permettersi il biglietto per entrare allo stadio, e lui glieli regalava volentieri”. Tifosi che hanno un bel ricordo di lui, anche perché, proprio con lui segretario e Moccia presidente hanno vissuto il sogno e la promozione in B.