SANTA MARIA CAPUA VETERE – Il Gladiator è alla deriva. Il simbolo dello sport sammaritano è ad un passo dal baratro e, purtroppo, non si riesce a trovare una soluzione per evitare una nuova pagina nera, in una storia di novantatré anni che è stata perennemente caratterizzata da emozionanti vittorie e da rovinosi fallimenti. Il dietrofront dei due vertici presidenziali Salvatore Acconcia e Giuseppe Montesano, la querelle “Piccirillo”, il mancato sostegno dell’Amministrazione Mirra e la totale indifferenza dell’imprenditoria cittadina stanno provocando la fine della blasonata società.
In estate, subito dopo il fallimento, Paolo De Riso aveva trovato l’ancora di salvataggio con il rilevamento del titolo del Santa Maria La Fossa ed era riuscito a coinvolgere gli imprenditori suddetti ma, a poco a poco, le risorse sono venute meno ed il problema Piccirillo (da luglio ad ora non è stato ancora sottoscritto il regolamento per la gestione o l’uso dello stadio) è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Al punto che non esiste più una dirigenza e la squadra ha deciso di scioperare ad oltranza, dopo che per due settimane ha continuato ad allenarsi senza guida tecnica ed in un regime di autogestione (Vincenzo Casaccio ha rassegnato le dimissioni diverse settimane fa). E nonostante ciò gli stoici ragazzi hanno garantito l’onore, pareggiando nella difficile trasferta a Villa Literno e battendo a Curti il Puglianello.
Tantissimi colpevoli e pochi appassionati in una vicenda che si sta chiudendo nel più tragico epilogo: il ritiro dal campionato del girone A di Promozione quando siamo appena alla decima giornata. Una vergogna che a Santa Maria Capua Vetere non si è mai vista e che conoscerà il primo passo domenica, con la partita di Casalnuovo contro il Comprensorio Casalnuovese che non si disputerà per assenza del Gladiator e le conseguenti sanzioni di sconfitta a tavolino e punto di penalizzazione disposte dall’arbitro. Da regolamento, se il team neroazzurro non si presenterà nelle prossime quattro giornate, verrà radiato dal campionato. Una figuraccia a cui il Gladiator sta andando incontro in maniera alquanto triste. Al massimo potrebbe presentarsi la juniores regionale ma, senza organizzazione, durerà poco.
Serve un proprio miracolo per evitare l’ennesimo duro colpo inferto in un 2017 da cancellare completamente: dal fallimento del titolo di Serie D di luglio alla triste scomparsa che di qui a breve accadrà. La speranza è che in queste settimane qualcuno possa prendere in mano le redini del club e far rientrare lo sciopero dei calciatori. Risulta difficile perché l’interesse di alcuni esponenti della cordata dello scorso anno, Giacomo De Felice, Michele Motta e Gaetano Signore, si è rivelato una bolla di sapone, non riuscendo a trovare l’accordo con Acconcia. Una frangia di tifosi, certa che solo loro possano salvare il Gladiator, spera nel loro rientro ma al momento è tutto fermo.
Il Gladiator sta morendo tra il disinteresse generale ed è giusto che, se i sammaritani non riescono a garantire la sopravvivenza né ad un titolo di Serie D né ad un titolo di Promozione, scompaia dalla carta geografica. Il calcio a Santa Maria Capua Vetere deve morire e solo quando se ne sentirà la nostalgia i sammaritani facoltosi capiranno quanto fa male abituarsi all’assenza di un simbolo sportivo, storico e culturale di così ampia portata qual è il Gladiator. Solo allora Santa Maria Capua Vetere capirà di aver perso un motivo d’orgoglio e non la bistrattata squadra di calcio a cui non interessa niente a nessuno.