Fa discutere e polemizzare, l’ultima “mossa” di Petrucci. La nomina di Bogdan Tanjević, come faro di riferimento, ha già diviso l’opinione tra favorevoli e contrari.
Ma sull’argomento, solo il tempo ci dirà se la scelta darà il risultato atteso.
Quanto, invece, a presente e futuro della Pallacanestro, c’è Valerio Bianchini che prova a stigmatizzare il momento.
Ed ecco che arriva la prima stoccata:
“Il guaio è che, oggi, si costruisce partendo dal tetto, senza avere le basi per reggere il peso di un campionato professionistico. Tutto ciò ha radicalmente cambiato le condizioni di crescita dei nostri giocatori, ma chi amministra il basket, ha fatto finta di niente!”
Parte da qui l’attenta disamina di Coach Bianchini, sul futuro della nostra Nazionale di Pallacanestro. Il ‘vate’, poi, replica così alle domande successive.
-Rispetto alla nostra Nazionale, agli ultimi europei:
«E’ stato fatto un passo avanti. Messina ha finalmente plasmato una squadra. Prima l’Italia era spaccata in due, completamente in mano ai giocatori provenienti dalla Nba, mentre ora ha una sua identità.»
-Sugli errori e colpe del basket tricolore:
«In Italia non è più possibile sfornare campioni, perché non esistono le condizioni per trattenerli a lungo come ai tempi di Marzorati e Meneghin.
Questo per tre motivi:
1) Senza più vincoli, si è passati da un rapporto club/atleta a favore di quello agente/atleta;
2) la globalizzazione ha spinto i club verso stranieri mediocri, anziché investire sul vivaio;
3) la crisi economica ha emarginato gli italiani, che una volta erano le fondamenta delle squadre».
-Quali soluzioni suggerisce?
«La Fip deve governare meglio su tutto e tutti. Deve spingere i club a fare reclutamento nelle scuole. E, riguardo alle ‘minors’, la serie C deve essere una lega per dilettanti di tutte le età e razze. Mentre, in B, dovrebbero giocare solo due over, e tutti gli altri giocatori under 22 e non il contrario. Oggi come oggi, quei giocatori non lavorano, non studiano, non migliorano».
Io, noi di Libero pensiero Bianconero, pur non essendo addetti ai lavori, concordiamo con l’analisi del Coach. Una domanda sorge spontanea: quanto tempo ci occorrerà? Ma soprattutto: risorse, strutture, disciplina e reputazione, saranno sufficienti a sostenere questa rivoluzione?
La nostra (obliqua) sensazione, è che si sia perso troppo tempo.
Concentriamo le nostre speranza, tutte nell’overtime!
Carmine Covino