In D tredici anni dopo quella splendida cavalcata con il Sorrento. In D tredici stagioni dopo aver vinto, pardon, stravinto, campionati dalla C alla B confermandosi uno dei migliori terzini della categoria. Gigi Pezzella riparte dalla quarta serie perché a trentacinque anni suonati ha ancora voglia di vincere e dare il suo contributo. Sarà uno dei più esperti, sarà colui che guiderà la difesa e proverà a far crescere i più giovani. “Oggi nel calcio attuale programmare è diventato complicato – ha dichiarato – e questo sarà un anno di assestamento. Ne siamo consapevoli e stiamo lavorando già con questa mentalità. Bisogna fare un campionato di attesa e con l’obbligo degli under e sarà fondamentale scegliere i giovani giusti. Sarà un’Aversa umile e operaia, ma con i tasselli giusti nei ruoli chiave”.
Trova un gruppo e un allenatore molto giovane, ma accomunati dalle stesse caratteristiche: “Abbiamo entusiasmo e fame di vittorie – conferma – che sono fondamentali in ogni categoria. La mia scelta è stata dettata dalla fiducia dimostratami dal presidente Corvino e dalla società ma anche perché ad una certa età bisogna prendere determinate decisioni e sono consapevole di aver cambiato categoria e di dover affrontare più difficoltà rispetto al professionismo. Ma chi mi conosce sa quello che posso dare e il mio modo di fare. Ho messo la famiglia prima di tutto e perciò ho scelto in loro funzione. Cercherò di portare la mia esperienza e professionalità all’interno di un nuovo gruppo mettendomi a disposizione dei nuovi compagni”.
Dopo l’esperienza alla Casertana conclusa con un pizzico di amarezza, Pezzella ha tanta voglia di ripartire: “Resterò sempre un tifoso della Casertana, ma tante cose mi hanno ferito dal punto di vista umano non calcistico. Posso capire tante scelte ma umanamente non ci si è comportati bene nei miei confronti. Altri hanno pensato solo ai propri interessi. Ho conservato un ottimo rapporto con il presidente D’Agostino, decisamente positivo anche con il direttore Martone. Mi è dispiaciuto non ricevere quanto mi aspettavo da qualche collega, se ci fosse stato un altro al posto mio avrei ribaltato lo spogliatoio. Se oggi mi continuano a chiamare a 37 anni significa che un motivo c’è. Evidentemente qualcosa di buono ha lasciato”.
Poi vuole chiarire un episodio legato allo scorso autunno: “Ho giocato fino a novembre per problemi subentrati con l’allenatore. Però mi preme sottolineare che non c’è stato mai alcuno scontro fisico con il tecnico. Mi sono sempre comportato da professionista e se non fossi stato uomo non mi sarei fatto ventidue ore di pullman pur sapendo di non mettere piede in campo dopo essere stato reintegrato. Me ne sono andato da vincitore poiché in tre anni ho vinto un campionato, playoff e una salvezza raggiunta perché fino a quando ho giocato eravamo salvi. Adesso però ho voltato pagina e sono concentratissimo su questa nuova avventura con la Normanna”.