SANTA MARIA CAPUA VETERE – Nel silenzio totale. Così è morto il caro vecchio Gladiator. Il blasone di 93 anni di storia non ha sedotto alcun salvatore della patria, alcun eroe. Solo poche persone hanno provato fino all’ultimo ad evitare il collasso ma, a malincuore, non ci sono riusciti. Addirittura nelle ultime quattro ore Giacomo De Felice ha preparato i 31mila euro in contanti ed ha tempestato di telefonate il presidente Raffaele D’Anna per convincerlo a cedere il titolo ma niente da fare. Per quanto successo in questa stagione, con i tanti screzi avvenuti, l’ingegnere non ha voluto dare la possibilità al manager sammaritano di fare l’ultimo tentativo.
Anche la proroga richiesta di settantadue ore, attraverso una pec inviata dal segretario Carmine Landolfo agli uffici di Roma, è stata inutile. Nulla da fare, quindi, ed il Gladiator, in data 27 luglio 2017, scompare dai radar calcistici. Un fallimento che segue quello avvenuto nel luglio del 2003, con l’esclusione dall’allora Serie C2 a causa della mancata iscrizione della società allora presieduta da Mario Natale. Quattordici anni dopo la storia non cambia e del Gladiator restano solo le macerie. Macerie della grande stagione pubblicizzata la scorsa estate, con il trasferimento del titolo di Serie D del Progreditur Marcianise e la grande triade formata da Raffaele D’Anna, Giacomo De Felice e Giovanni Morico. Nel corso del tempo la situazione è peggiorata ed i rapporti tra i due capogruppo Raffaele D’Anna e Giacomo De Felice si sono deteriorati.
Al di là di quanto avvenuto, c’è un dato incontrovertibile con cui la città di Santa Maria Capua Vetere deve fare i conti. Da soli, i sammaritani non hanno la forza di garantire al Gladiator la sopravvivenza in un campionato dispendioso qual è la Serie D (qui si parla di sammaritani interessati perché di imprenditori ricchi ce ne sono tanti ma non amanti dei colori neroazzurri). Ben altro palcoscenico rispetto all’Eccellenza ed alla Promozione, ma nella città dell’Anfiteatro non c’è attualmente la forza di battersi in campionati extraregionali. Lo si dice con un nodo in gola ma è la triste realtà.
Ed è arrivata la conferma in questi tre giorni di proroga, con le tante difficoltà fuoriuscite per portare a Roma la fidejussione di 31mila euro (il paradosso è che questa è l’unica somma che torna indietro). Un’enorme porzione di colpa va alla cordata dell’agro aversano che ha ostacolato più che aiutato, facendo perdere solo tempo utile, ed alla fine non ha garantito l’elargizione delle somme precedentemente promesse. Ma non solo i sammaritani si sono prodigati. Una mano è stata chiesta anche al segretario Massimo Savoia e Tommaso Bucciero che hanno contattato avvocati stimabili in Lega: forte impegno e volontà resi inutili dalla mancata presentazione della fidejussione.
Il rammarico si dirige ora verso tutti quei soldi sperperati nella prima parte di stagione, i voli pindarici, i tanti fraintendimenti tra De Felice e D’Anna che, se evitati, avrebbero potuto dare altra direzione alla storia, le zizzanie, le cattiverie, gli egoismi. Purtroppo si tratta solo di capri espiatori, ma alla fine di tutto questo, ora nulla ha più un senso. Il Gladiator è scomparso e la città di Santa Maria Capua Vetere si trova in un colpo solo senza Serie D di calcio a 11 e Serie C2 di calcio a 5. E’ la pagina nera del calcio sammaritano che, mai come quest’anno, vede davanti a sé una stagione priva dei colori neroazzurri.
Una vergogna che comprende l’intero tessuto sociale della città, a partire dal primo cittadino Antonio Mirra ed arrivando a tutto il resto. In città sempre più gente si sta convincendo che un anno di stop è la migliore soluzione. Non ci sembra la scelta ideale perché nella mente dei tifosi e dei bambini, il Gladiator deve restare un punto di riferimento concreto. Non la traccia di una pagina del passato. Non un vecchio scarpone. Non un brutto ricordo. Non uno spauracchio. Il Gladiator non merita di essere buttato nel dimenticatoio.