CASERTA – “Un momento terribile. Sono passati tre giorni ma ancora non riesco a rimuovere le immagini dolorose di quanto è avvenuto”: nelle parole di Raffaele Esposito si legge la paura e lo sconforto per la notte di panico avvenuta in Piazza San Carlo a Torino sabato sera. Così come tanti altri tifosi bianconeri provenienti da tutta Italia, il giovane di Casagiove si era recato nel capoluogo piemontese insieme a due amici, per assistere alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, nel maxischermo posizionato nella piazza principale della città della Mole Antonelliana.
PIAZZA STRAPIENA. Oltre trentacinquemila persone, tra cui tante persone di Santa Maria Capua Vetere, Casagiove, San Prisco, Alife, hanno trasformato il centro storico torinese in un’unica chioma bianconera, desiderosi di festeggiare il trionfo della Juventus nella Coppa dalle grandi orecchie ben ventuno anni dopo l’ultima impresa. Purtroppo per la Vecchia Signora l’incantesimo non è stato sfatato, con la settima finale persa su nove disputate: i Galacticos hanno sconfitto Buffon & company con un pesante 4-1 ed hanno mandato all’aria ogni sogno di triplete.
IL PRIMO TONFO. Purtroppo, ancor prima che la partita finisse, il terrore ha preso possesso di una serata di gioia, tramutandola in un evento spaventoso e fortunatamente solo in una tragedia sfiorata. Una testimonianza in esclusiva per SportCasertano.it in cui Raffaele racconta per filo e per segno ciò che ha vissuto: “Stavo osservando il maxischermo, erano attimi concitati perché la Juve era in svantaggio, quindi ero interessato solo a vedere la partita e non sentivo tutto quello che mi circondava. Ad un certo punto, da dietro la gente ha iniziato a fare più pressione, sono caduto così come tanti altri. Io sono caduto addosso a chi stava davanti a me, come altri persone mi sono piombate addosso. Non sapevamo di cosa si fosse trattato. All’inizio abbiamo pensato ad un urto dovuto ad un’autovettura, un camion od un pullman. E’ stato il primo tonfo e lì non sono scappato, anzi c’erano persone che cercavano di calmare la folla perché non succedesse nulla”.
IL SECONDO URTO. Ma non è finita lì. Dopo alcuni minuti avviene un secondo rumore: “La prima sensazione è che nei posti affollati si crea una forte pressione quando c’è un movimento anomalo della folla. Poi passa del tempo ed all’improvviso avviene un urto fortissimo. Mi giro e vedo che dietro di me c’era il caos, con gente che correva via dalla piazza. Ho avuto la sensazione che qualcuno stesse sparando. In seguito al rumore sordo che tanto assomigliava ad uno sparo, la folla si è allargata anche oltre le transenne preposte dalle forze dell’ordine per delimitare la zona. E’ stata forte la pressione, infatti sono finito a terra insieme ed addosso ad altre persone, fortunatamente sono riuscito ad alzarmi e sono scappato. Solo più tardi ho scoperto che quel tonfo era dovuto al cedimento di una ringhiera nel sottopasso di Piazza San Carlo”.
IL RIFUGIO. Così come ogni persona in preda al panico, Raffaele inizia a correre alla ricerca di un posto dove rifugiarsi, con quella angoscia che ti assale quando non sai dove andare: “Mi sono ferito in modo lieve, quindi mi sono rialzato in fretta ed ho trovato rifugio in una camionetta dei vigili del fuoco. Sono riuscito ad entrare per fortuna, mentre altri sono rimasti sotto la folla. E’ stato un effetto domino, uno addosso all’altro. Nemmeno il tempo di correre che tanti sono stati scaraventati a terra. Io mi ritengo fortunato ad aver trovato riparo nella camionetta, così in un primo momento ho chiamato i miei genitori che sapevano che erano lì e non li ho fatti spaventare ulteriormente. Non sono potuto stare molto, perché i vigili del fuoco dovevano ricevere indicazioni private su come muoversi e sono sceso”.
I FERITI. Tornata la calma apparente, le forze dell’ordine hanno cercato di riportare ordine: “Sono tante le scene crude cui ho assistito e che non riesco a mandare giù. Nel riassestarsi, le forze dell’ordine ci hanno guidato tra i marciapiedi vicino la stazione di Torino Porta Nuova e Corso Vittorio Emanuele. Lungo Corso Vittorio Emanuele che misura circa 3 chilometri e mezzo erano posizionate tutte le persone ferite. Tante persone avevano arti scomposti, ferite sanguinanti da ogni parte del corpo. Immagini strazianti, io sono stato contato tra i 1.527 feriti ma fortunatamente ho riscontrato problemi lievi. Dopo quanto avvenuto ho pensato solo a ritrovare i miei amici, abbiamo provato a dormire e siamo ripartiti il giorno dopo”.
IL TERRORE. Con la voce di chi sa di aver vissuto un avvenimento drammatico, Raffaele esprime il suo punto di vista ed addebita tale episodio alla grande paura generatisi negli ultimi a causa degli attentati dell’Isis: “E’ stato un momento terribile, il più terrificante della mia vita. La psicosi mediatica che il nostro cervello sta acquisendo ha indotto la natura dell’uomo ad abituarsi che ogni strano episodio in posti affollati, in questo momento, generi paura e terrore. Solo dopo abbiamo saputo che in via Roma era scoppiato un petardo e qualcuno per lo spavento ha urlato “Bomba”. Il secondo tonfo, invece, ha spinto a pensare nella mente di tutti che qualcosa fosse grave. Ho ancora in testa quelle immagini e non riesco a rimuoverle. Ai giorni d’oggi stanno avvenendo tanti drammi e solo sabato ho capito cosa si vive. Ora ho cambiato idea” – conclude il tifoso bianconero con parole di amarezza che derivano dal fatto di aver scampato una tragedia – “e se dovessi ritornare indietro, non ripeterei la scelta di andare a Torino. Lo dico con sincerità. Preferisco rimanere a casa o in pub con gli amici a godermi la partita, senza rischiare di mettere a repentaglio la mia vita”.