Una spada di Damocle che pendeva da mesi sulla sua testa. L’esonero di Andrea Tedesco ha sorpreso tutti, nessuno escluso. Ma il suo destino era segnato. Non sarebbe stato certo lui il prossimo allenatore della Casertana. La società aveva già deciso dopo averlo visto all’opera. A suo favore la salvezza giunta con largo anticipo pur avendo una rosa non certo da vertice. Chi è rimasto ha lottato e sputato sangue anche grazie al suo incitamento. Come motivatore nessuna cosa da obiettare, le pecche sono altre. Caratterialmente non è mai entrato in sintonia né con i tifosi né tantomeno con la stampa. Atteggiamento di supponenza, arroganza e un’abilità innata nel chiudersi a riccio ogni volta che veniva punzecchiato. Lo spogliatoio non era affatto dalla sua parte e più di un calciatore (non è corretto fare i nomi ma sono almeno in quattro) ha avuto da ridire con lui e spesso si è ritrovato misteriosamente in panchina. Dal punto di vista tattico le cose non sono migliori, anzi. Sostituzioni prevedibili e incapacità di cambiare in corsa una gara. Nelle ultime trasferte squadra impalpabile e prestazioni negative con uomini sbagliati al posto sbagliato e lui ancora a ripetere la stessa canzone della salvezza, del miracolo sportivo e delle difficoltà in cui si è operato. Ma non finisce qui. I rapporti con la dirigenza si sono deteriorati in queste settimane. Poca umiltà nell’interfacciarsi con i vari Martone e De Carne e la voglia di andare dritto per la propria strada nonostante le esigenze del club nel far giocare o meno determinati calciatori. A Catanzaro poi si è raggiunto l’apice con scelte tecniche scriteriate e nervi a fior di pelle. Se uno più fa due ecco spiegato l’esonero.