Non è vero che tutte le sconfitte sono uguali: come si può paragonare la battuta d’arresto contro Avellino a quelle con Pesaro e Brindisi? Ok, il risultato non cambia, non si muove la classifica e la striscia negativa tocca i quattro stop, ma la Juvecaserta vista nel derby è parente strettissima di quella bella ammirata in avvio di stagione. Gli errori nel finale, leggasi palle buttate di Giuri e Sosa, hanno condannato i bianconeri al pari di quel fallo inutile di Putney sul +2 ma con Avellino in bonus ed un po’ stordita dalla rimonta bianconera. Non sapremo mai come sarebbe andata a finire ma tre episodi chiave concentrati nel finale hanno fatto pendere l’ago della bilancia sul lato irpino. La X era il risultato più giusto ma il basket è bello e crudele anche per questo.
DIFESA/ATTACCO, DIVIDENDI DIVERSI. L’attacco vende i biglietti, le difese vincono i campionati o… le partite. Ecco, forse proprio la difesa bianconera sta andando un filo peggio dell’attacco che, almeno, contro Avellino ha avuto risposte incoraggianti da giocatori in difficoltà offensiva (Gaddefors su tutti). Avellino è costruita per competere, bene, anche in Europa ed ha una taglia maggiore (Fesenko può essere contenuto solo da Raduljca in Italia in quanto a chili e centimetri, per fare un esempio) ma comunque Caserta ha sofferto spesso quando doveva difendere il lato debole (Zerini ha trovato praterie dove colpire). Il talento di Ragland e Green oltre alla classe immensa di Leunen vanno in un discorso a parte che puoi solo limitare, gli altri potevano essere coperti meglio. Ecco, migliorare la difesa viene prima del trovare altre soluzioni offensive.
REAZIONE D’ORGOGLIO. Tutto si può obiettare a Sosa e compagni ma non che si siano ammosciati totalmente: dopo gli schiaffoni contro Pesaro e Brindisi, il morale era sotto i tacchi eppure il derby ha fatto vedere un’altra squadra. Certo, gli errori ci sono stati altrimenti staremmo parlando di un’altra storia, ma sarebbe scorretto non sottolineare la reazione avuta dai bianconeri. Non vuole dire accontentarsi, vuol dire riconoscere che questo gruppo ha un’anima.
SPRAZZI DI PALAMAGGIO’. Come fui altamente critico per il ‘salotto’ contro Pesaro, è doveroso sottolineare anche la reazione del Palamaggiò. Non era possibile assistere ad un altro scempio ‘canoro’ come nell’Oscar Day, non sarebbe stato edificante per la piazza casertana. Sicuramente la presenza dei trecento tifosi avellinesi (belli compatti come sempre) ha dato una carica ed una spinta in più, ma finalmente si è giocato in un palazzetto caldo. Non caldissimo, ma di questi tempi meglio guardare il bicchiere mezzo pieno.
VERITA’. Capire se la Juve riuscirà a strappare un biglietto per Rimini è impresa per cervelloni e tutte le combinazioni fanno venire il mal di testa. Inutile ripetere nuovamente che, per quanto visto dalla prima giornata, i bianconeri meritano di esserci. Ora sono ancora padroni del proprio destino: sbancare Sassari equivale alla qualificazione altrimenti ‘carta e penna’ cercando di capire se c’è il pass. Sarebbe una beffa ingenerosa verso la squadra ma, purtroppo, è il risultato di tre prove scadenti e quel pizzico di malasorte in altre occasioni.