Tranquilli, non è un capitolo di Storia sul Risorgimento italiano. Non c’è nemmeno stata la ‘ritirata’ di un qualche maresciallo Radetzky. Il teatro dello scontro, è il “Palazzo dei cento giorni”, e non il ‘Lombardo Veneto’.
Procediamo con la nostra lettura della gara, andiamo con ordine.
Subito va di scena il film drammatico: “Sosa contro tutti”. Con lui, perdiamo se fa 38 punti, ma vinciamo se ne segna 28 ed è ‘MVP’ della partita, con ben 8 assistenze: al termine del 1° quarto, aveva già 15 punti, con Watt & Co n.p. Salvo i 12 punti suddivisi tra Czyz e Putney. Certo, se potesse evitare quelle triple fuori dai giochi o forzare le incursioni quando si va al raddoppio su di lui. Ma Sosa è fatto così, prendere o lasciare. Al momento, prendiamo e stiamo, e tutto è rinviato a dopo l’intervallo lungo: la “sceneggiatura” cambia e si vince.
La chiave? Sta tutta qui: 20 assist totali e 4 palloni persi, meno degli avversari. Questi, a grandi linee, i temi della vittoria, i numeri che hanno determinato il successo della squadra. Sorvoliamo poi sulle statistiche, già ampiamente illustrate, e ci concentriamo solo su pochi numeri: il terzo periodo. Tanto per cominciare, la JuveCaserta tira col 90% da 2 ed il 33% da 3 (77% dal campo, una sentenza). Ed è così che la JCe costruisce il filotto di nove punti, che sposta l’inerzia della gara. Bilanciando così, quel tremendo parzialone di 14-0, inferto da Vitali & soci. Il “cambio di passo” ad inizio ripresa, ha subito dato i suoi frutti. Le commoventi realizzazioni di Watt (2 soli canestri per lui nei primi 2 quarti), ne sono la prova: 12 punti solo nella 3^ frazione. Ogni suo canestro è accademia, pura poesia. Garanzia. Un’efficienza impagabile. Insostituibile. Lo rinnoviamo?
La Pasta Reggia, nel complesso, gestisce il vantaggio per oltre 19 minuti, soprattutto negli istanti cruciali dell’ultima frazione, facendo anche un uso chirurgico dei tiri oltre l’arco, lungo tutta la seconda metà dell’incontro.
Però, secondo noi, c’è un piccolo campanello di allarme: è la seconda gara che Caserta vince, con soli tre uomini in doppia cifra. Per fortuna, dalla panchina, sono arrivati ben 21 punti: solo 18 contro la Reyer.
Considerata l’insospettabile (più incredibile, forse) posizione di classifica, ci chiediamo: che cosa vorrà fare, “da grande”, la JuveCaserta? Ossia: visto che oggi siamo a due passi dalla final-eight, in un futuro non troppo lontano, vorrà provare a vincerla davvero ‘sta coppa? Fermo restando la soluzione ai problemi di assetto societario e patrimoniale, quali realistiche azioni possiamo mettere in pratica? In tal senso, la nostra opinione è che, “per vincere domani” (cit.), sono indispensabili due elementi: altro “tonnellaggio” (aridaje) sotto canestro; un “ragioniere” che tenga sotto controllo la “gestione” dei ritmi e della palla, in particolare, nei momenti in cui si gioca “al limite” (dei 24 sec.). Un efficace metronomo, contro quegli errori finali, fatali, commessi a Venezia, per dire.
C’è poi una curiosità che da un po’ ci tormenta. Vorremmo sapere, capire: che cosa accade ogni volta a metà campo, a partita conclusa, quando ci si raggruppa per il “terzo tempo”? Cioè, abbiamo notato (per la seconda volta: Capo d’Orlando e Brescia) quasi una sorta di volersi “appropriare” del nostro centro campo, da parte delle avversarie: ma a chi spetta per primo fare l’huddle finale? La volta precedente, c’è stato il battibecco con Delas; domenica scorsa, invece, il Giemme Guastaferro ha vigorosamente spedito Moss a “comprare il sale”. Qualcuno ci spiega che succede? Avete notato anche voi?
In conclusione, non c’è stata alcuna ‘resa’, nessun ‘armistizio di Salasco’: solo una gara combattuta sino all’ultimo secondo, all’ultimo ‘cesto’. In effetti, le “giornate” originarie, erano 10 (come quella appena conclusa nel massimo campionato di Lega A Basket) e dalla Germani si aspettavano un altro acuto, il quarto di fila, svanito grazie alla vittoria della Jce. Caserta, quindi, ‘smazza’ le carte in gioco, ed annulla il poker lombardo. Rischio tutt’altro che improbabile, anche alla luce della prova monstre del trio Moss–Landry–Berggren, strepitosi per ¾ di gara, fino al 5° fallo del lungo. Nell’insieme, non è stato un bellissimo match, ma una vivace rassegna di aggressiva fisicità, e di sostanziale equilibrio. Brescia si dimostra una signora squadra, altro che matricola. Un roster ben assortito, che non si è mai disunito, lasciando il pubblico col fiato sospeso, sino a 15 sec. dalla fine. Ma Caserta, stavolta, riesce a controllare bene le fasi cruciali del match, e vince con merito. Riesce a strappare quei rimbalzi finali (lunghi o corti che siano) -in attacco restano una nota dolente: anche domenica, concessi più del doppio all’avversaria- quelle palle rubate in più, che ci sono mancate al Taliercio. In barba a varie sviste arbitrali, stavolta, Caserta è stata “più forte del fischio”.
Forza Juve, un’altra sifda esaltante ti aspetta: togliti subito ‘sta ‘Mole’!
Carmine Covino & Modestino Ardito