Riportiamo una lunga ed esaustiva intervista concessa da Attilio Pallante in esclusiva agli amici di Libero Pensiero Bianconero in cui vengono affrontate diverse tematiche. Ve la proponiamo per intero perchè merita di essere letta fino in fondo con molta attenzione. Futuro assetto societario, stabilità, prosieguo del sodalizio bianconero, sono i principali temi di dibattito, e preoccupazione, sulla bocca di tifosi e Addetti ai lavori, della Pallacanestro in Terra di Lavoro, e non soltanto loro. Naturalmente anche io, Cesare, Oreste e Modestino (lo staff di “EllepiBi”) e tutta la redazione, percepiamo questo sentimento. Ci siamo spesso chiesti cosa fare, come coinvolgere, quali azioni intraprendere, per trovare risposte e soluzioni utili alla causa JUVE Caserta. Alla fine abbiamo capito che noi non avremmo mai individuato tutti gli elementi, semplicemente perché manca un dettaglio essenziale, ovvero: l’opinione del “mercato”, la voce delle imprese. Per questo, abbiamo deciso di passare la parola direttamente al main sponsor: Pasta Reggia. A parlare con noi, è proprio il “front man” dell’azienda: il dott. Attilio Pallante.
La Juvecaserta, il territorio, la tradizione: l’intervista esclusiva di Libero Pensiero Bianconero ad Attilio Pallante
«Innanzitutto, grazie per averci ricevuto e per la disponibilità a rispondere alle nostre domande.» «Grazie a voi. Discutere di tematiche così correlate alla Città, è uno esercizio che credo sia interesse di tanti. Certamente lo è per noi e per me.» «Infatti. Ed io, per l’appunto, partirei proprio da qui, dal suo interesse per la JUVE Caserta…» «Senz’altro: mi pare il modo più semplice.»
D. Prima ancora di essere un imprenditore, Attilio Pallante è, da sempre, un accanito tifoso della Juve Caserta, ed è anche stato un attivo “praticante” di questo splendido sport. Da zero a cento, quanto stima la sua passione? R. La passione per la JUVE Caserta, ce l’ho dalla seconda metà degli anni ‘80. Con mia madre tifosissima, seguivo la squadra nelle partite in casa, sempre, e tale passione è legata ad un periodo per me molto felice. Ovviamente mi è rimasta. All’epoca, mai avrei potuto pensare di dare il nome alla squadra. Questa passione non riesco a quantificarla, ma credetemi: è davvero tanta.
D. L’industria italiana, e le aziende che hanno griffato Caserta (tra cui marchi storici): Mobilgirgi, Snaidero, Phonola e ONYX da un lato. Cosa ha spinto queste prestigiose aziende nazionali, a correlare il loro successo economico anche al Basket ed alla Juve Caserta?
R. Vede, affiancare il nome ad una squadra di Basket è un privilegio. Perché lo sponsor, di fatto, nel basket “chiama” la squadra, le dà il nome del suo marchio di fabbrica. È come se fosse un’associazione indissolubile, vedi Scavolini Pesaro, Montepaschi Siena… Non le dimentichi più.
D. C’è, però, l’altra faccia della medaglia: Latte Matese, Indesit e Pasta Reggia. Dal confronto col tempo, sembra emergere un maggiore e costante interesse -storicamente parlando- più dalle aziende del nord, rispetto all’industria autoctona, locale. A suo parere, questa minore disponibilità a “partecipare” economicamente nella Juve Caserta -almeno fino ad oggi- è solo frutto di un generale disinteresse economico, oppure pensa possano esserci ragioni più organiche che limitano la “prospettiva” del territorio? R. Le ragioni per le quali le aziende del nord, in passato, si sono avvicinate di più alla JC, sono da attribuirsi alla maggiore prosperità e numerosità di queste nel Nord Italia, sebbene gli ultimi sponsor, attualmente, siano comunque allacciati localmente al territorio. Questa mi pare, oggi, la tendenza dominante.
D. Per tanti anni Caserta è stata sinonimo di Basket. Col tempo, anche in Europa ed in tante altre nazioni (es. Israele, Brasile, Uruguay) ci accostavano alle nostre epiche imprese con la “Palla a Spicchi”. La domanda è: dal suo punto di vista, la Juve Caserta, è nella condizione di considerarsi già un brand? In caso contrario, cosa mancherebbe? C’è fame di importanti risultati o il nostro retaggio calcistico ci limita?
R. Sicuramente è un Brand, perché ha una storia che vale. Esistono altre società che hanno maggiori qualità delle nostre, senza dubbio, ma hanno storia recente e corrono maggiori rischi di essere dimenticate, se venissero meno per qualche ragione. Ha un potenziale di sicuro perché, a parte la “S.S.Felice Scandone Avellino 1948”, la Campania ed il Sud, in generale, NON esprimono pallacanestro di vertice quanto il Nord Italia. Quindi, è più possibile catalizzare attenzioni su un territorio più vasto come il meridione, che cerca alternative al calcio. Inoltre, ritengo che la pallacanestro sia più divertente da vedere, rispetto al Calcio. Credo sia questo a renderla più attraente alle famiglie, nonostante abbia regole di gioco più complesse. Insomma è più a dimensione d’uomo, sotto tutti gli aspetti. Però ha anche un grande handicap, legato agli introiti: di molto inferiori alle spese.
D. Dunque, quali azioni intraprendere affinché ci sia una svolta a Caserta?
R. Chiariamo subito una cosa, sfatando falsi miti: oggi si fa fatica a trovare un bilancio in attivo in Legabasket Serie A. Soprattutto a livello televisivo, le entrate sono bassissime e credo che sia compito della Lega rilanciare la Pallacanestro in Italia, altrimenti rimane un palcoscenico per pochissime realtà che, di fatto, vedono il campionato come una necessità per essere poi protagoniste in Europa. Vedi l’Olimpia Milano: il divario è incolmabile rispetto alle altre squadre. Per ovviare, serve la passione di un singolo imprenditore, che può non bastare per ovvi motivi, o lo sforzo di più Società locali alle quali, però, si deve dare qualcosa in cambio. Non mi piace parlare solo di “doveri”, da parte dell’imprenditoria locale: bisogna dare qualcosa in cambio, in termini di visibilità, a chi partecipa anche al di fuori dalle mura del Palamaggiò. Ed è compito del Marketing mettere in pratica le iniziative in tal senso. Ritengo che, in questo momento, gli sforzi dell’attuale squadra marketing JC stiano dando i primi frutti: mettiamoli in condizione di fare ancora altri passi. Inoltre, anche le sinergie con la Reggia di Caserta (Palazzo Reale) credo siano un altro modo per dare visibilità a chi investe nella pallacanestro a Caserta. Finora non sono mai state sfruttate. O forse in modo molto residuale.
D. Ecco, invece, una domanda suggerita proprio da alcuni nostri followers. In azienda, avete mai preso in considerazione il lancio di un formato di pasta, a tema Juve Caserta? Chessò: i “canestrini”, o “cestini”, così, tanto per dire?
R. Esistono motivi tecnici che rendono complicato la riproduzione di formati di pasta con forme atipiche. Le tirature che ne scaturirebbero, per rendere l’investimento fattibile, sarebbero anche alte, quindi…
D. Questa estate, Ferrarelle, è entrata nell’organico come, main sponsor – anche grazie alla solerte ed ammirevole campagna di “sensibilizzazione” fatta dai ragazzi della “Curva” (e per questo sentiamo di mostrare gratitudine) – accanto a Pasta Reggia… Il loro arrivo, avvenuto direttamente dalla “porta di ingresso”, è stato fortemente manifestato e salutato dalla Piazza favorevolmente. Ma, in un ottimale schema organizzativo, la scelta è stata poi apparire come secondo sponsor, attraverso il marchio Santagata. Ora, guardando al futuro del sodalizio bianconero, è lecito immaginare che nel prosieguo possa esserci un avvicendamento nelle posizioni tra sponsor?
R. Certamente è possibile che, un gruppo importante come Ferrarelle, possa diventare primo sponsor. So di certo che erano pronti ad intervenire già quest’anno, dimostrando sempre interesse sul territorio. Con loro il rapporto è ottimo.
D. Sempre guardando al futuro, ipotizzando un totale disimpegno di Iavazzi, è stata considerata l’opzione di acquisire una fetta delle quote societarie? Inoltre, a più riprese, si è parlato di consorzio: sareste disposti a farne parte o a fare da traino per il coinvolgimento di altri imprenditori sul territorio?
R. L’idea del Consorzio di aziende locali è interessante, ma occorre capire che tipo di ritorno avrebbero le realtà coinvolte. Circa, poi, una nostra possibile acquisizione diretta di quote JC, rispondo che non so se potrebbe interessarci! La qualifica di sponsor di maglia costa molto, ma ha dei contorni definiti, in termini di spesa e gestione. Per noi NON ci sarebbe il tempo per gestire un business sconosciuto, senza averne di fatto alcuna esperienza, anche se fossimo accompagnati ad altre società in quest’avventura. Forse il miglior esempio in Italia, di gestione societaria, è quello della Grissin Bon Reggio Emilia: basta guardare la casacca per capire la valenza delle aziende coinvolte. È ovvio che sono riusciti a convincere Sponsor di rilievo, e a dare un ritorno agli stessi, dal più grande al più piccolo.
D. Basket, territorio ed economia: la chiave per una rinnovata, e più estesa, sinergia tra club e aziende, potrebbe essere ricostruire un’identità?
R. Direi proprio di sì. Cito di nuovo l’esempio della “Pallacanestro Reggiana”: loro, puntando sull’italianità della squadra, hanno caratterizzato bene la loro identità. Gli sponsor ed il pubblico sono attenti a scelte societarie definite, che contraddistinguono la squadra, talvolta ancor più dei risultati finali maturati sul campo. Immaginiamo, ad esempio, una squadra sorprendentemente giovane, piena di Juniores, che riesca a primeggiare. Magari non vince, ma richiama attenzione anche dei media. Perché comunica bene e fa simpatia. In questo modo trovi investitori più agevolmente. Certo, l’identità conta!
D. In conclusione. L’esperimento condotto dall’Associazione “Io sto con la Juvecaserta”, e la sincera ed ampia partecipazione di tutti gli artisti coinvolti, ci ha dimostrato due cose. In primis: un largo margine di sensibilizzazione, su cui esercitare profittevolmente marketing; in seconda battuta, ancora quella atavica “incertezza” nel partecipare col proprio portafoglio, al di là dell’abbonamento. La domanda è: come superare un gap, a questo punto, di mero retaggio culturale? Se volessimo ipotizzare di coinvolgere, in quota minoritaria, gli istituti di credito territoriali, “sollevando” definitivamente la Politica dall’incombenza, lei ritiene che tale opzione possa agevolare la partecipazione di tifosi e cittadinanza, alla creazione di una solida base patrimoniale per il futuro? Insomma, il futuro potrebbe passare anche per la sottoscrizione di quote Juve Caserta allo “sportello”?
R. Io sto con la Juve Caserta è stato un sorprendente, oltre che utile, modo per sensibilizzare l’opinione pubblica verso la questione. Un volàno affinché la politica si interessasse alla squadra. Anche economicamente, il contributo è stato rilevante. Ma non credo in un azionariato diffuso, almeno non di maggioranza. Tecnicamente è possibile, ma di fatto vedo la cosa molto problematica. Ancor meno, vedo le banche del territorio interessate alla causa bianconera. Ci dovrebbe essere un interesse economico che fatico a trovare nella gestione diretta, mentre diversa è la loro partecipazione in qualità di sponsor. Alla fine, il modo migliore per partecipare, rimane quello di abbonarsi. Rispetto a piazze come Bologna (Bologna, Italy), siamo ancora lontani nei numeri. Io sogno un palazzetto che superi 5.000 presenze ogni domenica. Invece, troppa gente viene a vedere la partita quando i biglietti sono omaggio o quando i prezzi sono super scontati, come in occasione dell’ultimo incontro contro Trento la stagione passata. Uno spettacolo stupendo, pagando solo 1€: un po’ troppo poco per una piazza che ambisce addirittura a contribuire con un Azionariato popolare. Spero che la stagione in corso sia ricca di successi, e certamente auspico un palazzo pieno di gente e più caldo del solito. «Un augurio che condividiamo pienamente anche noi. Grazie dott. Pallante, e arrivederci a presto. Magari su un PlayGround, per un “tre contro tre”, chissà…» «Grazie a lei ed allo staff di Libero pensiero Bianconero. Saluto con affetto anche tutti i tifosi ed i vostri lettori. Quanto alla proposta sui playground, dico che non amo fare promesse che non posso mantenere. Forza JuveCaserta…»
A conclusione di questa interessantissima intervista, emergono con chiarezza due riflessioni importanti. La prima: il binomio tra aziende del territorio e club, non è più così scontato. Ogni sforzo finanziario, canalizzato dalle imprese locali, non può affatto prescindere dall’attuale quadro macroeconomico globale. Seconda riflessione: l’atteggiamento dei Tifosi deve cambiare. Ci deve essere più coerenza e più “comunione” tra aziende/sponsor e tifosi che, in un tale contesto, assumono il doppio ruolo anche di supporter e di consumatori. Da questo punto di vista, il proscenio cestistico, osservato dalle imprese, riteniamo rappresenti un affidabile e ghiotto segmento su cui puntare strategicamente risorse di marketing. Il futuro, del resto, non è ancora scritto e tutto si può ancora fare: è il nostro umile pensiero!
Carmine Covino
Libero Pensiero Bianconero