AVERSA – Per le innumerevoli emozioni vissute durante il derby, lo spettacolo si addiceva più ad un giro sulle montagne russe. Per tutti i novantasette minuti, gli spettatori presenti nei settori locali ed ospiti del “Bisceglia” si sono goduti una partita piena di colpi di scena. Veri e propri fuochi d’artificio che sono valsi il prezzo del biglietto per quei pochi, 400 persone circa tra sostenitori dell’Aversa Normanna e Gladiator, che ieri hanno preferito assistere ad una partita di calcio giocato. Un pugno nel cuore soprattutto per l’ingegnere Giovanni Spezzaferri che, nell’intervista post-gara, ha evidenziato il numero esiguo di sostenitori di Aversa, tanto che non era difficile rendersi conto che le persone provenienti da Santa Maria Capua Vetere superavano il pubblico locale. E’ vero che le due città distano appena quattordici chilometri, però se tanti tifosi normanni sono stati ammaliati dalle comodità del divano di casa e prediligono le partite di Serie A, è logico che nella testa del presidente sorgono tanti dubbi sul proseguimento di un’avventura nata dodici anni e suggellata dalla presenza per sette anni in Lega Pro.
LA BELLEZZA NON CONCRETIZZATA. Non c’è dubbio che l’Aversa Normanna sia la squadra più giovane del girone. Basta leggere la distinta e vedere che il più “anziano” è l’attaccante classe ’92 Cartone che parte dalla panchina ed addirittura viene espulso nei minuti di recupero. Oltre a lui, tutto il resto della squadra scende sotto il 1994 come anno di nascita, con cinque under partiti titolari e sette quelli che si sono trovati in campo nella parte conclusiva del match. Un dato anagrafico spaventoso in una categoria in cui gli allenatori pensano unicamente a schierare i quattro under obbligatori. Nonostante la giovane età, gli aversani giocano bene, giostrati da un vero maestro come Mauro Chianese a cui va fatto un plauso per aver puntato sul 4-2-4 dopo appena mezz’ora (una scelta che in pochi avrebbero fatto). Per larghi tratti dei novanta minuti, i ragazzini terribili giocano meglio del ben più esperto Gladiator, con una manovra ordinata basata sui fraseggi bassi. Quello che manca è la finalizzazione, infatti diverse sono le chance mancate che avrebbero potuto dare un esito diverso al match. Basta ricordare la doppia chance di Guillari ed il rigore fallito da Marzano nel finale. Errori che in gioventù possono capitare, al pari del mancato sfruttamento dei quaranta minuti di superiorità numerica. Ma quando si costruisce una squadra giovane, certe problematiche bisogna metterle in conto e questo, il ds Michele Orabona come anche l’allenatore Mauro Chianese, lo sanno molto bene. Ma se Marzano avesse concretizzato il rigore all’85’ ora staremmo parlando di un’altra partita.
IL GLADIATOR RINASCE NELLA SOFFERENZA. La squadra incolore e senza mordente, vista all’opera fino a due settimane fa, è scomparsa ed ha lasciato spazio ad un team intraprendente. Nonostante il gioco non sia ancora quello che Teore Grimaldi ama inculcare ai suoi interpreti, il Gladiator è tornato ad essere reattivo. Risponde ai colpi avversari ed è spietato sotto porta, caratteristica di cui si erano perse le tracce nelle ultime settimane di gestione Squillante. Chissà cosa sarà scattato nella testa dei giocatori, fatto sta che due vittorie consecutive hanno risollevato il morale di un intero ambiente che sembrava completamente depresso. Al cospetto dei ragazzini terribili di Chianese, Del Sorbo & soci resistono all’approccio focoso locale e poi sbloccano il match alla prima vera occasione. Da migliorare i meccanismi difensivi mentre in avanti si trova il goal con maggiore frequenza, grazie anche agli evidenti errori dei padroni di casa. Se c’è un rammarico nel team neroazzurro, è quello di non aver addormentato il match nei momenti in cui è stato siglato il doppio vantaggio. Infatti, dopo i goal di Del Sorbo ed Anzalone, i sammaritani non sono riusciti a frenare l’impeto della baby-gang aversana. Va detto che l’inferiorità numerica, causata dall’espulsione di Manzi, ha pesato e non poco, ma l’esperienza di gente come Maurizio Maraucci, Nicola Lagnena e Gismondo Gatta ha permesso di perdere minuti preziosi. Il tanto decantato “mestiere” che non è appartenuto all’Aversa. E poi alla fine ci ha pensato Zeoli ad abbassare la saracinesca, regalando al Gladiator un blitz nel derby che mancava da anni.