Vi siete mai chiesti cosa sia lo “zoccolo duro”? Mai provato a darne una definizione? Secondo il ‘dizionario internazionale’ -non noi eh, ma il dizionario- lo si può definire, in senso lato, come: «[…] Un gruppo, un movimento, un’associazione, un partito o, più in generale, “la parte più fedele e tradizionalista”.» Quella che, in alcuni casi, si mostra anche restia ad eventuali mutamenti o trasformazioni. Però non qui; non nel nostro caso. Ma questo, lo aggiungiamo noi. Adesso. Le sue origini, invece -primi anni ’80- vanno ricercate nel linguaggio politico di quel tempo. Nella fattispecie, l’espressione va interpretata nel senso di “nocciolo duro”; ossia: la parte essenziale, l’elemento fondamentale, il punto principale. Esattamente, l’elemento fondamentale: ossia il pubblico. E qui viene il bello: quanto è grosso questo, “elemento fondamentale”? Quanto vale -anche economicamente- questa “parte essenziale”? Alla domanda si potrà replicare: facile, basta verificare le statistiche di affluenza nei palazzetti. E vediamo un po’, allora: su una media di oltre 4.300 presenze, la Juvecaserta, perde -sempre in media- circa 270.000€ a stagione, anche grazie a strategie di ticketing masochisticamente generose, pur di riempire il ‘Palazzo’. In parole povere, rispetto al dato nazionale, Caserta regala almeno un 40% dei potenziali incassi al botteghino, ad una nutrita platea di ‘portoghesi’. Peccato, però, non lo siano di nazionalità. Si badi però: nella stima, non si è tenuto conto dei benefit alle scuole di basket, agli sponsor ed ai ragazzini sotto una certa età. Stiamo parlando di oltre 1.600/1.700 ‘anime’ non paganti, forse di più. A nostro avviso, un numero spropositato per il fragile sodalizio casertano. Inaccettabile. Irresponsabile. Ne consegue che, il costo p/c per ripianare la perdita, è di circa 62€ a cranio, da spalmare sul totale delle presenze JC. Lo sapevate? Bene, speriamo cambi la tendenza, perché siamo davvero fuori mercato, fuori da ogni regola, da ogni competitività. Fatta questa analisi, si potrebbe azzardare: quindi, lo “zoccolo duro”, non è ovviamente 4.300 persone, ma dobbiamo sottrarne circa 1.700, giusto? No, per niente: è sbagliato. Il “nocciolo duro”, non è di 2.600 tifosi -di cui, circa 1.500, con abbonamento pagato quasi a prezzo pieno- ma molto meno. Lo “zoccolo duro”; “l’elemento fondamentale”; la “parte essenziale”, quella vera, è di appena 200 fedelissimi, e vale poco più di 53.000€. Ossia, coloro che hanno accettato la proposta di “Io sto con la Juvecaserta”, versando il contributo in base alle singole potenzialità. Eccolo qua, bello bello. Dite la verità: c’è di che esser fieri? Si può ben sperare in un futuro di prosperità? Beh, certo che no. E perché no? Che diamine sta succedendo a questa città? Non è difficile da scoprire: basta fare qualche onesta riflessione: dunque… Alla fine del secolo scorso, Caserta, era conosciuta come una delle più interessanti concentrazioni di artisti, intellettuali e talenti sportivi nazionali. Avevamo una squadra di Basket invidiata in tutta Italia, e frotte, eserciti di ragazzi che socializzavano anche attraverso la pratica sportiva. Certo, all’epoca non esistevano i social network. Oggi, invece, il dramma è sotto gli occhi di tutti: negli ultimi 15/16 anni, amministrare, ha solo prodotto dissesto, senza dare troppo valore allo sport. Nemmeno dal punto di vista logistico: basti pensare che, in caso di necessità, un’alternativa al Palamaggiò, praticamente non esiste. Non sapremmo dove andare a giocare, salvo mettersi in auto per coprire un bel po’ di km. Tornando alla politica, per l’esattezza, ‘l’eredità’ (cioè il debito) consegnato ai casertani, ammonta a ben 200 mln€: lo sapevate? E vi sono note anche le implicazioni a lungo termine? Molto bene, ma non basta: Caserta vanta anche le aliquote di tributi locali fra le più alte d’Italia. Senza contare, poi, un commercio letteralmente in ginocchio. Per cui, in un tale clima decadente, non è difficile immaginare come tutto sia correlato; città-territorio-istituzioni-tifosi: è tutto proiettato ‘al ribasso’. Anche la stessa società. Tutto l’insieme, ahinoi, viene ovviamente percepito male dal ‘sistema impresa locale’. E gli sponsor, latitano. D’altronde, il PIL della provincia, non incoraggia certo l’ottimismo. Ma vi diamo una notizia clamorosa: Caserta è la prima provincia italiana, per numero di imprese nuove, nel periodo 2015-2016. Chi l’avrebbe detto eh? Dunque, i problemi ci sono e sono tanti. Ma tante sono anche le ‘eccellenze’, i brand, e le realtà economiche locali di cui essere fieri. Siamo proprio certi che siano state sondate proprio tutte? Siamo proprio sicuri sia stata presentata loro una proposta credibile, che invogliasse a sfruttare il marchio JC? Siamo davvero sicuri che il vero problema non lo si possa risolvere cambiando, magari, approccio? Metodo? Elevandone la professionalità? Chessò, magari sfruttando un autorevole ‘centravanti di sfondamento’? Uno a cui risulti davvero difficile dire di no. In unltima analisi, consideriamo questo dato: al 31/12/2013, il saldo di tutti i c/c bancari, conti postali e affini, -nella prov. di CE- superava i 12 miliardi di €. Quindi, non veniteci a dire che c’è a crisi, perché il problema non risiede lì. Si tratta essenzialmente di un gap culturale: nel giro di quasi 20 anni, siamo culturalmente e socialmente regrediti. E, restando sempre in tema di danari, poi chiudiamo, teniamo presente che: «La differenza tra, mettere i soldi e parlare di soldi, sono i soldi…» Per l’appunto. Forza Juvecaserta. Sempre!
LIBERO PENSIERO BIANCONERO