E’ una domenica di 25 anni fa. 2 giugno ’91, data storica e indimenticabile per i tifosi della Casertana. Al Pinto arriva il Monopoli. Servono due punti per essere matematicamente in serie B. E’ stata una cavalcata lunga, la rincorsa ha portato il traguardo vicinissimo, serve l’ultimo sforzo. Si gioca alle 16 ma due ore prima quindicimila persone (le cronache dell’epoca parlano di tredicimila ma ne sono molti di più) sono già assiepate sugli spalti. Fa caldo, l’ansia e la tensione si avvertono. Ma nello stesso tempo la consapevolezza che si sta per raggiungere qualcosa di straordinario. Suppa, Serra, Campilongo. Pugliesi annichiliti, la B si concretizza. Lacrime in campo e sugli spalti. Caserta è tornata tra i grandi del calcio. E’ un anniversario da ricordare e raccontare. L’abbiamo già fatto nel dvd “1991-2016 la storia ritorna’ ma è bene riportare anche qualche battuta di quei fantastici protagonisti.
“Quando si parla di Casertana mi vengono i brividi – dice Marco Serra – perché la Casertana ha rappresentato un momento bellissimo della mia carriera. Tutta quella gente allo stadio, il calore del tifo ti spingeva oltre ogni difficoltà. Fu qualcosa di meraviglioso”. Pino Cristiano non ha dimenticato l’entusiasmo di quella stagione: “A Caserta sono legato da ricordi indelebili che non potrò mai dimenticare. Vincemmo perché eravamo un gruppo unito e formato da grandi calciatori. Dopo un girone di andata pieno di alti e bassi ci riprendemmo alla grande e chiudemmo in testa al girone anche davanti al Palermo. Qualcosa di veramente straordinario. A distanza di 25 anni sembra ieri che festeggiavamo in giro per la città imbandierata”.
Roberto Rovani fu protagonista nella prima parte del campionato. Sei gol prima di un infortunio che lo tenne fuori fino alla primavera: “Non so se eravamo davvero i più forti del girone. Sta di fatto che riuscimmo a rimontare otto-dieci punti al Palermo dalla fine del girone di andata quando la vittoria valeva ancora due punti. Il merito fu soprattutto della società che a novembre con i risultati che non arrivavano avrebbe potuto stravolgere tutta la rosa e invece decisero di andare avanti. Io sarei potuto andare in B al Brescia e invece il presidente Cuccaro mi volle tenere a tutti i costi. Fu una scelta giusta perché continuai a segnare prima dell’infortunio. Un anno indimenticabile in cui ogni cosa andò al posto giusto e poi con quel tifo magico fu davvero tutto più bello”.
Nel racconto di Andrea Manzo traspare un velo di nostalgia e anche di tristezza nel ricordare i tempi andati. “E’ stato un onore far parte di quella squadra composta da uomini e calciatori eccezionali. Il presidente Cuccaro, il ds Grillo, il dottor Bove fecero qualcosa di inimmaginabile dopo le prime giornate. Non persero mai la speranza ed ebbero ragione. Loro ci credevano e ci credemmo anche noi col passare delle giornate. Il nostro segreto? Dire il gruppo è scontato, ma fu veramente così. Eravamo una famiglia e a quei compagni resterò legato fino alla fine”.
E’ il turno di Giordano, recordman in rossoblù: “Caserta ho sempre detto che è stata casa mia. In quella stagione riuscimmo a regalare e regalarci gioie straordinarie. Vincemmo perché eravamo uniti e probabilmente anche i più forti. C’erano tutti gli ingredienti per fare bene nonostante una partenza piena di problemi. Subimmo soltanto due reti nel girone di ritorno, credo sia un record ancora imbattuto. La dice lunga sulla tenuta della squadra”. Non dimentica il bagno di folla Fabio Petruzzi: “Quando festeggiammo in giro per la città avevamo difficoltà a muoverci per le persone che c’erano. Riuscimmo ad affollare il Pinto quasi ogni domenica. Eravamo davvero forti”. Poi un retroscena: “All’inizio non giocavo e volevo smettere col calcio. Poi una domenica Manzo era squalificato e il mister avanzò un mio compagno a centrocampo facendomi giocare dall’inizio. Da quel momento diventai titolare. Nella vita e nel calcio ci vuole anche un pizzico di fortuna e da quel momento per me iniziò una nuova carriera”.
Caserta e la Casertana furono una vetrina per Pasquale Suppa che anni dopo avrebbe vinto col Piacenza e Perugia giocando anche in massima serie. “Tutto il settore giovanile con quella maglia, l’esordio in prima squadra, i gol, la promozione, l’esordio in B. Sono ricordi incancellabili. A Caserta devo molto perché mi ha dato l’opportunità di crescere e farmi notare. Quel gol al Monopoli spalancò le porte della promozione. Ma ne segnai anche un altro qualche settimana prima col Palermo, forse ancora più importante. Fu un anno d’oro per noi. Ricordo le partite, le vittorie, un pubblico pazzo di gioia. Sono trascorsi 25 anni ma sembra davvero ieri”.
Record di oltre 900 minuti di imbattibilità per Luca Bucci che come Petruzzi ebbe un avvio in salita. “Con l’arrivo di mister Lombardi – racconta – giocai titolare. Debuttai a Catania, vincemmo e da quel momento il tecnico mi diede fiducia. Fu il mio primo campionato lontano da casa, ero giovane e vincere fu straordinario. Col Monopoli c’erano persone arrampicate sui pali della luce per non perdere l’appuntamento con la storia. Quelle sono immagini che hanno messo ormai le radici nella mia mente”.
Restando nel reparto difensivo, Gennaro Monaco non ha dubbi: “Eravamo più forti di quel Palermo che forse aveva giocatori di qualità, ma non la nostra amalgama. Noi eravamo amici anche fuori dal campo. Soprattutto fuori. Trascorrevamo molto tempo insieme e alla fine i risultati si sono visti. Ho girato molto l’Italia e uomini straordinari come Cuccaro, Bove e Grillo ne ho visti pochi. Il mio ricordo è legato a loro, a quella passione che ci trascinava. A quel tifo senza rivali, quindicimila persone a sostenerci, il boato, gioia incredibile. Caserta ha meritato di avere una squadra e una società come quella”.
Il bomber Campilongo torna spesso in città e i suoi sono ricordi sempre vivi: “La famiglia Cuccaro, il quartier generale Reggia Palace Hotel. Tanto amore per la Casertana alla fine non poteva non portare in serie B. Ricordo le difficoltà iniziali, la sconfitta di Monopoli ci fece toccare il fondo. Poi pian piano ci rialzammo e iniziammo a vincere. Eravamo imprendibili, consapevoli di poter regalare al territorio un sogno che inseguivano da decenni. Il 2 giugno di ogni anno è sempre una data un po’ speciale perché l’impresa di quell’anno non si dimentica”.
Luccicano gli occhi a Teodoro Piccinno, imprendibile sulla fascia e precisissimo nelle sue lunghe rimesse laterali: “Arrivai a Caserta con la voglia di salire in B. Dopo il primo tentativo ci riuscimmo e ricordo lo spettacolo sia in campo che fuori. Festeggiammo per giorni, una città letteralmente impazzita. Sono passati venticinque anni, ma io non posso dimenticare le strade imbandierate, la statua di Vanvitelli con drappi rossoblù. Tutto faceva parlare di noi, qualche giorno prima la Phonola vinse lo scudetto e fu di buon auspicio per la nostra promozione. Era una rosa fortissima, uno spogliatoio molto unito formato da uomini veri. Calciatori che poi hanno fatto strada giocando in grandi club, alcuni anche in nazionale”.
Segnò un gol fondamentale col Catanzaro all’88 e Raffaele Cerbone ricorda ogni dettaglio: “L’incontro non si sbloccava. Terreno viscido, grande tensione in campo perché era una partita delicata per entrambe. Alla fine mi ritrovai in una mischia a colpire il pallone in area che rotolò lentamente in gol. Per me fu una grande soddisfazione e forse anche il segnale che stavamo per compiere un’impresa memorabile. Dopo ho giocato per molti anni in B segnando tanto, ma la Casertana resterà a vita nel mio cuore. Quel 2 giugno mi ha segnato perché uscire dagli spogliatoi per il riscaldamento e vedere tutte quelle persone che ti incitavano e come noi avevano la tensione alle stelle con il traguardo a portata di mano non ha prezzo. E me le porterò dentro finché vivrò”.
Deus ex machina di quel ’90-’91 fu il presidentissimo Enzo Cuccaro. Ha gli occhi lucidi quando si parla della sua Casertana, di quei calciatori che ha sempre considerato come figli. “Sono rimasto legato a tutti indistintamente. Mi hanno regalato gioie enormi e sarò per sempre grato a tutti coloro che contribuirono al raggiungimento di quella meta. Avrei voluto fare anche di più per la Casertana, ma non me ne fu data l’opportunità. Il calcioscommesse, lo spareggio di Ascoli, il fallimento. Avremmo meritato una storia diversa. La svolta? A Monopoli perché perdemmo e ci allontanammo dai primi posti. Sembrava impensabile vincere il campionato, ma dopo aver messo ordine nello spogliatoio ripartimmo. La domenica successiva battemmo la Ternana e iniziò il grande cammino verso la B. Credevo talmente tanto nelle qualità di quei ragazzi che decisi di stipulare un’assicurazione con i Lloyd di Londra. E alla fine tutti gli sforzi e investimenti vennero ripagati”.
Il direttore sportivo Grillo ebbe la felice intuizione di scegliere Adriano Lombardi dopo il ko interno contro il Perugia. “Eravamo amici da tempo – racconta – e quella domenica di settembre era in tribuna con la sua compagna per assistere all’incontro. Non c’era nulla di premeditato, semplice casualità. Il giorno dopo lo chiamai proponendogli di allenare la squadra. Lui l’aveva vista qualche ora prima e accettò subito. Iniziò così l’era Lombardi che culminò il 2 giugno 1991. Battemmo il Monopoli davanti a quindicimila persone, ma forse anche di più. La città impazzì letteralmente e fummo considerati veri e propri eroi. Con Cuccaro e Bove eravamo una cosa sola. Le cena al Reggia Palace, le lunghe riunioni, sempre a contatto con i tifosi. C’era una fiducia ed entusiasmo incredibile anche se il girone di andata lo giocammo sottotono. Ci mettemmo un po’ per inserire i giovani che avrebbero avuto una carriera importante. I vari Manzo, Campilongo, Serra e Giordano fecero da chioccia e raggiungemmo la cadetteria con un turno d’anticipo. Giocavamo a memoria offrendo anche un bel calcio. Se la mia carriera è stata importante lo devo soprattutto alla Casertana e alla famiglia Cuccaro”.