MARCIANISE. Nella suggestiva cornice del complesso commerciale “La Reggia Outlet” di Marcianise, l’ex campione del Milan e della Nazionale Italiana Gianni Rivera ha presentato la sua autobiografia ufficiale oggi pomeriggio, venerdì 29 aprile. Tante sono le persone che hanno voluto presenziare all’incontro con uno dei calciatori più importanti della storia italiana, che nel 1969 è stato premiato dalla rivista France Football con il Pallone d’Oro: riconoscimento per quello che viene considerato il miglior calciatore del Mondo per l’intera annata. Vincitore con i diavoli rossoneri di tre scudetti, quattro Coppe Italia, due Champions League (all’epoca si chiamava Coppa Campioni), due Coppe delle Coppe, una Coppa Intercontinentale, è stato tra gli artefici dell’unico trionfo della Nazionale Italiana negli Europei del 1968 in Italia, mentre per quanto riguarda il Mondiale, ha sfiorato il successo nel Mondiale Mexico ’70, quando perse la finale contro il Brasile.
L’AUTOBIOGRAFIA. A moderare l’incontro il rappresentante dei giornalisti sportivi della Campania Pierpaolo Petino che, grazie a tante domande, ha ripercorso cinquant’anni di fama del pluripremiato atleta di Alessandria, con aneddoti, storie e racconti. Il noto calciatore, che ha rivestito anche ruoli parlamentari e governativi nella sua vita, spiega cosa l’ha spinto a fare un’autobiografia: “Mia moglie già da qualche tempo mi aveva proposto di inserire in un’autobiografia tante di quelle foto, avvenimenti, racconti, storie della mia vita calcistica. Così, dopo una meditazione, le ho date il benestare per questa idea”.
IL MILAN. Rivera ha raggiunto il picco della sua carriera con il Milan con cui ha giocato dal 1960 al 1979 dopo due stagioni disputate con la squadra della sua città natale, l’Alessandria. Alla domanda se c’è mai stata la possibilità di vestire la casacca bianconera lui risponde: “Era un periodo in cui non contava tanto il parere del calciatore ed io allora non aveva preferenze. Solo dopo la fine della mia carriera venni a sapere che la Juventus aveva fatto un provino con me e mi aveva scartato. Nonostante vivessi in Piemonte, il Milan mi vide giocare e mi acquistò quando avevo appena diciassettenne anni. Con i colori rossoneri ho vinto tanto e sono contento”.
IL 4-3. Immancabile la domanda sul famoso 4-3 tra Italia e Germania, nella semifinale del Mondiale di Mexico ’70: “Tanti mi hanno incolpato delle responsabilità del goal del 3-3. Purtroppo la palla superò il nostro portiere Albertosi ed io che ero l’unico posizionato sulla linea provai a difendere la porta con l’anca. Andò male, così dopo la loro esultanza volevo mangiarmi a morsi i tedeschi. Partì da solo ma vidi che le maglie bianche erano tante, così passai sulla destra per Boninsegna. Dopo qualche attimo la palla ritornò verso la mia posizione e guardai il portiere: volevo calciarla in una direzione poi cambiai pensiero perché vidi che Maier avrebbe potuto intuire le mie intenzioni. Ed addirittura cambiai anche piede, infatti calciai con il destro: cosa che mi ero completamente dimenticato, infatti solo alcuni giorni dopo a casa mi resi conto di come avevo segnato il goal del 4-3”.
PELE’ O MARADONA? In conclusione, con quel grande charme che lo ha sempre accompagnato sia in campo che fuori, il Golden Boy non ha dubbi nell’individuare il giocatore più forte della storia del calcio: “Maradona è stato un fenomeno assoluto ma Pelè era un gradino sopra. Non perché abbia giocato nella stessa fase calcistica, credo che il campione brasiliano abbia qualcosa in più”. Gianni Rivera, uomo dalla stima sconfinata che ha innalzato il calcio a magia con la sua classe, lascia il segno anche con il suo pensiero. Mai banale, sempre mirato a dire qualcosa che possa ampliare la conoscenza altrui su argomenti e vicende vissute. Nello stesso modo in cui era calciatore, quando dipingeva lanci perfetti per i compagni di squadra e segnava reti di una bellezza inaudita.