E’ il 13 settembre ’92. Siamo al 35’ del primo tempo quando Campilongo calcia in maniera impeccabile il rigore che regala il successo alla Casertana. Per il secondo anno di fila i rossoblù sbancano Catania e volano in testa alla classifica. “Fu una grandissima partita – ricorda l’attaccante oggi allenatore – giocata contro un avversario tosto e su un campo non sempre fortunato per la Casertana. L’ultima mia rete con la Casertana, indimenticabile. Vincemmo con merito anche se avremmo potuto segnare diversi gol. Peccato perché fu l’ultimo successo in trasferta per me e dopo poche settimane andai via”. Sabato i rossoblù torneranno al ‘Massimino’ dopo ben 24 anni di assenza. Sarà una partita importante per entrambe. “Sicuramente – continua Campilongo – ma la Casertana la deve affrontare con la calma e lucidità del girone di andata. Se la squadra riuscirà a ritrovare quelle caratteristiche che l’hanno fatta volare nella prima parte di stagione può tranquillamente tornare in vetta. Il tempo per recuperare c’è anche se la concorrenza è spietata”. Classifica piuttosto corta, ma adesso guida il Benevento: “Io non sottovaluterei neppure il Lecce che in questo momento è in grande forma. Sono loro ad avere una marcia in più. Ad esempio Foggia e Cosenza non hanno le caratteristiche, almeno per ora, per reggere il passo. Se poi la Casertana riuscirà a ritrovare quell’armonia che sembra essersi ridotta in queste settimane allora potrà rientrare in corsa per qualcosa di stupendo”. Gli ultimi giorni sono stati abbastanza intensi con voci e smentite che si rincorrevano. A non convincere anche il mercato invernale che invece di rinforzare ha letteralmente rivoluzionato la rosa: “Quella ad esempio è stata una cosa che non avrei permesso se fossi stato l’allenatore. Alla Casertana non servivano sette innesti, ma un paio al posto giusto. Un azzardo la cessione di Rajcic così come non aver ingaggiato un vice Mangiacasale. Con pochi ritocchi non sarebbe cambiato nulla e probabilmente starebbero ancora lassù. Ora serve ritrovare certezze e consapevolezza di poter essere ancora competitivi. Ma senza pressioni perché sarebbe tutto più difficile. I risultati aiutano a risollevarsi. Ecco perché un successo a Catania sarebbe fondamentale”.