La matematica non è un’opinione. Sei punti in cinque partite con due vittorie gettate alle ortiche per non aver saputo amministrare il vantaggio (Paganese e Catanzaro), un successo a Melfi pur senza convincere e il pari ‘farsa’ con il Lecce subendo il gioco dei salentini. Ieri la sconfitta di Matera ha fatto traboccare il vaso. Perdere fa parte del gioco, ma non in quel modo. Una prestazione ai limiti dell’indecenza con calciatori di grandissima esperienza ma non dimostrata sul rettangolo verde. L’assenza di Capodaglio non può essere un alibi perché sono stati presi giocatori scelti con criterio. E’ stato lasciato (pardon fatto) partire Rajcic che era l’alter ego di Capodaglio. Agyei in posizione di regista non ha dato i frutti sperati anche se il ghanese non giocava da due mesi. Matute è un oggetto misterioso che dopo una buona prova offerta a Pagani è letteralmente sparito. I leader (o presunti tali) non si sono visti venendo completamente travolti dagli avversari. E’ la terza volta su quattro che la Casertana perde male. E non bisogna prendersela neppure con l’arbitro perché rigore a parte (molto discutibile) ha svolto il suo lavoro senza grossi errori o sviste. La Casertana deve prendersela solo con se stessa e a questo punto è il momento della svolta. Nel mercato invernale sono arrivati ben sette calciatori, forse pure troppi. Una vera rivoluzione che per adesso non sta dando frutti. Bisogna cambiare qualcosa negli uomini e modulo. Romaniello ha provato qualcosa di nuovo in settimana e ha calciatori capaci di adattarsi a nuove soluzioni. D’altra parte il 3-5-2 ha dato grossi risultati, ma è un gioco praticamente imparato a memoria da ogni avversario di turno. Giannone, Negro, De Angelis, Jefferson, Alfageme, Mangiacasale, Mancosu, c’è solo l’imbarazzo della scelta per scegliere quale tridente scegliere. Da martedì si dovrà cambiare mentalità perché le prossime tre gare potranno essere decisive. Juve Stabia, Cosenza e Catania, tre esami da superare a pieni voti che tradotto in parole povere significa nove punti. Non si ha altra scelta se si vuole continuare a cullare un sogno atteso oltre vent’anni.