Nel 1986, il gruppo americano ‘The Bangles’ partoriva la sua hit più famosa: Manic Monday. E’ stato un vero Manic Monday (frenetico lunedì) per la Juvecaserta ed i suoi 50 tifosi (accompagnati dai fratelli della Fossa) nella tana delle Vu Nere. Senza Siva e Jones gli uni, senza Ray e con Pittman al 10% gli altri, è uscita fuori una partita non bellissima, esteticamente parlando, ma clamorosa per intensità ed energia. L’ha vinta Caserta con pienissimo merito avendo condotto le danze per 38’ prima di fare harakiri nel finale: per fortuna ci hanno pensato Amoroso, Hunt e Gaddy (libero sbagliato) ad allungare l’agonia all’overtime dove ancora il napoletano e Cincia (mvp del match) hanno chiuso i giochi con due triple dal parcheggio dalla Unipol. Una sconfitta non era giusta, non era veritiera e, per fortuna, stavolta la ruota è girata favorevolmente. Caserta arresta a 3 la striscia di sconfitte, torna a muovere la classifica, vola a 4 e, volendo, vince uno scontro diretto. Tutto molto bello, frenetico ma bello.
ITALIAN JOB. 15 punti dagli americani (tre vista l’assenza di Siva e Jones), 61 dagli italiani. E’ la vittoria del collettivo, sicuramente, ma l’impronta italiana è ben evidente. Amoroso e Cinciarini hanno rubato la scena generale anche per le folli bombe infilate nell’overtime, ma pesano come macigni gli 11 punti e l’attenta regia di Giuri, ma anche la difesa e la voglia di capitan Ghiacci. A volte affidarsi a giocatori che sanno quanto pesa una canotta non è del tutto sbagliato. Ice può insegnare a tutti cosa significhi giocare per la Juvecaserta (ci ha lasciato anche un ginocchio al Palamaggiò); anche Giuri, Amoroso e Cinciarini lo sanno. Farebbero bene gli americani svagati a capirlo in fretta altrimenti qualcuno andrà a casa.
CHE BRAVO ICE. Ha riscritto tutti i suoi record personali nel massimo campionato: 21 minuti, 5 punti, 1/1 da 2, 1/1 da 3, 2 rimbalzi, 1 recuperata, 2 perse, 2 assist, 6 di valutazione ma, il dato più importante, +7 di plus-minus. Dell’Agnello non ha avuto problemi a lasciarlo in campo e lasciare in panca Downs. Ed ha avuto ragione. Nella sua Bologna ha giocato la partita che sognava da una vita. E poi quella bomba con dedica alla curva mi-ci ha fatto tornare indietro di tanti anni. L’ha sempre fatto in LegaDue, che bello farlo in A.
SWEDISH STYLE. Forse era all’ultima partita in bianconero e, ironia della sorte, è toccato alla sua Virtus prendersi la partita dell’anno dello svedese. 14 punti, 14 rimbalzi, 36 minuti, 21 di valutazione: ha sbagliato una schiacciata in contropiede ma è l’unica pecca di una serata da incorniciare. Mostruosa prestazione, utilissimo in attacco e difesa, silente ma chirurgico. Bravissimo ed ora qualcuno sta iniziando a tremare…
LA SCELTA. Facile dirlo adesso ma chi mi conosce sa già come la penso: uno come Gaddefors, io, me lo tengo sempre in squadra. Fa tutte quelle piccole cose che non vanno nello scout ma servono per costruire una vittoria. E’ diligente, utile, non presuntuoso, difende e gioca per la squadra: a Bologna ci ha messo anche le statistiche e, allora, è opportuno ragionarci su. Tenendo Gaddefors, andrebbe fuori uno tra El Amin e Downs. Attualmente è la strada più giusta e logica ma la scelta spetta al coach.
VERITA’. C’era un’occasione e la Juve l’ha colta alla grande: siamo sinceri, Bologna senza Ray e Pittman (uscito al 22’ ma l’ombra di se stesso) era un’avversaria abbordabile. Certo la Juve era ancora senza Siva e Jones (Bobby ci sarà con Capo, si spera anche Peyton), ma ha sempre dimostrato di essere un gruppo compatto. C’è da mangiarsi le mani per le tre sconfitte, sul filo di lana, ma questa squadra è a quota 4 in pienissima emergenza. Non è un risultato da poco, è un immenso risultato. “Al completo ci divertiremo” disse Sandro Dell’Agnello: inizio a credergli sinceramente.