Dopo l’intervista (clicca qui per il video integrale) realizzata al commissario prefettizio Maria Grazia Nicolò si è scatenata la rabbia dei tifosi rossoblù, che su Facebook si sono sentiti in dovere di intervenire, quasi tutti in difesa del club. E dopo aver permesso al commissario Nicolò di replicare al presidente Corvino, e in attesa di poter approfondire la vicenda con la Casertana, noi abbiamo deciso di dare la parola ai cittadini che sui social tanto hanno protestato. Il grosso della vicenda si snocciola intorno al pagamento della tariffa che la Casertana deve al Comune per giocare al Pinto. Si tratta di 2.700 euro per le gare diurne e 3.200 per quelle notturne. Primo chiarimento: è la legge che lo afferma. Pertanto discuterne è superfluo. Pur sottolineando – è doveroso – come il Pinto non sia lo Juventus Stadium (per non allontanarci troppo nei paragoni) e che i tifosi esigono di più dal punto di vista della manutenzione dell’impianto.
La polemica gira ovviamente intorno alle spese che la Casertana ha affrontato nel corso dei mesi, la passata stagione, per rimettere in sesto lo stadio. Frutto forse di un accordo che la dirigenza rossoblù aveva preso con la precedente amministrazione. Usiamo il forse non per sottintendere altro – come ha potuto ingenuamente credere qualche lettore – ma perché, realmente, cosa si siano detti l’allora presidente Lombardi e l’allora sindaco Del Gaudio nelle sale di palazzo Castropignano, in pochi lo sanno. Ora però è cambiata l’amministrazione dell’ente. Ed è quella di un Comune in dissesto e commissariato. E il commissario Nicolò – nelle parole che hanno fatto infuriare alcuni cittadini – ha sottolineato la necessità di attenersi alle norme. Sintetizzando il suo concetto: cara Casertana, per giocare al Pinto devi pagare una tariffa, come si fa per ogni altro impianto, e devi farlo in anticipo per ottenere l’autorizzazione. Ma questo proprio non va giù a Corvino, che allo stadio Pinto si sente trattato “come un abusivo”.
Antonio scrive: “Dessero alla società gli arretrati dei lavori di manutenzione affrontati dalla società, cominciassero a fare loro stessi i lavori e poi, e solo poi, avanzassero le richieste del canone dovuto”. Fa da coro Lorenzo: “Se adeguassero il Pinto in base alle norme vigenti sulle condizioni igienico-sanitarie minime, le condizioni di pagamento si troverebbero senza esitazioni”. E Giuseppe si chiede: “A fronte del pagamento del canone, a chi spetta la manutenzione del campo?”. Sulla falsa riga delle domande precedenti, scrive Pasquale: “La Casertana ha sostenuto spese per il mantenimento del manto erboso, ha costruito lo store e si occupa della manutenzione. In che modo verranno restituiti questi soldi?”.
Con la battaglia Comune-Casertana in atto, si materializza l’ipotesi di andare a giocare a Frattamaggiore. E molti tifosi non la prendono bene, come Michele: “Per questa stupida e inefficiente alternativa andranno risarciti tutti gli abbonati per i danni”. E ancora, Elia: “Ho fatto sacrifici per farmi l’abbonamento, sicuro di vedere la Casertana al Pinto. Se si giocherà altrove i soldi per seguirla chi ce li passa?”. Per fortuna c’è anche chi come Vincenzo non lascerebbe mai la Casertana: “Per me Caserta o Frattamaggiore non cambia. Mi faccio 50 km ogni volta venendo dalla provincia… 30 km in più non fanno la differenza!”.