Casertana-Savoia, l’amarcord di Aruta: “Un pomeriggio di follia, ma giocare senza tifosi è la sconfitta del calcio”



Sossio Aruta
Sossio Aruta

Ha segnato solo in campionato 261 gol in carriera dalla B alla Promozione. Uno scudetto dilettanti con il Taranto nel ’94-’95, un campionato sammarinese nel 2009-2010 (con titolo di capocannoniere), due Coppe Titano (San Marino), una promozione in C2 col Savoia nel ’90 e addirittura il debutto nei preliminari di Champions League nel giugno 2010. Quella di Sossio Aruta è stata indubbiamente una grande carriera contraddistinta da tanti successi personali, ma anche da qualche esuberanza che fa parte del suo carattere. Il 30 maggio 2004 si ritrovò al centro degli incidenti tra tifosi della Casertana e Savoia nella semifinale di ritorno giocata al Pinto. “A distanza di tanti anni – esordisce – il ricordo è ancora vivo. Un pomeriggio indimenticabile e purtroppo non certo piacevole. Fu una pagina bruttissima di sport perché quello che accadde nel pre gara fu inverosimile. C’era un’atmosfera da grande calcio, rovinata dall’aggressione al nostro portiere Marco Vitiello. Fui il primo ad accorgermi dei disordini sulla pista d’atletica. Intervenni per difendere Marco e scoppiò una vera e propria rissa. Botte da tutte le parti e minuti di grande tensione. Con notevole ritardo iniziammo a giocare e fu partita vera almeno per 45’. Non lo dico perché sono di parte, ma nella ripresa i tifosi a bordo campo condizionarono l’andamento dell’incontro. L’arbitro ci invitò a continuare assicurandoci che avrebbe pensato lui a scriverlo nel referto. Loro vinsero 3-1 ma si giocò praticamente pro forma e noi mollammo perché non c’erano le condizioni di sicurezza. In finale poi andammo noi, ma ce la fecero perdere grazie ad un arbitraggio che definire osceno è poco”. Domenica niente tifosi torresi in Via Medaglie d’Oro, un’ennesima sconfitta per il calcio: “La partita si dovrebbe giocare con le due tifoserie perché i calciatori vivono anche di emozioni e stimoli che arrivano dagli spalti. E’ un peccato per questo sport perché perde la propria essenza. Il modello sono gli stadi inglesi dove si gioca senza barriere ed un’atmosfera incredibile. Quando giocavo e sentivo chiamare il mio nome mi dava una carica in più e riuscivo a dare oltre il 100%. Per chi farò il tifo? Ovviamente il Savoia anche se Caserta è una grande piazza e mi sarebbe piaciuto giocare almeno una volta in carriera. Tra l’altro ho spesso fatto gol ai falchetti sia con il Savoia che con il Benevento. A Torre Annunziata ho lasciato il cuore, anni stupendi ma bisogna essere sinceri: il pronostico pende a favore dei falchetti con loro che sono molto più tecnici e allenati da un grandissimo allenatore come Campilongo che conosco e apprezzo. Il mio augurio è che il Savoia possa riuscire a salvarsi non solo sul campo, ma soprattutto fuori visti i tanti problemi societari che hanno caratterizzato le ultime settimane”.




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