La Pasta Reggia Caserta domenica sera sfiderà la Grissin Bon Reggio Emilia in una partita dal dentro-fuori. Salvezza da una parte e secondo posto dall’altra. La posta in palio è altissima questa volta. Le sfide del passato non hanno mai avuto un valore così importante e per vincere servirà tutto l’aiuto possibile dalle tribune. E’ il pensiero di Massimiliano Rizzo, doppio ex che ricorda con grande piacere la sua esperienza nelle due città. “Caserta per me ha significato tantissimo essendo cresciuto nel settore giovanile. Mi sono formato come cestista e come uomo facendo parte di una vera e propria famiglia. Ho imparato tanto della pallacanestro ed è merito di Franco Marcelletti che fin da giovanissimo mi diede la possibilità di giocare con tanti campioni. E’ stato indubbiamente il periodo più intenso e importante della mia carriera. Eravamo tutti campani e anche chi veniva da fuori come Dell’Agnello o gli americani, in poco tempo diventavano più campani di noi. Sarà difficile che qualcuno riesca a ripetere la grande impresa di quella Phonola. Parlano di miracolo a Caserta, ma di magico c’era il gruppo, il talento e la voglia di vincere. A Reggio Emilia ho invece trascorso tre anni da atleta formato. Giocai titolare e fu la prima esperienza vera lontano da casa. Dopo Verona con Marcelletti decisi di accettare al loro offerta e non me ne sono mai pentito”. Di quella Phonola oltre ai ricordi resta il legame con alcuni compagni: Faggiano, Longobardi, Dell’Agnello e poi Marcelletti che abiti a venti chilometri da casa mia. Ogni tanto ci sentiamo, parliamo di basket e ricordiamo i bei tempi”. Oggi Max Rizzo oltre ad essere il responsabile di una clinica a Verona, allena le giovanili della Scaligera Basket: “La passione è rimasta e mi fa piacere poter insegnare ai ragazzi. In questi anni ho seguito con un occhio di riguardo Caserta e spero proprio che riesca a farcela. Domenica sarà una bella sfida poiché i due punti fanno gola ad entrambe. I bianconeri devono vincere per sopravvivere, Reggio vuole giocarsi il secondo posto fino in fondo. Conoscendo il calore del Palamaggiò la Juve potrà avere una spinta in più. Ai miei tempi c’erano sempre oltre cinquemila persone, addirittura sfiorammo le diecimila. Un tifo che ti trascinava e che sono certo prenderà per mano ancora una volta la squadra portandola alla conquista della salvezza”.