E’ finita da poco più di un’ora la conferenza stampa fiume, indetta, a sorpresa, dalla Casertana, nella quale il socio Pasquale Corvino ha reso pubblico il pensiero della società in merito alla pantomima, alla barzelletta, all’autentica commedia all’italiana (e ci siamo andati leggeri) legata allo stadio ‘Alberto Pinto’ di Caserta.
“Al momento non abbiamo garanzie, se per fine campionato la situazione resterà la stessa il presidente Lombardi ed io decideremo di lasciare. Siamo avviliti” questo, in pratica, il leitmotiv dell’intervento di Corvino. Chi scrive l’articolo, mentre prendeva appunti e preparava l’articolo, ha pensato: “…i tifosi sono ancora più avviliti”.
Sì, perché il calcio è lo sport più bello del mondo perché è il gioco del popolo, in particolare nelle provincie della nostra regione. Guardando negli angoli più nascosti delle città, e quindi anche di Caserta, si possono notare, in ogni circostanza, gruppi di ragazzi che giocano a pallone. Sognano di diventare calciatori e, da qualche anno, finalmente, sognano, anche, di diventare calciatori della Casertana. Questo perché? Il motivo è semplice. La Casertana ha riconquistato il rispetto dell’Italia pallonara ed è una realtà stupenda, pulita, giovane nella quale, per l’appunto, il popolo si rispecchia.
La Casertana di oggi, al momento, è il sogno del popolo. E la società è un patrimonio della Provincia che va salvaguardato, incentivato e messo in condizione di crescere.
Sono passati quasi 11 mesi (313 giorni) dall’incontro tra Comune e Casertana per la firma di un protocollo di intesa che, però, non ha ancora visto la luce. Il Comune, la scorsa estate, ha messo mano al portafoglio per sistemare problemi strutturali dell’impianto di viale delle Medaglie d’Oro (e di questo va dato merito) ma, al tempo stesso, erano state date altre garanzie alla società che, però, si è stufata di attendere.
E’ un gioco al rimando che sta infastidendo tutti e che rischia di mandare a gambe all’aria un intero progetto. Le promesse vanno mantenute, le aspettative non tradite. Ma, soprattutto, è ora di essere chiari. Si possono soddisfare le volontà della Casertana? Sì, no. Il forse, il vediamo, il fidatevi di noi, non conta più. Le parole se le porta via il vento, è il momento di fare (o non fare, ma in quel caso qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità) i fatti. Punto e basta.
E’ paradossale ritrovarsi, 313 giorni dopo, a fare gli stessi discorsi con la prospettiva di vivere le stesse paure di un anno fa. E’ poco rispettoso verso tutti coloro che investono, credono e supportano la Casertana.
Ah, per inciso, venerdì ci si gioca un pezzo di stagione. La società è stata costretta a rendere pubblica la situazione relativa allo stadio in un momento nevralgico dell’annata. Non è esattamente ciò che ci voleva. Non è esattamente ciò che Caserta meritava.
Caserta (e la Casertana), ripetiamo, merita e vuole chiarezza. Che venga fatta. Ed in pochi giorni, non “tra qualche settimana”.