Da Del Piero, Vucinic e Kakà, alla sfida alla Turris: Camorani e la sua avventura nella Sessana



Alfonso Camorani contrasta Kakà
Alfonso Camorani contrasta Kakà

Alfonso Camorani è uno di quei calciatori che non ha bisogno di presentazioni visto il curriculum che porta con sé. Tanti anni di professionismo tra serie A, B e C, prima di scendere in serie D ed Eccellenza negli ultimi anni della sua carriera. Ha vestito casacche importanti come quelle di Fiorentina, Lecce, Siena, Treviso, Teramo, Casertana, Salernitana ed altre ancora, essendo ormai protagonista sui rettangoli verdi di tutto lo Stivale dalla stagione 1996-97. Nelle ultime tre stagioni ha sposato la causa prima della Virtus Carano, portandola fino ai play-off di Eccellenza, poi ha vissuto un’annata da protagonista in serie D con la Gelbison, prima di scegliere la Sessana, su esplicita richiesta del mister Riccardo Ricciardi, che ha puntato ad occhi chiusi su di lui, nonostante lo scetticismo che circolava intorno al suo nome, visto che si parla in un classe ’78. Ma i fatti stanno dando ragione al tecnico cellolese: Camorani è una pedina fondamentale dello scacchiere aurunco ed anche se sabato 21 spegnerà 37 candeline, non ha mai fatto mancare il suo contributo alla causa, sia in termini di esperienza e leadership che in termini di prestazioni.

Esperienza nella città dell’Ercole. E’ stato uno dei primi acquisti ufficializzati dalla compagine del presidente Vrola, di cui ha abbracciato fin da subito il progetto: “Sono stato contattato in estate da un amico che ha fatto da tramite con il mister Ricciardi, e una volta arrivata la chiamata non ho esitato ad accettare perché ho intuito subito che il progetto era serio e la società aveva grosse ambizioni. Sinceramente non la conoscevo questa città, ma da quel poco che ho imparato in questi mesi, ho capito che è una cittadina bella e tranquilla con dei tifosi veramente speciali; non ho mai visto in Eccellenza tutti questi tifosi al seguito sia in casa ma soprattutto fuori casa. Ci seguono ovunque, amano i colori, si vede che ci tengono molto, come ci teniamo noi a non far mai mancare l’attaccamento alla maglia, una casacca che ha grande storia visto che tra pochi mesi si celebrerà il centenario dalla nascita della Sessana”.



Alfonso Camorani (foto Mario Fantaccione)
Alfonso Camorani (foto Mario Fantaccione)

Dal ‘salviamoci in allegria’ al girone di andata dei record. Da matricola la Sessana ha spiazzato tutti nel girone di andata macinando punti su punti: “L’obiettivo iniziale fissato dalla società era quello di fare un campionato tranquillo, senza rischiare nulla, conquistando quanto prima la salvezza per onorare i cento anni di storia gialloblù. Noi siamo andati in campo fin dalle prime giornate con l’intento di fare risultato partita per partita senza porci obiettivi lontani, sulla carta la squadra che aveva ‘l’obbligo’ di vincere era la Turris, per il blasone ed i grossi investimenti fatti; in più noi abbiamo avuto anche numerosi problemi legati alla mancanza di strutture a Sessa Aurunca, sia per gli allenamenti che per le partite. Abbiamo fatto tanti sacrifici e più di noi li hanno fatti la società ed i tifosi, quindi credo che questa squadra meriti solo tanti applausi, a prescindere da come vada a finire; ora siamo ad un punto, quindi perché non crederci?

Il Big Match di domenica al Liguori. L’attenzione di tutto il calcio dilettantistico campano è puntata sulla partita che si terrà domenica a Torre del Greco, scontro diretto tra Turris e Sessana, rispettivamente prima e seconda della classe: “ Sicuramente è una partita importante, ma non è fondamentale. Come le altre gare, vale tre punti, quindi credo che qualsiasi risultato esca fuori, questa sfida non sarà decisiva per l’esito finale, visto che mancano ancora otto partite alla fine e può succedere di tutto. Comunque sono fiducioso perché conosco la forza della squadra, so che possiamo giocarcela e, conoscendo i miei compagni e la filosofia del mister, sono sicuro cha scenderemo in campo per vincere come in tutte le altre gare”.

Alfonso Camorani e Dino Fava Passaro in palestra
Alfonso Camorani e Dino Fava Passaro in palestra

Un tuffo nel passato. Alfonso Camorani come il capitano degli aurunci, Dino Fava Passaro, ha avuto l’onore e l’onere di calcare l’erba dei più importanti stadi italiani prima di tornare a giocare in una categoria dilettantistica come l’Eccellenza; nonostante le tante differenze tra queste realtà, la loro passione e l’impegno che mettono in ogni allenamento fanno capire quanta passione scorra nelle loro vene ogni qualvolta scendono in un campo da calcio: “La maggiore differenza tra il calcio professionistico e quello dilettantistico sta nelle strutture, nell’organizzazioni; nei dilettanti gli introiti per le società sono quasi pari a zero, quindi è normale che lo spettacolo intorno alle partite sia diverso. Però io nella mia vita calcistica non ho mai guardato alla categoria, ho sempre scelte piazze dove potevo giocare con continuità e mettermi alla prova, perché questa è la cosa più importante per un calciatore, a mio avviso. Purtroppo nei dilettanti ho visto anche tanti calciatori che meriterebbero altri palcoscenici, ma non sempre i giovani riescono ad emergere. Io e Dino (Fava Passaro, ndr) abbiamo avuto la fortuna di arrivare a giocare nella massima categoria, ma il problema non è arrivarci, è rimanerci. Penso che abbiamo fatto entrambi una buona carriera e siamo venuti a Sessa Aurunca non di certo per perdere tempo, vogliamo dimostrare di essere ancora giocatori validi e toglierci grosse soddisfazioni, insieme al fantastico gruppo che si è creato”.

Regole da rivedere. Riguardo le regole inserite negli ultimi anni, sia nel calcio professionistico che dilettantistico sull’obbligo di far giocare i giovani, il mediano nativo di Cercola ha una sua idea ben precisa: “Negli ultimi anni hanno messo delle regole con lo scopo di favorire i giovani, obbligando le società a schierarli in campo; io credo che queste regole non solo penalizzano i calciatori più grandi, ma anche gli stessi giovani che vengono schierati solo negli anni in cui sono ‘under’ e dopo restano senza squadra alla tenera età di circa venti anni. Io ho fatto circa quindici anni di professionismo e per fortuna queste regole non c’erano; se uno era bravo giocava indipendentemente dall’età e lo stesso deve essere ora, il talento non ha età. Quattro anni fa giocavo a Pescara con Marco Verratti che non era ancora maggiorenne, ora sappiamo tutti quanto vale e che giocatore è diventato visto che è titolare fisso nel PSG e fa parte della Nazionale Italiana, a riprova del fatto che se uno è bravo non conta l’anno di nascita”.

Gianmario Palumbo ed Alfonso Camorani
Gianmario Palumbo ed Alfonso Camorani

Passione e impegno. Il calcio per Camorani è uno stile di vita e ci sono degli ingredienti che non possono mancare per fare il calciatore, a qualsiasi livello: Sinceramente tre anni fa volevo smettere di giocare, ma dopo essere stato quasi un anno fermo ho capito che avevo ancora tanta voglia e finchè avrò quella continuerò a fare quello che più mi piace: giocare a calcio. Ho una scuola calcio e tante volte vedo dei ragazzini che si allenano senza passione e senza voglia, quando vedo ciò gli dico sempre che senza questi ingredienti è impossibile raggiungere degli obiettivi. Il calcio è uno splendido gioco ma è necessario fare dei sacrifici, come in tutte le cose, se si vuole fare al meglio. La passione e la motivazione sono tutto ciò che mi ha sempre spinto a migliorarmi e che ancora oggi mi dà la voglia di correre dietro un pallone e sudare la maglia”.

Vucinic, Verratti, Kakà e Del Piero.  Giocare con grandi campioni, in stadi che sfiorano i centomila spettatori davanti ai riflettori puntati di milioni di spettatori è il sogno di tanti bambini. Alfonso quel sogno l’ha vissuto in prima persona, giocando con e contro grandissimi calciatori: “Sicuramente ho avuto la fortuna di giocare con calciatori che sin da giovanissimi avevano tutto per diventare dei campioni. Parlo, ad esempio di Mirko Vucinic che già a 18 anni dimostrava di avere i colpi del campione, facendo la differenza; lo stesso posso dire di Verratti che sta dimostrando su grandi palcoscenici tutto il suo valore. Invece tra gli avversari ho avuto l’onore di affrontare dei grandi fuoriclasse, dei campioni nel vero senso del termine; quello che mi ha impressionato di più è stato Kakà quando l’ho affrontato nel 2004. La persona più umile tra i calciatori che ho affrontato è stato senz’altro Alessandro Del Piero, che quando giocai contro la Juventus era squalificato ma mi portò lo stesso la sua maglietta nello spogliatoio; quella è stata la cosa più bella della mia carriera”.

Uno sguardo al futuro. La cosa che mi piacerebbe fare nel futuro è sicuramente l’osservatore per qualche società, non mi vedo come allenatore, non penso di essere capace di allenare. Mi piacerebbe comunque rimanere nel mondo del calcio. Ma ora ancora voglio dare il massimo in campo; guardo con ottimismo a questo finale di campionato. Ai tifosi gialloblù posso promettere che sicuramente metteremo sempre in campo il massimo impegno e non faremo più figuracce come quella contro il Portici. Mancano otto partite, ventiquattro punti a disposizione – conclude il vice capitano della Sessana – e per noi saranno come otto finali, ognuna di esse ha una storia a sé. Noi dobbiamo pensare solo a noi stessi, siamo ancora padroni del nostro destino; sono tutte partite importanti, però tutto può ancora succedere.


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