Risponde al telefono con il suo solito tono forte e deciso, lo stesso che quotidianamente imposta quando rilascia interviste sull’Akragas; con quell’accento campano che gli agrigentini hanno imparato ad ascoltare negli ultimi mesi. “Mollare? Non se ne parla assolutamente. Voglio solo capire cosa sta succedendo per tutelare tutti, dallo staff ai miei giocatori. Queste sono cose assurde che non ho mai visto nella mia carriera, non scherziamo“.
Mister Vincenzo Feola parla dalla sua città, Somma Vesuviana (Napoli), dove è arrivato ieri sera dopo il 2 a 2 tra la sua Akragas e l’Agropoli di mister Pino Rigoli. Stamattina ha ricevuto la telefonata da un dirigente della squadra, che gli ha comunicato dell’incendio che stanotte ha distrutto la sua Jeep Cherokee. La società, che incassa il secondo incendio nell’arco di due mesi (il primo risale all’8 dicembre scorso e ha distrutto il pulmino dei giocatori), ha comunicato il silenzio stampa. E Feola, nonostante le fortissime emozioni vissute in queste ore, cerca in tutti i modi di trattenersi: “Non posso parlare. Sto parlando con la società per valutare il caso. Il momento è molto delicato“.
Morale a pezzi. Poi, però, incalzato su quanto successo, sbotta senza mezzi termini: “Sono amareggiato per l’accaduto, questo è chiaro. Sono episodi fuori da ogni logica, che non esistono nemmeno nel peggiore posto immaginabile. Posso però constatare che in tre mesi di permanenza ad Agrigento ho sentito solo stronzate e cretinate in giro sulla squadra, dette senza alcuna base. Io non mollo un bel niente. Voglio soltanto capire cosa sta succedendo per l’incolumità mia, dello staff e dei giocatori”.
L’opinione. E mentre continua a ripetere “Non scherziamo“, quasi a voler rimarcare la gravità dell’episodio, Vincenzo Feola lascia intendere tra le righe di essersi fatto una chiara idea sulla vicenda. E lo fa parlando in maniera esplicita e diretta: “In qualsiasi posto io abbia giocato, la gente mi ha sempre apprezzato e stimato come uomo. Mentre qualcuno evidentemente non sa cosa significa essere uomo. Chiedete, chiedete in giro e nelle piazze dove ho lavorato. Sono una persona perbene e la gente mi stima e mi rispetta come uomo. Mentre qualcun altro non sa cosa significa essere ‘uomo’. Se questo ‘qualcuno’ ha le palle, le cose le dica in faccia. Chi vuole capire, capisce. Adesso basta, non voglio creare tensioni o altri problemi“.
Le indagini. Sul fronte giudiziario, indagini no stop e a 360 gradi da parte dei carabinieri della Stazione di Villaggio Mosè, diretti dal maresciallo Gianluigi Falato, che stanno lavorando sul caso senza escludere alcuna pista investigativa. I militari dell’Arma, probabilmente tramite l’acquisizione delle registrazioni di alcune telecamere di sorveglianza installate nella zona, stanno cercando di ricostruire quei minuti in cui l’auto dell’allenatore dell’Akragas è andata in fiamme.
FONTE: AGRIGENTO NOTIZIE