La vita è propria strana. L’addio a Renato Ferraro, storico dirigente accompagnatore della Casertana, è avvenuto in piazza Duomo, esattamente difronte all’ex palazzo che ospitò la sede rossoblù da fine anni ottanta al 1993. Proprio il periodo in cui l’indimenticabile Renato collaborò con il club dell’allora presidente Cuccaro diventando punto di riferimento per tutto lo staff tecnico. Amava la Casertana, quei colori li aveva dentro da sempre. I tifosi lo ricordano perfettamente e una piccola delegazione questa mattina ha voluto salutarlo per l’ultima volta. Renato ha dato tanto alla Casertana e avrebbe meritato la presenza di qualcuno, almeno di un gagliardetto o vessillo. Di lui non si sono dimenticati a Marcianise (presente sul feretro un gagliardetto dell’US Marcianise) dove raccolse grandi consensi a suon di gol. Era un uomo di calcio, un attaccante, bomber completo come lo ricorda Giovanni Pasquariello, suo compagno di squadra negli anni ottanta: “Calciava indifferentemente col destro e sinistro, un atleta eccezionale. La sua morte mi ha sconvolto perchè con Renato c’era un rapporto bellissimo. Eravamo amici, appassionati di calcio. Con lui ho condiviso momenti indimenticabili in campo e fuori”. Con gli occhi lucidi anche Salvatore Campilongo che insieme a Pasquariello, Sacco, l’ex ds Grillo, Pasquale Curcio, Camillo Agnano, Giovanni Gabriele, Sannazzaro e tanti altri addetti ai lavori, hanno reso omaggio ad un amico e grande sportivo: “Conobbi Renato – racconta Campilongo – a Brindisi nel maggio ’89. Lui era già nello staff rossoblù e io quella domenica ero un loro avversario. Nell’estate poi arrivai a Caserta e diventammo amici inseparabili. Per la verità eravamo fratelli: abbiamo condiviso tutto, gioie e dolori, festività natalizie e pasquali. Le nostre famiglie hanno trascorso tanto tempo insieme. Voleva un bene dell’anima a mia figlia Vanessa, nata nel ’90 e quando andavamo in trasferta sua moglie Paola dormiva a casa nostra. Ricordo il grande amore per il figlio Pasquale, la gioia per la nascita del nipotino. Pensare che oggi non c’è più è qualcosa che mi logora. Renato aveva un debole calcistico per me. Per lui ero il numero uno e anche quando si divertiva a giocare con noi il sabato mattina voleva che Caramanno lo sistemasse al centro dell’attacco con me. Già mi manca, la vita di chi gli ha voluto bene sarà vuota senza di lui”.